Carlos Tevez, El Apache salvato dal pallone

Cresciuto in un quartiere malfamato vicino a Buenos Aires, Carlos Tevez grazie al calcio ha cambiato un destino che pareva già scritto

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Il pallone che salva.

Salva dalle cattive compagnie, dal non lecito che spesso si presenta come unica opportunità, salva dalla legge violenta della strada che non ammette tentennamenti ma solo regolamenti di conti.

Carlos Tevez, attaccante argentino ex della Juventus e attualmente giocatore del Boca Junior, sa bene cosa vuol dire svincolarsi da un quartiere malfamato e da un destino che pare irrimediabilmente già tracciato.

A Fuerte Apache, barrio di Ciudadela, località vicino a Buenos Aires, l’esistenza del piccolo Carlitos è tutt’altro che serena; abbandonato dalla madre biologica e mai riconosciuto dal padre (che verrà ucciso in un regolamento di conti tra bande rivali), ha soltanto dieci mesi quando si ustiona gravemente con un bollitore di acqua bollente; due mesi di terapia intensiva e segni indelebili addosso.

Affidato agli zii materni (dai quali sarà legalmente adottato a quindici anni), il futuro Apache (come verrà soprannonimato per il quartiere di cui è originario) cresce in uno dei posti più difficili e pericolosi dell’Argentina, dove la popolazione censita sfiora le 60.000 unità ma si stima che almeno altri 40.000 vivano nell’ombra, come fantasmi dispersi tra crack, traffico d’armi e di droga, prostituzione.

“Quando era buio e guardavo fuori dalla finestra, quello che vedevi avrebbe spaventato chiunque. E dopo una certa ora non potevi neppure uscire in strada”.

racconta in un’intervista

Carlitos si tiene alla larga dalle tentazioni giocando a calcio in squadre come il Santa Clara e il Villareal dove le sue qualità vengono notate dagli osservatori del Boca Juniors che lo reclutano nella propria scuola di calcio, allontanandolo così dal contesto in cui vive e trasferendolo a Buenos Aires.

In un certo senso mettendolo al sicuro.

Le sue indubbie qualità in campo si notano già durante il suo iter nelle giovanili del club e l’estro di Tevez, fenomenale nel riuscire a scartare l’avversario e andare a rete, si perfeziona con il passaggio in prima squadra, nel 2001. 

Non stupisce dunque che con il Boca Juniors vinca tre volte il Pallone d’Oro del Sudamerica, il titolo di capocannoniere e la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Atene del 2004.

Il carattere duro di chi è cresciuto cercando di cavarsela da solo, ogni tanto però ritorna: risse con i paparazzi, qualche scazzottata di troppo e la decisione di trasferirsi in Brasile con il Corinthians per la cifra record di 20 milioni di dollari.

Dopo una militanza in alcune squadre inglesi, Tevez arriva alla Juventus  nel giugno del 2013 dove la sua fama di bad boys in realtà pare uno stimolo per trasformarlo in un leader della Vecchia Signora.

Con i bianconeri vince una Supercoppa italiana, due Campionati (2014 e 2015) e una Coppa Italia (2015).

Nella sua carriera El Apache è sempre stato un fuoriclasse dal carattere irrascibile, non proprio un angioletto insomma ma che ha sempre saputo infiammare le tifoserie.

Con il suo mantra: “Prendetemi così come sono o niente”.

 

Silvia Sanmory