Sono tante le critiche ricevute da Ciro Immobile durante questo Europeo, a partire da quelle costruttive arrivando ai beceri insulti.
Ma se è pur vero e fattuale che gli è mancato qualche gol, gli attacchi al bomber laziale sono stati in molte occasioni gratuiti o spropositati. Basti pensare a come, in alcuni casi, sia stato additato anche dopo aver segnato o dopo una bella prestazione in cui gli è mancata solamente la rete.
L’accusa è sempre la stessa: 150 gol con la Lazio ma poi non incide allo stesso modo in Nazionale.
E non è nemmeno infondata, si tratta di un dato oggettivo e reale.
Ciò che invece non è oggettivo è il modo di ragionare quando si parla di Ciro Immobile.
Per qualsiasi giocatore, ma veramente qualsiasi, esistono sempre mille attenuanti. Immobile invece viene visto, da sempre, come quello che spicca semplicemente in un determinato sistema di gioco ma che in realtà è un giocatore mediocre. E questo pensiero esiste in ogni contesto, per poi rifarsi automaticamente anche alla Nazionale.
Ma è veramente così basso il rendimento del bomber laziale?
Torniamo indietro nel tempo.
Tolta qualche brutta prestazione (Belgio-Italia su tutte) fino a Italia-Svizzera ha preso parte a 13 reti in 11 partite giocate da marzo 2021, con 8 reti e 5 assist, mentre nel solo Euro 2020 ha fatto due gol, un assist, tanti spazi creati per l’inserimento dei centrocampisti, uno sfortunatissimo incrocio dei pali colpito da fuori area e tanto, tantissimo pressing e sacrificio.
Non si tratta di numeri da capogiro, ovviamente, sarebbe assurdo anche solo pensarlo. E non lo sono, soprattutto, se si tiene conto di cosa è in grado di fare il bomber di Torre Annunziata.
Ma si parla comunque di un giocatore che ha segnato gli stessi gol di Luca Toni ai Mondiali del 2006 e uno in più di Del Piero, Inzaghi, Gilardino e Totti.
E allora perché in un caso c’è la (giustissima) osannazione di quelli che furono dei campioni, mentre nell’altro si continua a denigrare?
E in secondo luogo: come può non essere un paradosso?
Si pretendono da Ciro miliardi di gol, quindi lo si considera in grado di spaccare la rete in ogni occasione, visto che sa come farlo, e di conseguenza lo si vede come un attaccante forte? No. Mediamente le persone lo considerano mediocre.
Ma allora perché pretendere con forza da chi riteniamo mediocre qualcosa che andrebbe (secondo questa corrente di pensiero) oltre le sue normali capacità? È un modo di ragionare che non regge.
E non regge nemmeno secondo molti che a calcio, in quel ruolo, ci hanno giocato e anche con degni risultati, per usare un eufemismo. Primo tra tutti, a difesa di Immobile, si è schierato Bobo Vieri:
“Stanno massacrando Ciro, ma lui e Belotti hanno solo due doveri: lottare e aiutare la squadra. In Nazionale giochi per la maglia e per il tuo Paese, non per i gol.
Se li fai bene, ma se non li fai e aiuti la squadra va bene lo stesso”.
Che poi, in fondo, è sostanzialmente quello che, ai fatti, Mancini ha chiesto di fare. E lo rende evidente un semplice dato: Ciro, per numero di azioni di pressing nel terzo di campo più offensivo, è a quota 60.
Giusto per rendere l’idea, Morata è a 55, Kane a 44, Mount 40 e Barella 38.
A dimostrazione di come il ct (che in ogni caso lo ha sempre schierato, quindi forse così scontento del suo lavoro non è stato) non ha puntato principalmente sulla sua vena realizzativa, quanto più sulla sua innata predisposizione al sacrificio per la squadra e al suo saper creare spazi per gli inserimenti dei centrocampisti. Che, a dirla tutta, non hanno mai neanche veramente messo (salvo in alcune occasioni da lui sciupate) l’attaccante biancoceleste in condizione di spaccare la porta più e più volte.
