Letterina fresca di scudetto a Luciano Spalletti
Caro Luciano, allora? Come sta?
Come si sente adesso che TUTTO È COMPIUTO?
Che si prova ad essere finalmente primi qua in Italia?
Quanti “The Day After” vivrà da qui in poi?
Si, mi perdoni, troppe domande in questo momento così glorioso, stratosferico, surreale, smisurato, sognato, desiderato, progettato, “terziato” (o trezziato).
Mister, e che c’è vuluto!!!
Non sfiorando nemmeno per un po’ la retorica o il presunto riscatto di una città attraverso il calcio, quanto pesa questo scudetto su di lei?
I campi di calcio con lei centrocampista (forse è per questo che ha trasformato Lobotka in quel mostro di bravura che è oggi?!), la gavetta come allenatore, tanto Empoli, poi Samp, Venezia, Udine (benigna fu poi Udine per Partenope), la Roma, la Russia, l’Inter e infine l’approdo sui lidi campani col lasciapassare e il beneplacito di Masto Vesuvio.
Mister, quante gliene ne hanno dette!!!
Lo sappiamo.
A Roma per l’affaire Totti… “Non si tocca il Capitano!”.
Quante volte lo abbiamo letto e sentito.
Diciamoci la verità: là ha toppato un pochino, nonostante due trionfi in Coppa Italia e uno in Supercoppa. Il nervo scoperto e toccato, ha fatto sentire dolore.
A Milano sponda nerazzurra poi, la grana Icardi + gentile signora… Anche lì è venuto fuori il brodo primordiale del tifo di pancia.
Sappiamo anche questo, Mister.
In Russia tutto ok, vero? Sì, là si. Ma lo Zenith non è una squadra italiana.
E poi lei lo sa, i tifosi sanno essere assai cattivi a parole, e a Napoli, all’inizio della sua avventura, taluni imbecilli l’hanno appellata “il toscano sbagliato”, rimpiangendo sappiamo bene chi.
E poi la sua Panda (che scuorno per la Napoli onesta e perbene!), rubata con tanto di scherno e invito ad andare via in cambio del suo ritrovamento e riconsegna.
Non è facile stare qua, nel paradiso abitato da diavoli.
Quante ne ha sopportate e ci dispiace, mi creda.
Lei per tanti è quello della massima “Uomini forti, destini forti, uomini deboli, destini deboli”, quello preciso e metodico durante gli allenamenti, quello che fa il cazziatone ai ragazzini che marinano la scuola per seguire gli allenamenti del Napoli a Castel Volturno.
Lei è quello che ha chiesto esplicitamente di essere fotografato da solo con un bambino di dieci anni, Luca, e di avere così fatto commuovere il papà e la mamma (l’umile scrivente di queste righe).
Lei è quello pacato anche quando si altera, anche quando non le manda a dire (e lei non le manda MAI a dire!).
Lei è quello delle connessioni tecniche, tattiche ed emotive, come ha meravigliosamente evidenziato l’ottimo Ciro Troise.
Lei è quello del “TUTTO PER LEI”, il motto, il mantra di questa stagione indimenticabile.
Lei è stato quello mai primo in Italia, quello che per tanti mette su squadre forti ma che, ad un certo punto della stagione, perdono brio e/o sbragano miseramente.
Questo è, Mister. O per lo meno, questo è stato fino a poche ore fa, perché siccome il destino va per i fatti suoi il più delle volte, nel paradiso abitato dai diavoli, la narrazione che l’ha riguardata è mutata a tal punto da consegnarla alla storia e all’eternità.
Qua così si usa, la vittoria del campionato non riguarda alcun riscatto o rivalsa della città et similia.
È calcio, è pallone, è passione e a Napoli è verace assai.
Ne stanno parlando i giornali di mezzo mondo e questo scudetto viene festeggiato nei posti più impensabili.
Ma lei questo lo sa, lo ha imparato bene in questi due anni.
Perciò benvenuto nell’eternità, Spallé, e grazie per questa gioia rumorosa!!!
Simona Cannaò