L’eco delle dichiarazioni di Collovati non si spegne, anzi. Oramai sembra di assistere a uno schieramento di fazioni tra chi lo appoggia (penso a Costacurta in qualche modo, o a Damascelli) e chi lo contesta con sottile intelligenza.
Tra coloro che lo smentiscono annoveriamo un arrembante Gennaro Gattuso, che mostra un grande rispetto per l’universo femminile relazionato al calcio, o Nicola Legrottaglie, che sottolinea la propria idea “secondo cui uomini e donne hanno evidentemente una sensibilità diversa nell’affrontare vari argomenti tra cui il calcio, ed è proprio su questo che può fondarsi una competenza non inferiore a quella maschile”.Â
Non solo i due allenatori, tuttavia, hanno colpito la nostra attenzione – in qualità di redazione al femminile che scrive di calcio: sull’argomento, discusso in ogni dove, si esprime egregiamente Paolo Sacchi, giornalista e speaker ufficiale del Chievo Verona su Radio Stella, in un articolo intotolato “Collovati e le donne del calcio”.
Lo scritto colpisce per la lucidità dell’analisi a prescindere da ogni classificazione sessista, come si evince sin dalle prime righe. La citazione di quanto accaduto in Wolverhampton–Liverpool, durante la quale la guardalinee Sian Massey è l’unica a stabilire che il gol di Torres sia regolare (là dove i suoi colleghi uomini davano l’offside), è l’esempio quanto mai lapalissiano di come, cito testuale, il fatto di essere una donna in materia calcistica non certifica incompetenza alcuna.
Così come non fa una piega il discorso seguente su Sara Piccinini in Peluso: dovrebbe essere logico che lo status di moglie di un calciatore non assicuri in automatico il repertorio di competenze che necessitano per analizzare tatticamente una partita. Non è, insomma, un’equazione matematica.
La verità è che su qualsiasi argomento, che sia il calcio o la fisica per citarne una a caso, per discutere occorre essere forniti di strumenti. Strumenti che si acquisiscono con il tempo, con lo studio, con l’impegno e via discorrendo. E se non si posseggono, beh… L’ astensione sarebbe ben gradita.
L’affermazione di Collovati sembra appena uscita dalla “Critica della Ragion Pura” di Kant, dove l’illustre filosofo tedesco seziona il cervello umano mostrando come esso ragioni per categorie: la categoria maschile ‘comprende’ il calcio e la tattica, quella femminile no.
Peccato che il buon Kant vada oltre nei suoi scritti e che sottolinei l’importanza dell’Io Pensante, referente ultimo di tutti i pensieri e di tutte le categorie. Ciò di cui Collovati non tiene conto.
Ritornando a quanto asserisce Nicola Legrottaglie, invece, si può concludere in maniera molto semplice: la diversità tra uomo e donna, le differenti sensibilità che li caratterizzano, danno vita a due tipi di competenza che proprio in quanto complementari rappresentano infine una ricchezza, non un pretesto per stabilire quale delle due sia superiore all’altra.
Daniela Russo