La Juve lancia la prima campagna abbonamenti d’élite: ecco “Lo stadio che cambia il calcio”
Il caro biglietti che ha coinvolto i tifosi della Juventus è stato un argomento molto dibattuto questa estate, poi è arrivato CR7 e tutto si è risolto … Non proprio!
Forse, quel che sembra, è che, l’ira iniziale di una grossa fetta di tifosi si sia affievolita con il passare del tempo, ma non è così.
Vero è che, anche quest’anno, nonostante i prezzi vertigionosi, lo Stadium registra il sold out di abbonamenti.
Come si fa a rinunciare all’adrenalina che regala lo stadio?
Come si fa a rinunciare a incontrare gli “amici della curva” con i quali si sono condivise gioie e dolori?
Un vero tifoso sa quanto sia difficile dire no a tutto questo e, nonostante la ragione inviti a non scendere a certi compromessi, il cuore continua a battere per quei colori e non riesce a fare a meno di tifare, seguire, soffrire e esultare per la propria squadra (anche a costo di sacrifici).
Il vero tifoso ama, è governato dalla passione e per lui non ci sarà tv, spidercam, telecamera negli spogliatoi, primo piano del campione o rallenty che possa reggere (anche se è quello che il calcio-business vorrebbe).
Se per i tifosi il club attiene alla sfera affettiva, per i vertici degli stessi, invece, i tifosi sono solo “clienti”.
I tifosi non possono essere considerati, trattati e trasformati in clienti così come CR7 non può cancellare la rabbia della tifoseria bianconera che in varie forme sta portando avanti una protesta nei confronti della Società e del sistema.
Diserzione a Villar Perosa e assenti a Verona.
Ma non basta, il messaggio deve arrivare forte e chiaro: la passione dei tifosi merita rispetto e il calcio non può e non deve essere trasformato in un bene costoso così come le curve non possono essere trasformate in “succursali” delle tribune.
Chiara, esplicita, è la forma di protesta messa in atto quest’oggi da gran parte della Curva Sud.
Tutti in camicia bianca, seduti, in silenzio durante il primo tempo: la rappresentazione dei clienti passivi e snob – non è mancato al minuto ’39 il consueto coro in ricordo delle vittime dell’Heysel-; nella ripresa i colori, i cori, “Sono un ultraà bianconero e amo soltanto due color”, le bandiere, l’incitamento, in pratica il tifo (quello vero). -Sarà un caso che la doppietta di CR7 sia arrivata nella ripresa?-
E, a proposito dello spettacolo andato in scena nel secondo tempo, i tifosi non pagano certo per vedere un gesto come quello di Douglas Costa.
Durante i 90′, gli spalti della curva hanno rappresentato la netta contrapposizione tra spettatori e tifosi.
Un malcontento che, però non è nuovo e non è solo bianconero.
Anche a Napoli, ieri, si sono registrati striscioni e cori di protesta nei confronti di De Laurentiis a causa, soprattutto, del caro biglietti ma, già da anni, a macchia d’olio, le tifoserie d’Italia e d’Europa sono vittime di club -o forse sarebbe più corretto dire aziende- e di un calcio speculativo che punta solo a incrementare i profitti, dimenticando che si tratta di un sport di massa e che quindi dovrebbe essere accessibile a tutti.
Ebbene, è giusto ricordare che in molte circostanze, alla vigilia di match importanti, gli addetti ai lavori invitano il “dodicesimo uomo in campo” a fare la differenza con il proprio sostegno e calore … forse perchè, in fondo, tutti noi sappiamo che il calcio non è nulla senza la passione dei tifosi.
Caterina Autiero
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