Per tutti è rimasto il Sor Carletto, quello che ai suoi calciatori insegnava il rispetto e l’educazione, oltre che gli schemi di gioco.
Il Sor Magara, per la sua parlata tipicamente romanesca che divertiva ma che sapeva sempre trovare la frase più adatta a cancellare le delusioni, se necessario, senza essere smielato né diplomatico.
Carlo Mazzone è stato un uomo di calcio, un romanaccio genuino e diretto con un inizio da centro mediano nella Roma e nella Spal e un proseguo da allenatore; piglio paterno, duro quando serve, ha scoperto e lanciato talenti, da Antognoni a Totti.
Ma anche Roberto Baggio del quale in un’intervista dirà: “Poi Roberto Baggio. Altro rapporto speciale: gli voglio bene, è sempre stato silenzioso ma puntuale ed educato. Non l’ho visto una volta far pesare ai compagni il fatto che lui fosse Baggio”.
Nel Brescia si trova a gestire anche Pep Guardiola che più di una volta ha definito: “un calciatore di una serietà pazzesca che è stato per me un pò come un figlio”.
E’ diventata cosa nota la telefonata che Pep fece a Carlo pochi giorni prima della finale di Champions del 2009, disputata tra il Barcellona e il Manchester United, per invitarlo ad assistere alla partita in tribuna, vinta poi proprio dal Barcellona; Guardiola in quell’occasione dichiarò pubblicamente che il suo ex allenatore rappresentava per lui un esempio da seguire.
Mazzone ha debuttato nel 1968 sulla panchina dell’Ascoli e nel 2006 ha concluso la carriera nel Livorno; da li in poi Sor Carletto ha iniziato una seconda attività a tempo pieno, quella del nonno.
Tra l’Ascoli e il Livorno tante panchine con sqaudre più o meno di spicco: dalla Fiorentina (con due promozioni in tre anni sino alla massima serie) al Bologna, dal Cagliari (sotto la sua guida la sqaudra ha ottenuto la qualificazione alla Champions dopo 21 anni) sino alla Roma dove ha lanciato in prima squadra Francesco Totti.
Dopo l’esperienza romana Mazzone torna ad allenare il Bologna rimasto senza Baggio ma con Beppe Signori, riuscendo a guidare i rossoblu sino alle semifinali di Coppa Uefa e di Coppa Italia.
Arrivato sulla panchina del Brescia nel 2000 ha un’intuizione tattica di rilievo, ossia spostare Andrea Pirlo da mezzapunta a regista di centrocampo:
“Aveva bisogno di essere rapido, agile e veloce sia nei pensieri che nelle intuizioni. Lo portati centrale e leggermente arretrato, in modo che avesse il tempo giusto per pensare e inserirsi. Mi ringraziò, ma io risposi: ‘Devo essere io a dire grazie a te, sei tu che corri e giochi, io ti metto solo nelle condizioni migliori per farlo’ ”.
Del resto questa è sempre stata la sua filosofia, uno dei motivi che lo hanno portato ad essere un allenatore particolarmente amato e stimato dai suoi calciatori. Basta pensare a quanto Roberto Baggio fece mettere nel contratto con il Brescia la clausola che se Mazzone fosse andato via, avrebbe lasciato il club anche lui…
Sor Carletto è ricordato anche per il record che ancora oggi detiene: si è seduto su una panchina della massima serie per ben 795 volte.
Silvia Sanmory