“La Juventus è come una malattia che uno si trascina dall’infanzia. Alla lunga ci si rassegna.”
Peppino Prisco
“Not for everyone” è il grido di battaglia lanciato dall’Inter a inizio anno. Non da tutti!
La nuova Inter è una squadra determinata, innovativa, coraggiosa e capace di imprese. In grado di accogliere a braccia aperte chi vuole fare la differenza in campo e fuori. Accogliere anche allenatori con un passato pesante agli occhi di un interista, come quello di Antonio Conte che, con la maglia bianconera, in carriera, si è cucito sul petto 5 scudetti da giocatore e 3 da tecnico.
Il leccese ha giocato nella squadra torinese per 13 stagioni (dal 1991 al 2004) ed è stato allenatore dal 2011 al 2014.
Il suo passaggio a condottiero del club milanese, infatti, non è stato digerito a pieno dai bianconeri che hanno minacciato di rimuovere la stella dedicatagli all’Allianz Stadium. E, tuttora, anche da qualche nerazzurro come la bandiera storica Sandro Mazzola: “Abbiamo fatto bene a toglierlo dalla Juve però non mi convince. Quando parla sembra parli ancora con gli juventini invece che con i nostri. È gobbo dentro – ha detto il Baffo nerazzurro ai microfoni di “Un giorno da pecora” su Rai Radio 1 dopo la sconfitta dell’Inter al Derby d’Italia – Si nasce juventini e si nasce interisti, è difficile cambiare. È una cosa che hai dentro”.
(Qualche giorno dopo, o meglio, qualche critica dopo, ha rilasciato un’altra intervista a tutto tuttomercatoweb.com smentendo tutto: “La mia era solo una battuta!”)
È di certo una sconfitta amara, che brucia. La prima sconfitta in campionato. Contro l’eterna nemica. La capolista che se ne va, e non è più la Beneamata.
Conte nel post match è stato molto sportivo: “Alla Juve dove peschi, peschi bene. Bisogna riconoscere e dare i meriti a quello che è stato costruito in questi otto anni. – ha detto il tecnico – Se la Juve è arrivata a prendere un campione come Ronaldo, tanto di cappello. Noi stiamo cercando di costruire ma di fronte abbiamo un grattacielo. Dobbiamo essere visionari e capire che dietro il grattacielo c’è la luce”.
L’inter, sconfitta a parte, è una squadra che sta facendo ben sperare, in grado di lottare con le migliori d’Europa.
Le statistiche parlano chiaro: 51% di possesso palla contro la Juve e un’ottima prestazione contro il Barcellona in Champions League. La strada è ancora lunga ma il lavoro di Conte sta iniziando a dare i suoi frutti. Il tecnico è stato un buon colpo di mercato.
È giunta l’ora di smettere di rimuginare sul suo passato. Occhi puntati sul presente. Piaccia o no, Conte è nerazzurro.
Sara Montanelli