Cos’è il calcio? Passo parola (con ironia) alla musica italiana: GolDiTacco hit

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Dall’addio burrascoso di una fidanzata (perché l’amore è eternit ma solo finché dura) all’affetto per una persona cara scomparsa (per cui si sono versate tante lacrime di pioggia), dalla felicità per una vacanza estiva alle porte (dove la regola numero uno è spalmarsi ettolitri di protezione zero sopra al cuore) al reportage esistenzialista di qualche concetto universale (perché l’amore non ha torto, non ha ragione, scalda il cuore, bagna gli occhi… ne vuole fare un po’ troppe ‘sto amore!), dallo stomaco che si chiude e smette di voler mangiare (perlomeno di notte… buono, così si ingrassa meno) alle tendenze social del momento (perché #caspitaoggidavverodavveroc’èilsole?). La musica italiana, poetica, struggente e sentimentale al tempo stesso, tocca ogni angolino della nostra vita, anche quelli più remoti: ogni emozione, ogni sentimento, ogni gesto, ogni passione… poteva quindi non parlare di calcio? La redazione di GolDiTacco, tra singoli del momento e canzoni indimenticabili dell’epoca che fu, ha scelto alcuni brani da vivere e rivivere con voi (con un pizzico di ironia, che non guasta mai)…

  1. La partita di pallone (Rita Pavone): perché, perché… la domenica mi lasci sempre sola per andare a vedere la partita di pallone, perché, perché… una volta non ci porti pure me? Chissà, chissà se davvero vuoi vedere la tua squadra… Eccolo lì, l’ossimoro uomo fan sfegatato vs donna che non sa neanche cosa sia il fuorigioco, il prototipo del marito che lascia la moglie a casa e va con gli amici ad appollaiarsi speranzoso sugli spalti dello stadio della sua squadra del cuore. Bene donne, se come Rita avete dei dubbi sulla veridicità delle domeniche calcistiche, diventate tifose anche voi… o pedinate i vostri consorti!
  2. La leva calcistica del ’68 (Francesco De Gregori): Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore, un giocatore lo vedi dal coraggio… Ecco, vedi Nino, tu potresti essere l’emblema dell’uomo medio contemporaneo, quello che per prendere una decisione ci mette in media 365 giorni e che per chiedere di uscire a una donna tentenna neanche stesse decifrando i codici del linguaggio universale. Francesco ti sta dando un grande consiglio: che ti importa di sbagliare? Calcia questo rigore, che se sbagli almeno c’hai provato… ma se la sfera entra in rete diventi un uomo fortunato.
  3. Una vita da mediano (Luciano Ligabue): una vita da mediano, a recuperar palloni, nato senza i piedi buoni lavorare sui polmoni… lì, sempre lì, lì nel mezzo… caro mediano, non ti sentire disprezzato e messo da parte, tu non sei uno sfigato, non sei solo quello che sta nell’ombra e mette in luce gli altri: sei una parte importante del tutto, sei il motore di un gioco di squadra e non puoi essere sottovalutato. Poi… se segni poco, se il pallone lo devi dare a chi finalizza il gioco, se non ti hanno dato i piedi buoni e il numero dieci sulla maglia, oh che peccato!
  4. Lo stadio (Tiziano Ferro): e mi sono promesso che non ti cercherò, forse mai più, il destino mi osserva stavolta, no non posso fermarmi, stavolta sarai tu a guardarmi. Se sei stato appena abbandonato da qualcuno che amavi, se ti hanno fatto piangere e disperare, se pensi che questa persona era l’uomo/la donna della tua vita, ma tu, nonostante tutto, sorridi, ti fai forza, vai avanti e prometti a te stesso che non può valere la pena cercarla più (e ti va pure di andare allo stadio a urlare e cambiare il mondo), beh, hai vinto.
  5. La dura legge del gol (Max Pezzali): quanti in questi anni ci han deluso, quanti col sorriso dopo l’uso ci hanno buttato… è la dura legge del gol, fai un gran bel gioco però se non hai difesa gli altri segnano e poi vincono. Ma quale legge del gol Max? Io la chiamerei più che altro “dura legge della vita amorosa”. Pensaci bene… ogni qual volta Totti insacca in rete, i romanisti doc tornano a casa dallo stadio soddisfatti e con tanta gioia nel cuore, ma se un uomo insacca in rete sta sicuro che il giorno dopo nemmeno si ricorda come ti chiami e dove abiti.

Eleonora Tesconi