Era nell’aria.
Questa prima vittoria del Chievo girava nell’aria da un po’. Come un vento di ottimismo che è iniziato con il ritorno di Mimmo Di Carlo, sembrava quasi dietro l’angolo a ogni partita.
Una vittoria a denti stretti, con i soliti Sorrentino e Pellissier in prima linea, il primo a chiudere la saracinesca, il secondo ancora a rete, viziata tuttavia da fuorigioco e annullata dal VAR. Ma il successo lo firma Emanuele Giaccherini, con un tiro da venti metri, su punizione. Una chicca per un guerriero troppe volte fermato da problemi fisici, ma che tutti conosciamo bene: Giak è abituato a sudare.
Il più bel regalo di fine anno, prima della sosta. La vera guerra è lì, a metà gennaio: c’è un intero girone per combatterla. Combattere per quella salvezza che sembra utopia oggi, ma se ci voltiamo indietro e pensiamo a un mese e mezzo fa, vediamo una squadra diversa. Completamente diversa. Certo, i punti sono solo 8. Inutile negare che tutto si presenta come una vera e propria impresa.
C’è una consapevolezza, però, ora. Proprio là, dove ieri c’era caos, sbando.
Forse aveva ragione Campedelli: forse è proprio vero che tutti gli dicono che è già sconfitto, ma il Chievo non vuole sentire ragioni.
Ignora il tutto e va a combattere lo stesso.
Daniela Russo