Non si tratta di critiche agli altri Azzurri, hanno tutti fatto un Europeo strepitoso e singolarmente hanno sopperito alle reciproche mancanze. Ma è oggettivo ammettere che di base già il modulo (di più se così interpretato) non è congeniale ad Immobile, a maggior ragione aggiungiamoci che si è trattato di una squadra che gioca con il 433 in cui in totale solamente un esterno ha realizzato un assist.
Si sono rifatti con i gol e anche molto importanti, Chiesa su tutti, ma a conti fatti sulle 13 reti segnate dall’Italia, solamente Berardi ha realizzato un passaggio decisivo.
🎶 Meravigliosi Campioni d’Europa 🙌🏻@Negramaro & @ciroimmobile #RinascimentoAzzurro 🏆🇮🇹 @RadioItalia #Nazionale #Azzurri #VivoAzzurro pic.twitter.com/Lj79UfeJaU
— Nazionale Italiana ⭐️⭐️⭐️⭐️ (@Vivo_Azzurro) July 13, 2021
In conclusione: Immobile non ha svolto un brutto Europeo, così come non ne ha svolto uno eccellente.
Ha fatto semplicemente il suo, si, forse anche un filo meno. Dipende dalla considerazione che si ha di lui e personalmente credo potesse fare di più. Ma le spiegazioni alla base ci sono, sono tangibili e non sono riconducibili al classico “è mediocre”.
E, forse, tra le altre motivazioni c’è anche quella di una pressione spropositata che viene messa sull’attaccante biancoceleste. Per il quale ogni gol è sempre dovuto e ogni sbaglio è un caso, una prima pagina, una pioggia di critiche. E se prima passava oltre, ora questo a Ciro pesa, come più volte è stato fatto intendere.
Tutti, per esempio, ricorderanno lo sfogo di Florenzi a difesa del suo compagno dopo Italia-Olanda di ottobre:
“Ciro ha segnato 36 gol nello scorso anno, ha vinto la Scarpa d’Oro, ma ne parliamo come se fosse un giocatore normale. In Italia lo trattiamo come l’ultimo dei Mohicani, Lewandowski per esempio invece è santificato in patria. Merita un atteggiamento diverso. Dovrebbe essere un eroe nazionale”.
E allora forse dovremmo ricordarci un po’ più spesso queste parole e imparare a sostenere maggiormente chi lotta con tutto sè stesso per la nostra Nazionale ed esce dal campo, magari con qualche gol in meno del previsto, ma sempre e rigorosamente con la maglia sudata.
Perché se questa Italia si è candidata sorprendendo tutti come Campione d’Europa a scapito di Nazionali favorite e piene zeppe di fenomeni, è anche grazie alla forza del gruppo e di uomini veri che la maglia l’hanno onorata in ogni singolo istante. E le lacrime di tanti, così come quelle di Ciro, al triplice fischio con l’Inghilterra ne sono la prova più lampante e vera.
E noi, tutti, i nostri Campioni dovremmo preservarli e tutelarli.
Perché gli attacchi, se arrivano, devono farlo sempre e solo da fuori e mai da dentro.
Perché può solo essere tanto di guadagnato facendo sentire fiducia a chi, se in condizione, è in grado di superare ogni limite.
Perché dobbiamo fare scudo attorno a questi ragazzi, a prescindere da chi sono e dalla squadra in cui giocano.
Perché ogni singolo membro di questa squadra, aggiungendo il proprio tassello, ha permesso a tutta Italia di festeggiare e ad ognuno di sentirsi fiero oggi ancor di più di essere italiani. E tutti loro meritano il proprio riconoscimento. Si, anche Ciro Immobile.
Lidia Ludovisi