Moreno torna a parlare di Corea del Sud-Italia, definisce Trapattoni codardo e Trap risponde per le righe. Ma forse ha ragione lui, siamo tutti un po’ codardi a non rischiare di esser lui.
Byron Moreno. Un nome, una garanzia. Peccato quella garanzia non sia come quella dell’Apple. Non puoi rendere il prodotto non funzionante e in cambio nessun telefono ricondizionato. Una garanzia sì, ma senza rimborso. Nessun rimborso e nessuna soddisfazione per gli italiani con Byron Moreno infatti in quel lontano Corea del Sud-Italia nel Mondiale del 2002.
Era il 18 giugno 2002, e a giocare era un’Italia sulla carta fortissima finita però con l’essere eliminata dai padroni di casa. Questo però potrebbe non significare nulla, specie oggi, all’indomani dell’impresa storica dei Reds di Klopp che da sfavoriti si sono presi una finale di Champions. Impresa e favola insieme quella di ieri ad Anfield. Ben diversa però quella di quel 18 giugno di diciassette anni fa.
In quel caso nessun piccolo che batte i grandi. Nessuna favola per le cronache, che al contrario hanno riguardato uno e un solo protagonista: Byron Moreno. L’arbitro ecuadoriano effettivamente quel giorno grande, a modo suo, c’è diventato. Il suo nome ha fatto il giro del mondo ma il suo operato ancor di più. E allora quel diventar grande è passato dal mostrarsi e dimostrarsi di essere piccolo piccolo.
Chi se lo scorda più quell’arbitraggio?
Chi potrebbe mai dimenticare quello sgarro al calcio, allo sport e alla giustizia? Un rigore fischiato contro al quale si oppose Buffon che però il gol di Vieri sembrava aver cancellato. Valanga di gialli, il gol annullato a Tommasi ai supplementari, l’espulsione di Francesco Totti per simulazione. L’Italia finì per cadere al 117esimo con la rete del 2-1 di Ahn al 117’ e l’Italia fu fuori. Tutto il resto è storia. Come storia, seppur orrida, fu quella partita di quel caldo pomeriggio di giugno che lasciò attonita l’Italia e il Mondo intero.
Certo gli azzurri quel giorno un po’ del loro ce l’avranno messa. Guardinghi, a tratti insicuri, certamente tesi. L’Italia non giocò in modo impeccabile, ma stava patendo un gioco smorzato da una direzione di gara che inevitabilmente offuscava le menti e tarpava le ali. E difatti è esattamente quanto patito dall’Italia. Mutilata nei suoi intenti, nelle sue capacità e qualità. Una mutilazione che però partiva da un po’ più lontano – in molti sostengono – ma che ha trovato un perfetto esecutore che non si è affatto disdegnato di indossare i panni del boia. Partita finita. Italia finita. Tutto il resto è storia appunto, ma anche noia a dirla tutta. Perché di decente da quell’episodio non si trae un ben che nulla. Neppure le congetture che vedono in Moreno un semplice esecutore. Perché poi, alla fine, per eseguire qualcosa dentro di controverso devi avercelo per forza.
Senza troppi giri di parole. Qualcosa di veramente marcio ci sarà stato. Fuori da quel rettangolo verde ma anche dentro quell’uomo che seppur fosse stato anche semplice esecutore non è certo assolto. Al contrario.
Ma è solo questione di tempo. E infatti il signor Moreno con gli anni si rivela esattamente quello che quel pomeriggio di giugno tutte le TV italiane trasmettevano: un uomo senza scrupoli e a dirla tutta anche un po’ scriteriato. Qualche anno dopo viene radiato persino dall’Ecuador, nella sua Patria. Il motivo? ancora una volta un arbitraggio di cui non se ne comprendono le logiche.
Di tanto in tanto ritornano. Moreno su Trapattoni: “E’ stato un codardo”
Moreno torna a prendere voce in capitolo, nonostante sorga spontaneo chiedersi chi si sogna di dare ancora un pizzico di credibilità a quest’uomo. Byron Moreno, appunto torna a parlare e torna proprio su quel 18 giugno 2002 apostrofando l’allora tecnico della Nazionale azzurra Giovanni Trapattoni dandogli del codardo.
“Ho chiesto di parlare con Totti e Trapattoni dopo la partita, nessuno ha voluto. Se ho danneggiato l’Italia? No. Non l’ho fatto. Posso non aver visto dei rossi ma non ho danneggiato l’Italia. Non c’era rigore su Totti, non c’è stato niente di strano, le decisioni sono state chiare. Trapattoni è stato un codardo: espulso Totti, ha messo Tommasi, l’unico capace di attaccare era Del Piero. E’ stato un codardo come sempre”.
Davanti a queste parole non è rimasto indifferente Trapattoni, preso in causa direttamente dal soggetto in questione. Questa mattina l’ex CT azzurro ha commentato le parole di Moreno, rispondendo per le righe, tramite un tweet.
Essere chiamato codardo da Moreno mi mancava! Che dire? Io lo reputo invece molto coraggioso (o folle) per essere tornato a difendere quell'arbitraggio. Caro Byron, la prigione e gli anni non sembrano averti trasmesso un minimo di umiltà.
— Giovanni Trapattoni (@giovanni_iltrap) May 8, 2019
“Essere chiamato codardo da Moreno mi mancava! Che dire? Io lo reputo invece molto coraggioso (o folle) per essere tornato a difendere quell’arbitraggio. Caro Byron, la prigione e gli anni non sembrano averti trasmesso un minimo di umiltà”.
Ed effettivamente come dar torto al buon Trap? Moreno sì che è coraggioso. Coraggioso e impavido – oseremmo dire. D’altronde l’ecuadoriano è quello che dei regolamenti se n’è sempre infischiato e non solo in campo.
Nel 2010 fu arrestato a NYC per essersi imbarcato su un aereo con addosso sei chili di eroina ben impacchettati e indossati. Peccato che in quel caso i controlli ci furono e finì per scontare una pena di 26 mesi di reclusione, al fronte dei 30 previsti (la pena gli fu ridotta per buona condotta). Ma lui non demorde, continua a sbandierare alta la bandiera del ‘grande Moreno’ e Trapattoni, forse, come tutti noi, dovrebbe farsene una ragione: di fronte a lui siamo tutti un po’ codardi. Perché alla fine ad esser così ci vuole davvero tanto coraggio.