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Caso scommesse: il calcio italiano torna a tremare

La ludopatia e il calcioscommesse tornano a far tremare il calcio italiano. Una lista di scandali dal 1980, una piaga continua del calcio

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Il calcio italiano torna a tremare,
come già successo in passato…

Le notizie si susseguono sui principali siti d’informazione, coinvolgendo calciatori importanti della Serie A riaccendendo i riflettori sulla piaga delle scommesse illegali e sul coinvolgimento dei calciatori.

Tuttavia, in questo articolo non intenderemo aggiornarvi sulle ultimissime notizie né tantomeno elencare i nomi di chi, secondo le indiscrezioni, si ritroverebbe invischiato nella vicenda attuale. Così come non è nostro compito giudicare. Vogliamo, bensì, rispolverare il passato ripercorrendo vicende simili che hanno tenuto banco nell’ Italia calcistica. 

Concediamoci, però, prima una piccola premessa.
Sebbene il popolo degli scommettitori sia sempre esistito in Italia, anche grazie alle giocate sull’ippica, fu il calcio a riunire “l’intera nazionale”. 

Era il 5 maggio 1946 quando fece la sua comparsa la schedina del Totocalcio (acronimo di totalizzatore calcistico): il primo concorso a premi legato allo sport. 
Chiedeva agli scommettitori di pronosticare l’esito di 12 partite di calcio (13 nel 1950 e 14 dal 2003). Per intenderci: 1-x-2. 

Da qui prende il nome il primo vero e proprio terremoto nel mondo del calcio italiano, fatto di partite truccate ed illeciti, scoppiato il 1° marzo del 1980. Fu proprio quello chiamato Totonero che portò a pesanti squalifiche per dirigenti e giocatori ai più alti livelli, penalità in classifica e retrocessioni che infiammarono la stagione 1979/80.  

Tutto nacque quando Massimo Cruciani e Alvaro Trinca si presentarono alla Procura della Repubblica di Roma, sostenendo di essere vittime di una truffa. 

Massimo Cruciani era un commerciante di ortofrutta, che si occupava di vendite all’ingrosso. Tra i suoi principali clienti vi era il proprietario del ristorante romano “La Lampara”, Alvaro Trinca. Molto noto nella capitale, era frequentato assiduamente da calciatori, sia della Roma che della Lazio. I due incominciarono a pensare di truccare le partite, grazie anche alle numerose conoscenze.  

Il piano trovò subito approvazione in alcuni giocatori biancocelesti che incominciarono a stringere accordi con colleghi e dirigenti di altre squadre. 

Era il 1° novembre 1979 quando si svolse la prima partita combinata, un Palermo-Lazio.

Il 13 gennaio del 1980, però, Lazio-Avellino si concluse su un risultato diverso da quello stabilito.

In poco tempo i risultati discostavano da quelli proposti, rendendo complesse le vincite, facendo perdere così a Cruciani e Trinca centinaia di milioni di lire. 

I due, a marzo, presero quindi l’incredibile decisione di denunciare per truffa 27 giocatori e i dirigenti di 12 club. Non un modo per riavere i loro soldi ma bensì una sottile vendetta verso il mondo del calcio.

Il 23 marzo del 1980, la Magistratura effettuò una serie di arresti negli stadi. Lo scandalo fu mostrato al pubblico cone le immagini trasmesse dalla nota trasmissione sportiva 90° minuto. Tra i nomi, Giuseppe Savoldi (squalificato per 3 anni e mezzo), Giancarlo Antognoni (assolto) e Paolo Rossi, squalificato per tre anni. 

Sull’argomento, il campione del mondo del 1982 avrebbe poi detto in seguito: 

“Dopo cena, mentre sto giocando la solita partita a tombola, tanto per ammazzare il tempo, mi si avvicina il mio compagno Della Martira: “Paolo, vuoi venire un attimo che ci sono due amici che vogliono conoscerti?” […] Nella hall vedo due tipi che non avevo mai visto, stringo loro la mano: “Piacere”. Non capisco cosa vogliano da me. Improvvisamente Mauro Della Martira dice: “Paolo, questo è un mio amico che gioca alle scommesse”. E l’amico dell’amico in spiccato accento romanesco: “Paolo, che fate domenica?”. Rispondo genericamente: “Beh, cerchiamo di vincere”. “E se invece pareggiate? 

Rispondo: “Il pareggio non è un risultato da buttare. L’Avellino ha un punto in meno di noi, ha vinto con la Juve e ha perso soltanto con il Torino”. “Sai, abbiamo un amico dall’altra parte che dice che un pareggio andrebbe più che bene”, aggiunge l’altro… “magari fai anche due gol” 

Non mancavano poi i dirigenti. Il primo ad avere una posizione molto compromessa fu Felice Colombo, presidente del Milan, insieme a Enrico Albertosi, radiato e Giorgio Morini, squalificato per 10 anni. 

Colombo, inoltre, aveva affidato a Morini 20 milioni da consegnare ai due ideatori a gennaio, per convincerli a non denunciare tutto dopo che il Milan aveva fatto saltare il risultato concordato della partita contro la Lazio. 

La giustizia sportiva agì prontamente, per stabilire le responsabilità e rendere possibile la stagione successiva.

Il processo d’appello si concluse il 31 luglio con pesanti decisioni: Juventus, Napoli e Pescara vennero assolte; Bologna, Avellino e Perugia subirono 5 punti di penalità nel nuovo campionato; Lazio e Milan, furono addirittura retrocesse in Serie B. Nella categoria cadetta, 5 punti di penalizzazione furono comminati a Palermo e Taranto. 

