Cinque (e più) motivi per cui Paulo Dybala deve restare bianconero

I cinque ( e più) motivi per cui Paulo Dybala non dovrebbe lasciare la Juventus

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Paulo Dybala, maglia numero 10, bianconero dal 2015.

Tante sono le cose che potremmo dire su di lui, sebbene sia solo un ragazzo di 25 anni.

Paulo Dybala è sicuramente il giocatore della Juventus più chiacchierato, più discusso, più martoriato dalla stampa.  E diciamolo, anche dai suoi stessi “tifosi”.

Gli occhi sono sempre puntati su di lui, qualsiasi cosa faccia: poiché a parlare é notoriamente schivo, bisogna accontentarsi delle sue azioni. Un esame costante per l’attaccante, reduce da un anno difficile in cui ha perso la sua identità di finalizzatore ed è stato gradualmente messo ai margini del cuore della squadra.

Dybala festa scudetto
TURIN, ITALY – MAY 19: Paulo Dybala of Juventus celebrates after winning the Serie A Championship 2018-2019 (8th title in a row) at the end of the Serie A match between Juventus and Atalanta BC on May 19, 2019 in Turin, Italy. (Photo by Daniele Badolato – Juventus FC/Juventus FC via Getty Images)

Voci insistenti lo vedono già lontano dalla Juventus, sia inserendolo nel famigerato scambio con il connazionale nerazzurro Mauro Icardi (eppure Paulo ha più volte detto no all’Inter), sia in varie e aleatorie operazioni di mercato.

Eppure Maurizio Sarri appare assai  interessato a lavorare con l’argentino.

Non sappiamo cosa pensare. Possiamo solo ricordare alla Juventus e a tutti i suoi tifosi – tanti dei quali hanno scaricato Dybala da tempo – tutta una serie di validi motivi per i quali il diez dovrebbe restare alla Juve. 

NUMERO UNO: È il miglior marcatore degli ultimi 8 anni (e scudetti)

A differenza di nomi tanto più acclamati e considerati più decisivi, Paulo Dybala è l’uomo gol della Juventus pluricampione d’Italia. In quattro anni, la Joya ha realizzato 78 gol accompagnati da 31 assist.  In questo c’è da considerare che soltanto nella stagione 2015/16 il giovane ha giocato in area da seconda punta, suo ruolo naturale.

NUMERO DUE: La sua atipicità è una ricchezza incredibile

Paulo Dybala negli schemi – se così possiamo dire – allegriani è risultato di difficile collocazione, soprattutto con l’arrivo di CR7 con il quale secondo Max l’argentino non poteva giocare. Se è vero che Dybala è un attaccante alquanto atipico, sempre mobile,  che non dà riferimenti, ritengo questa caratteristica una risorsa per una squadra come la Juventus, non un flagello né tantomeno un’ inclinazione da frustrare a tutti i costi. Sta al tecnico sfruttare tale risorsa.

Dybala Juventus
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NUMERO TRE: E’ sempre stato una risorsa sui calci piazzati

Nei suoi anni in bianconero Paulo ha sempre dato prova di ottime abilità balistiche. Prima che arrivasse Ronaldo a pretendere l’esclusiva, il ‘dieci’ aveva messo a segno numerose punizioni di ottima fattura. È inoltre stato sempre il primo rigorista della squadra: sebbene si preferisca ricordare i due errori consecutivi del 2017 contro Lazio e Atalanta…

NUMERO QUATTRO: È un anziano, Vice Capitano della Juventus e “Capitan Futuro”

L’attaccante argentino, forte delle sue quattro stagioni in bianconero, è a tutti gli effetti il Vice Capitano della Vecchia Signora alle spalle di  Chiellini. È cresciuto con i vari Buffon, Marchisio, lo stesso Giorgio, ha respirato aria a tinte fortemente juventine e ha dimostrato di tenere a questo grado in maniera eloquente. È pacato, si esprime bene in italiano e per questo indicato a colloquiare con i direttori di gara.

Dybala capitano
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NUMERO CINQUE: La mancanza di carattere è una leggenda metropolitana

Chi ripercorre  il primo anno di  Dybala non può non ricordare il modo in cui il ragazzo si è caricato la squadra sulle spalle trascinandola alla rimonta dal dodicesimo sino al primo posto. Idem, si vada a ripercorrere il cammino di Paulo in Champions nell’anno di Cardiff: tutte prestazioni incisive,  degne di rilievo. Il problemi sono cominiciati in seguito, quando il suoi rapporto con Allegri è andato man mano deteriorandosi. Di lì in poi, il carattere c’entra ben poco: non è esattamente facile rendere al massimo quando si ha questo tipo di contrasti… E restare sempre in silenzio, per non danneggiare se stesso e compagni. 

Questi sono i motivi che più possono essere degni di nota: a questi aggiungerei che si tratta di una bravo ragazzo, non ha un  caratteraccio né un procuratore scomodo.  Che non ha ancora compiuto ventisei anni – e anche questa non è cosa da poco in una squadra che deve necessariamente abbassare l’età media della rosa (soprattutto dopo il ritorno di Buffon…).

Che il suo bagaglio tecnico è di valore incommensurabile e che è estremamente importante venga fatto fruttare. Che se diamo una possibilità a Costa (l’episodio dello sputo è assolutamente deplorevole e lascia segni indelebili, stesso dicasi per la macchina sfasciata), non capisco perché non darla a Paulo.

Oppure che la Juventus gli ha affidato la maglia numero dieci solo due anni fa. O anche che dopo una Copa America da spettatore, senza minutaggio nelle gambe, alla prima partita titolare segna un gol così. Da attaccante puro:

Insomma, i motivi proprio non mancano. Soprattutto occorre analizzare  questi motivi  con onestà e senza falsi pregiudizi: è giusto che la Joya venga vista con occhi nuovi, senza barriere. Perché quel tuttocampista – che Allegri voleva forzatamente che fosse –  rischia di aver fatto più danni di quanto realmente oggi vogliamo vedere.

 

Daniela Russo