Ciao Giovanni,
lo so, non ci conoscevamo e nemmeno sapevamo chi eri prima che allo scoccare della fine delle festività tu pubblicassi quel messaggio sul tuo profilo Facebook.
Hai scelto proprio un social network, terreno fertile di selfie e influencers, di look alla moda e citazioni filosofiche di chi si crede maestro di vita, per sbatterci in faccia quella che è stata la vera e la più dura lezione di vita.
Hai scelto la fine del Natale, simbolo di pace e rinascita, di amore universale per lasciarci un messaggio di coraggio e di lealtà. Verso quella vita che ti stava sfuggendo di mano, ma a cui ti aggrappavi – nonostante quel bastardo – con tutta la forza del mondo.
Abbiamo saputo di te leggendo solo un post mentre ci preoccupavano dei chili di troppo sulla bilancia. Del tempo che scorre veloce e delle mille cose da fare.
Poi sei arrivato tu, o meglio quel messaggio, e tutti ci siamo sentiti più piccoli.
Ti chiederai ora perché tutto questo affetto intorno a te, che nemmeno sapevamo che esisteva un portiere di calcio a 5 di nome Giovanni Custodero.
Penserai e penseranno che è la humana pietas a spingerci a parlare e a scrivere di te. O forse solo un modo per acchiappare più lettori.
La tv del dolore la chiamano, ma anche i giornali non sono da meno.
Sbattere in faccia al lettore drammi e tragedie per qualche spiccio in più.
Ma qui non ci sono spiccioli, e se siamo a scrivere di te non è neanche per pietà.
Il fatto è che con quel post hai scardinato tutte le nostre convinzioni, sbriciolandole una a una.
Lasciandoci con tante domande in mano. Eufemisticamente parlando.
Ma anche con una consapevolezza. Che gli eroi esistono. E pure i guerrieri. E non hanno spade in mano, né mantelli. Ma la testa pelata e un sorriso disarmante. Cicatrici e segni in tutto il corpo. Spesso sono anche mutilati. Ma hanno il cuore grande, e un’anima bella, forte. Da far male.
Hai voluto guardare in faccia il nemico e affrontarlo a muso duro.
Hai capito che stava per vincere lui e hai voluto deporre le armi. Con dignità.
E anche se avevi tutte le ragioni del mondo per odiare questo infame destino hai voluto ringraziare tutti. Anche la vita.
E noi oggi invece ringraziamo te.
Per averci insegnato a tenercela stretta. A darle importanza anche nelle cose più piccole.
Ciao Giovanni, ora puoi volare in alto e para tutti i palloni che vuoi. Con la serenità di non aver vissuto invano.