CR7-Juventus: una storia nata male e finita (anche) peggio

Un bilancio dell' Operazione del Secolo, che così non è stata. Ma non c'è tempo di leccarsi le ferite

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Fonte immagine Twitter VinesFoot

La storia tra CR7 e la Juventus è arrivata ai titoli di coda.

Oramai non si parla d’altro in Serie A e le riflessioni su questa avventura, che sta spiacevolmente intrattenendo negli ultimi giorni, sono inevitabili.

 

Non che mi sorprenda questo epilogo.

Intendiamoci bene, tutta la scorsa stagione Ronaldo ha ampiamente comunicato – con un linguaggio corporeo esplicito, come solo lui sa fare – il suo malessere a vivere in casa bianconera.

Insomma, il finale era già scritto da tempo. Forse, a rigor di logica, nessuno si immaginava potesse essere così brutto. Ma facciamo un passo indietro.

Quando Cristiano Ronaldo è arrivato alla Juve, tre anni fa, ho espresso parte delle mie idee in questo articolo, in cui anticipavo alcune perplessità riguardo il suo acquisto.

Nel ‘colpo del secolo’ è Cristiano Ronaldo che si è preso la Juve

Le mie perplessità sono nate dalla conoscenza che negli anni ho acquisito sulla Juventus, sul suo modo di operare e di muoversi, sulla forma mentis che ha caratterizzato nel tempo la dirigenza.

La Juventus, sin dai tempi dei primi Agnelli, è sempre stata una squadra concreta.

Ha badato a costruire le proprie fortune in Italia senza perdersi troppo in ambizioni europee, considerate quasi come una distrazione, un dispendio  di energie.

Tanto che, quando negli anni ’80 la Vecchia Signora di Trapattoni e Platini conquistò praticamente il mondo, l’impresa ebbe un riverbero incredibile.

Non è un caso se la storia della Juventus in Champions League sia così traballante, come i passi di un neonato incerto. E per quanto io detesti i discorsi sul DNA e robe simili nel calcio, a volte purtroppo ci stanno. 

Questa caratteristica, sommata al fatto che per Ronaldo conta solo la Champions League (e i suoi record in Europa), mi ha fatto preoccupare sin da subito.

Come avrebbe affrontato la Vecchia Signora questa evidente dicotomia?

Nell’entusiasmo generale di quel 10 luglio nessuno ci voleva pensare. Del resto la Juventus arrivava da due finali in tre anni e sembrava volersi proiettare stabilmente nel salotto buono d’Europa.

 

Altro aspetto importantissimo: la Juventus nella sua storia ci ha abituato a costruire i propri campioni “in casa”. L’elenco dei nomi che potrei citare è lunghissimo, ma il primo e l’unico che farò è quello del già citato Michel Platini (aka il solo e unico Re).

Sembrano così lontani quei tempi, ma la Juventus è quella che andava a prendere “dal nulla” un Pogba, un Vidal, un Barzagli (i primi che mi vengono in mente) facendoli poi brillare di luce propria ma… Sempre all’interno di un contesto di squadra.

Quando Andrea Agnelli e la dirigenza hanno deciso di portare Cristiano Ronaldo in bianconero,  hanno pensato  di bypassare tutto questo bagaglio storico in maniera assolutamente avventata: quasi da principianti, perdonate la schiettezza.

Portare un calciatore – e un personaggio – del peso specifico di CR7 in squadra senza avere una solida base cui appoggiarsi per gestirlo è un suicidio sportivo e gestionale. È già stato complicato per una squadra come il Real. E la Juve non è certamente il Real, come Andrea Agnelli non è nemmeno lontanamente vicino a Florentino Perez.

Portare Ronaldo alla Juventus e sacrificare il benessere degli altri reparti, offrendo sul suo altare giovani e giocatori interessanti per non andare in sofferenza di bilancio, è un altro errore madornale.

Il singolo non vince mai da solo. E non solo alla Juve. Eppure la dirigenza sembra averlo rimosso, questo dettaglio.

Per non parlare degli altri sacrifici – non economici – che CR7 ha richiesto alla Juventus.

La necessità di subordinargli tutto il piano tattico, la necessità di togliere a Paulo Dybala punizioni e rigori, la necessità di doverlo tenere sempre e comunque in campo e di accettare che decidesse lui quando e se giocare.

