Icardi e Insigne: classe 1993 il primo, del 1991 il secondo, entrambi elementi da novanta in Serie A, con le rispettive società hanno in comune non soltanto la “I” del cognome ma soprattutto quella di un aggettivo: “indispensabile”.
Mauro ha saputo incassare le critiche di chi gli diceva: “non segna mai”, modificando sul campo la frase in “la decide sempre lui”. Con la maturità che quella fascia da Capitano al braccio impone, appartenuta per anni a un Signore argentino con cui condivide la nazionalità – Zanetti – ha dovuto rimboccarsi le maniche per prendersi, alla sua giovane età, una responsabilità del genere. Per qualcuno era troppo impegnato sui social per riuscirci, per qualcun’altro la scelta non sarebbe potuta ricadere sul braccio migliore, ma opinioni personali a parte le chiacchiere stanno a zero: Icardi l’Inter la trascina da Capitano, a suon di gol.
In 194 partite ha realizzato in nerazzurro la bellezza di 116 reti e venticinque assist, numeri importanti e da fuori classe per un attaccante che ha fatto del gol il suo pane “settimanale”.
Ha rifiutato le offerte delle grandi spagnole (e non solo) che nelle passate stagioni gli offrivano la possibilità di giocarsi la Champions League, perchè lui quella competizione la voleva giocare con la sua, di squadra: quest’anno, dopo aver sentito la musica della Coppa dalle grandi orecchie, ha iniziato a far vedere cosa sa fare anche a livello europeo.
Quattro partite, 360 minuti, tre gol: contro Tottenham, PSV e, ieri, Barcellona.
C’è un altro attaccante che nella serata di Champions del martedì ha fatto urlare di gioia i propri tifosi: Lorenzo Insigne che, trovatosi faccia a faccia da dischetto del rigore con Gigi Buffon, nonostante i laser dei tifosi avversari a insidiargli la traiettoria, ha tirato con fermezza in rete il gol del pareggio prezioso contro i campioni del Psg.
Anche per lui in quattro partite europee da settembre i gol sono tre ma in campionato il cambio della musica dell’inno non fa mutare quella sua realizzativa. In Serie A da agosto ha messo a segno sette gol, fornito in 3 occasioni assist a compagni, spendendoli in porta in 760′ giocati.
Se i detrattori pensavano che con l’arrivo di Ancellotti qualche aspetto sarebe stato alterato nel ruolo centrale in azzurro del partenopeo, sbagliava e di grosso. Un’altra dote che lo accomuna a Maurito è la pazienza. Quando tutti, anzi tanti, lo accusavano di non essere più “Magnifico”, lui ha lavorato ancora di più dimostrando che, se la magnificienza l’ hai come dote innata, non svanisce mai anche se prende una piccola pausa. Così come non si evapora il suo amore per la maglia azzurra, baciata e accarezzata dopo il rigore pure contro i francesi di Neymar e Mbappè.
Icardi e Insigne, sono giovani, implacabili, insidiosi e irrefrenabili, dalla forte personalità e, soprattutto, sono indispensabili.
Chiara Vernini