Il volto inebetito di Del Bosque e le lacrime intrise di frustrazione di Casillas non sono che il miglior (o peggior, dipende da che lato si voglia guardare il match) commento di un risultato impronosticabile e non ce ne vogliano gli olandesi, se già in tanti l’avevano designata come agnello sacrificale di un girone ostico. Un girone che prevedeva il Cile, una delle squadre più forti del Sudamerica e la Spagna. Già la Spagna, quella Spagna campione d’Europa e campione del Mondo in carica. La Spagna del Tiki Taka, la Spagna fucina di campioni.
Eppure in quel di Salvador de Bahia succede l’impensabile e a inchinarsi alla superiorità degli avversari è proprio la Roja. La Roja che negli ultimi anni ha vinto tutto quello che c’era da vincere, guidata dal ct dei record – Del Bosque – entrato negli annali del calcio per essere l’unico allenatore della storia del calcio mondiale a essersi laureato campione del mondo e d’Europa sia a livello di Nazionali che a livello di club. Capiranno ora gli Orange se quelle 5 … spremute ci hanno letteralmente sorpresi, e continueremo a parlarne anche nei prossimi giorni. Rendendo merito però a un’Olanda che ha dato una grande lezione di gioco, umiltà e sicurezza, un’Olanda che non si è fatta condizionare dalle voci esterne che la davano già per spacciata né si è fatta intimorire dai plurimedagliati campioni in carica. Ieri sera ha vinto la freschezza e la caparbia dei giovani – diversi ragazzi di Van Gaal non hanno raggiunto le 10 presenze in Nazionale – e la versatilità e la fame dei veterani. Fra tutti, Van Persie e Robben che con una doppietta a testa stordiscono gli spagnoli. Di De Vrij è l’altra rete per l’Olanda.
Assolutamente inqualificabili le prove di Piquè e Casillas. Se Iker è stato relegato in panchina prima da Mourinho e poi da Ancelotti, creando una spaccatura interna, un motivo ci sarà stato e dopo la partita di ieri sera continuare a lamentarsi avrà un che di insensato. Nonostante l’umiliazione è comunque riuscito a presentarsi davanti ai microfoni, rilasciando il suo personale mea culpa: “Chiedo perdono per questa debacle. È stata la mia peggiore prestazione in assoluto con la nazionale. La mia partita è stata orribile e non ci rimane alternativa che vincere contro il Cile. Abbiamo parlato nello spogliatoio con Del Bosque e siamo giunti alla conclusione che dobbiamo rimanere molto uniti”.
Perfetta, armonica e sinuosa è l’Olanda che entra in campo a Salvador. Per alcuni sorprendente, per altri in linea con quanto affermato dal ct in conferenza stampa. Una squadra che non ha subito il ricambio generazionale dopo la finale persa del 2010 e che inconsciamente sperava in uno schiaffo morale a chi invece vorrebbe continuare a vincere con la formazione campione del mondo di 4 anni fa.
Van Gaal opta per una squadra corta, nemmeno venti metri tra la linea difensiva e la punta, esterni veloci e due fuoriclasse a fare da guida ai più giovani: Robben e Van Persie.
Nonostante il vantaggio al 27° della Spagna su rigore con Xabi Alonso per un fallo di De Vrij su Diego Costa, l’Olanda non si scompone e tenta da subito il gol del pareggio che arriverà con un’incredibile, sontuosa invenzione di Van Persie che approfitta della prima sbandata di Piqué per metterla dentro. Stessa fotografia per l’1-2 a opera di Robben. Piqué ancora spiazzato, così come Casillas, due ombre evanescenti, controfigure sbiadite dei campioni di pochi anni fa. Gli ultimi 3 gol diventano così una passeggiata, quasi un divertimento per De Vrij che vede un’uscita a vuoto del portiere che sancisce la sua negativissima prestazione al momento del poker dando praticamente la palla a Van Persie. Mai domi, arriva il 5-1 di Robben. Casillas si sveglia sul finale, evitando una figuraccia ancora più plateale. Ma la .. manita ormai è fatta. Fine di un ciclo? Contro il Cile l’ardua sentenza, ma fossimo in Del Bosque, un paio di domande inizieremmo a farcele.
Giusy Genovese