Ovviamente queste sono solo alcune delle implicazioni.

Sorvolerò sui tanti, troppi atteggiamenti in campo che mi hanno irritata ( in quanto tifosa, prima di tutto) e che sono stati messi a tacere con un metro di giudizio chiaramente falsato dai “due pesi, due misure”.

Tutto questo – e molto altro ancora – ha condotto a una situazione insostenibile e per questo precipitata nel giro di pochi giorni.

Senza considerare poi un’analisi dettagliata dei tre anni della Juventus in Champions League vissuti con Ronaldo, sempre più ridimensionati, sempre più svilenti. Anche a livello economico – Covid 19 permettendo – il guadagno che da Ronaldo doveva arrivare, non è arrivato.

Il suo peso ( che sembrava così assoluto, determinante) in questa competizione è diventato nullo.

Anche a livello motivazionale: vi ricordate chi è stato il trascinatore nella partita contro il Porto?

Gli errori commessi dalla Juventus – intesa soprattutto come dirigenza – nei confronti di CR7 sono veramente tali e tanti ( non ultime le parole di Nedved di domenica) che mi sembra veramente incredibile che la Juve sia riuscita a tirare fuori gli artigli in queste ultime 48 ore, facendo muro contro muro.

Pertanto, a chi mi dice che la Juve esce con le ossa rotte a livello mediatico, rispondo; sì, forse. It does not matter!

Quello che veramente conta, oggi, è che il club apra una nuova era e che non si faccia più illudere dal fare passi più lunghi della gamba, sognando di fare quello che non è.

Ma onestamente? Non è la Juventus la sola a uscire con i lividi.

Cristiano Ronaldo, il Re, il “Calciatore più forte del mondo” ne esce ridimensionato come pochi, inimicandosi tra l’altro, con i suoi atteggiamenti, gran parte della tifoseria.

L’ ultima l’esultanza alla rete di domenica – con la maglia tolta e gettata per terra – che ci restituisce l’immagine di chi ha sempre ( e sempre cosi sarà) ha messo se stesso al centro di tutto.

La sua dipartita sa amaramente  di fuga, che non rende merito a chi come lui si reputa “un grande professionista”. Rinnegare chi ti ha pagato profumatamente anche in era Coronavirus, che ti ha concesso di fare il bello e il cattivo tempo in campo e fuori…

… Chi comunque ti ha sostenuto in contesti scabrosi – vedi la vicenda del presunto stupro -, chi ha chiuso entrambi gli occhi davanti agli atteggiamenti capricciosi e infantili delle varie mamme e sorelle perennemente occupate a denigrare la squadra di Torino e a assolvere il Dio Cristiano…

…Non fa di te un grande professionista.

Si può sempre trovare il modo migliore per una separazione e non mi pare che lui ci abbia messo un briciolo del suo per arrivarci. Per nulla.

Con questo non sto assolvendo i bianconeri.

La faciloneria con cui tante, troppe cose sono state lasciate al caso deve far pensare e tanto. Sopravvalutarsi è sempre una spada di Damocle che finisce inevitabilmente con il cadere sulla tua testa.

Eppure ricordo tutti i tifosi inneggiare a Paratici per questa operazione che oggi possiamo bollare quanto meno come sconsiderata (se non peggio).

Del resto, non mi sembra di essere mai stata morbida con Andrea Agnelli e i suoi collaboratori, almeno da quattro anni a questa parte. Per non parlare di quanto successo con i capitoli Sarri e Pirlo. Ma queste sono altre storie.

La Juventus ha sbagliato tanto, tantissimo? Assolutamente sì. Ciò cancella i madornali errori di CR7? Assolutamente no. 

E davvero mi dispiace arrivare a scrivere: “Io ve l’avevo detto”, ma la mia non è una provocazione, bensì un semplice dato di fatto.

Come potrei non parlare di rapporto fallimentare? Di questo si parla. Niente di più, niente di meno.

In conclusione, quello che mi auguro, per amore della Juventus – è che si possa tornare nel tempo a questo modus operandi, illustrato così bene nel tweet che segue:

E non posso che convenire, per una volta, con le parole di Massimiliano Allegri:

CR7 Juventus
Fonte immagine pagina Twitter Goal.com

Daniela Russo