E’ cambiata la nazione ospitante, il terreno di gioco, persino l’allenatore non era lo stesso, ma non è mutato il finale: il Cile ha vinto nuovamente la Copa America. La Roja fa il bis e alza il secondo trofeo della sua storia calcistica in questa competizione e non è un dettaglio se è riuscita a farlo per due anni consecutivi. Sui libri di storia i tifosi cileni aggiungeranno la data di ieri quando, davanti all’Albiceleste, a urlare al cielo campeones sono stati ancora loro. Il destino a volte offre una seconda possibilità e in questo caso oltre a renderla all’Argentina, sembra averla riservata allo stesso tempo al team di Pizzi. I campioni in carica hanno esordito in questa speciale edizione della competizione proprio contro la formazione di Martino e, in quella circostanza, a esultare sono stati i ragazzi della selezione argentina, convinti forse di aver beffato coloro che dodici mesi prima avevano negato loro la gioia del successo.
In realtà però, quella sconfitta si è rivelata inutile ai fini della qualificazione al turno successivo per il Cile, considerando come i due match contro Bolivia e Panama hanno visto trionfare i cileni, con sei reti realizzate e tre subite. Il momento più alto del percorso di questo team ancora non era andato in scena nella fase a gironi, ma è stato il 19 giugno, nella partita durante la quale hanno affrontato il Messico, che questa nazionale ha ingranato la marcia, travolgendo con sette gol all’attivo i messicani. Così, dopo aver superato l’ultimo ostacolo chiamato Colombia in semifinale, ieri notte la Roja è scesa in campo avendo davanti a sé un bivio: confermarsi una Cenerentola o entrare di diritto tra le big. Bravo e compagni hanno preferito la seconda opzione e l’hanno scelta battendo una grande. Si dice che vincere aiuta a vincere ma è anche vero che, se a volte la fortuna può aiutare, non si vincono due titoli solo per un fato favorevole. I meriti possono essere equamente suddivisi tra l’ex ct Sampaoli che ha dato una fisionomia ben definita alla squadra, e al nuovo tecnico Juan Antonio Pizzi capace di prendere la guida tecnica di questa formazione con il difficile compito di dimostrare come quello dell’anno precedente non fosse stato un successo casuale. I protagonisti sono poi coloro i quali hanno permesso la realizzazione di tutto ciò, i giocatori.
Dal portiere e capitano Claudio Bravo, mostratosi vero leader e vero campione sportivo andando a sincerarsi delle condizioni del compagno di club Messi dopo il triplice fischio, al centrocampo “guerriero ” di Medel e Vidal. I finalizzatori della fase offensiva come Alexis Sanchez e Vargas hanno trascinato la squadra a suon di gol così come tutti i componenti della rosa hanno contribuito a rendere realtà quello che sembrava un dèjà-vu. La forza di questo gruppo, ravvisabile anche nell’unione, ha probabilmente permesso ai calciatori di presentarsi sul dischetto del rigore con la freddezza giusta per prendersi questo titolo e così, all’errore di Vidal ha risposto il suo portiere, aiutandosi come giusto che sia in questo sport. La Copa America Centenario si è giocata insolitamente l’anno successivo all’edizione precedente ma, la squadra vincitrice, non sembra aver alcuna intenzione di essere considerata “un’eccezione”.
Chiara Vernini