Di miracoli (calcistici) ne ha fatti tanti, tanto da aver dato vita a una petizione su charge.org per renderlo santo. San Samir Handanovic.
Arrivato all’Inter nel 2012 (anno in cui salutò quel mostro sacro di Julio Cesar) non certo con il titolo di “predestinato”, ha raggiunto il suo apice nella stagione 2015-2016.
Spesso criticato agli esordi dagli amanti della Beneamata per qualche errore che il grande eroe del Triplete non commetteva, anno dopo anno, sacrificio dopo sacrifico, parata decisiva dopo parata decisiva, è riesciuto a sfilare la fascia di capitano dal braccio di bomber Icardi, a infilarla nel suo braccio e a farsi amare da quegli stessi tifosi che lo criticavano e che, spesso (negli ultimi due anni spessissimo) gli dedicano una storia Instagram, come a voler sottolineare l’importanza della sua presenza.
Quali sono gli aspetti che fanno così grande San Samir?
- La sua passione per quel ruolo. Sì perché il n.1 nerazzurro ama la competizione. Quella responsabilità, seppur poca per un portiere, di salvare un rigore. Arte in cui lui ha un grande talento.
- La sua competenza in quel ruolo. Samir anticipa, legge nel pensiero, ha riflessi e si tuffa. Spesso nella giusta direzione. È esplosivo. Quando conta c’è. Risolve problemi che creano altri. “Ho grande passione per gli scacchi. In questa disciplina capisci che devi pensare cosa fare almeno quattro o cinque mosse in anticipo”. Non a caso è il portiere che ha parato più rigori in Serie A.
- Quella voglia innata di non smettere mai di imparare che lo rende a 35 anni ancora uno dei portieri più forti dell’ultimo decennio.
L’Inter l’ha capito quest’anno: non si può fare a meno della maglia n.1. L’assenza di Handanovic, causata dell’infortunio al dito di una mano, si è fatta sentire. E tanto.
Certo, Padelli non era un sostituito all’altezza. Ma il problema non era Padelli. Il vero problema era il “non Handanovic” perché questo giocatore è all’altezza di pochi. In quelle brutte settimane non mancava solo un portiere. Mancava tutto il resto al reparto difensivo: personalità, sicurezza e impenetrabilità. Tre abilità che il capitano riesce a trasmettere ai suoi giocatori.
Lo sloveno, quest’anno, è stato premiato dalla Lega Serie A come miglior portiere dell’annata: “Miglioro ogni stagione. Non mi pongo limiti: finché un giocatore pensa di poter migliorare deve giocare. Smetterò quando penserò che non sarà più possibile migliorarsi” ha detto.
Handanovic vuole l’Inter ma… si inizia a parlare di un sostituito. “Chi potrebbe essere l’erede di Handanovic?”. Francesco Toldo non ha dubbi: “Handanovic!”.
E noi nemmeno.
Sara Montanelli