Il calcio italiano cambiò radicalmente, e si venne a creare una nuova fase. In concomitanza con il grave danno d’immagine che si riversò sul campionato italiano, si ritornò alla riapertura delle frontiere dopo quattordici anni, tornando a consentire l’acquisto degli stranieri.

Dagli anni ’80, una serie di grandi campioni internazionali ripartì dalla Serie A, portandola nel suo periodo di massimo splendore. Basti pensare agli arrivi di Platini, Maradona, Zico e Van Basten. 

Due anni dopo, l’Italia si presentava al mondiale spagnolo del 1982 anche con la coraggiosa decisione del ct Bearzot di convocare anche Paolo Rossi, protagonista, capocannoniere e vincitore del Pallone d’oro. 

Il successo dell’Italia convinse la FIGC a riprendere le sentenze del Totonero, condonando due anni di squalifica a quei giocatori che ancora non avevano potuto tornare all’attività. Nel frattempo, nel dicembre del 1980 la giustizia ordinaria aveva assolto tutti gli imputati perché il fatto non sussisteva. 

Appena 6 anni dopo fa la sua ricomparsa il Totonero-bis, un’inchiesta del 1986 relativa ad un giro di scommesse illegali. Nacque da alcune intercettazioni telefoniche e venne condotta dal Procuratore di Torino Giuseppe Marabotto. 

Il 2 gennaio 1986, Armando Carbone, braccio destro di Italio Allodi (a quell’epoca dirigente del Napoli) confessò l’esistenza di un giro di scommesse riguardanti alcune partite di calcio nei campionati professionistici, dalla Serie A fino alla Serie C2, dal 1984 al 1986.

Dario Maraschin, all’epoca presidente del Lanerossi Vicenza, confessò di aver versato 120 milioni di lire per vincere la partita contro l’Asti e lo spareggio contro il Piacenza nel Campionato di Serie C1 1984-1985, ma affermò di non aver truccato alcun incontro della Serie B 1985-1986.

Tuttavia, alcune intercettazioni telefoniche che vennero raccolte dimostrarono il contrario di quanto ammetteva. Successivamente, anche il presidente del Perugia, Spartaco Ghini, ammise che la sua società aveva commesso illeciti sportivi. 

Diverse società della FIGC tra Serie A, B, C1 e C2 vennero deferite, salvo poi essere prosciolte, mentre altre subirono penalizzazioni. Fu questo il caso dell‘Udinese che retrocesse in Serie B, il Perugia in SerieC2 e la Lazio in C1. Il Cagliari ebbe cinque punti di penalizzazione nella stagione seguente, così come Palermo e Triestina. 

Lo scandalo scommesse tornò a bussare nel nuovo millennio

Nel 2001 ci fu l’inchiesta su Atalanta-Pistoiese di Coppa Italia, per un presunto tentativo di combine per consentire scommesse pilotate. Nel 2004 altra inchiesta e altro scandalo: l’ufficio inchieste mise nel mirino Modena, Sampdoria, Siena e poi anche il Chievo, oltre ad alcuni giocatori tra i quali, tra cui Stefano Bettarini, che la disciplinare condannò a 5 mesi di stop. Il Modena evitò la retrocessione, blucerchiati e toscani se la cavano con una multa, mentre venne prosciolto il Chievo. 

Nel 2006 anche Gigi Buffon fu indagato nell’ambito di un giro di scommesse clandestine, per poi essere prosciolto pochi mesi dopo.

Nel 2011 arriva un nuovo scandalo, chiamato: “Last Bet” o Scommessopoli, che coinvolse giocatori, dirigenti e società di Serie A, Serie B, Lega Pro e Lega Nazionale Dilettanti.

Tra gli altri Cristiano Doni: 3 anni e mezzo di squalifica più altri due per illecito. Nello stesso momento fu arrestato anche Giuseppe Signori. L’accusa fu quella di essere a capo di una banda che truccare partite su cui scommettere a colpo sicuro. La sua innocenza venne poi riconosciuta dai tribunali di Modena e Piacenza. 

Nel 2013 arrivò l’assoluzione per i giocatori del Napoli, Paolo Cannavaro e Gianluca Grava, che in primo grado erano stati condannati a sei mesi di squalifica, poi cancellata, per omessa denuncia in seguito al tentato illecito di Gianello in occasione della gara Sampdoria-Napoli del 2010. 

Un mondo da sempre legato, quello delle scommesse e del calcio, dalla schedina alla domenica o alla ricerca continua dei risultati su siti, legali e non.

Il problema sussite quando diventano i giocatori i principali scommettitori. 

È l’articolo 24 del codice di Giustizia Sportiva a regolamentare la questione calciatori-scommesse. Il comma 1, recita così: 

“Ai soggetti dell’ordinamento federale, ai dirigenti, ai soci e ai tesserati delle società appartenenti al settore professionistico è fatto divieto di effettuare o accettare scommesse, direttamente o indirettamente, anche presso soggetti autorizzati a riceverle, che abbiano ad oggetto risultati relativi ad incontri ufficiali organizzati nell’ambito della FIGC, della FIFA e della UEFA». 

La violazione, «comporta la sanzione dell’inibizione o della squalifica non inferiore a tre anni e dell’ammenda non inferiore a 25.000 euro». 

 

Rosaria Picale

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