Nonostante negli ultimi tempi si sia creata attenzione al movimento femminile di calcio italiano e siano state avviate delle iniziative volte alla sua promozione resta ancora ai margini di un sistema che in Italia troppo tardi sembra essersi mosso. Le calciatrici, silenziose e passionali, hanno provato a farsi notare nel panorama calcistico italiano, hanno rivendicato attenzione e interesse, hanno sperato che qualcosa cambiasse ma non è bastato.
Non è stato soddisfacente l’obbligo di istituire una sezione di calcio femminile all’interno di ogni Club di Serie A e B (da quest’anno c’è l’obbligo di tesseramento di almeno 20 calciatrici under 12 fino ad arrivare entro 3 anni alla creazione di squadre giovanissime ed allieve) e successivamente di Lega Pro e Serie D; non è bastato introdurre la possibilità di trasferimento del titolo sportivo che ha permesso a Fiorentina e Lazio di acquisire società femminili e a tanti altri Club di iniziare un percorso di collaborazione con i club dilettantistici già esistenti; non è stato sufficiente affidare a Cabrini il ruolo di coordinatore tecnico di tutte le selezioni Azzurre (aumentate con la creazione dell’Under 23 e dell’Under 16) e nemmeno il potenziamento degli staff delle Nazionali Femminili (allineandoli agli standard previsti per quelle Maschili).
Le calciatrici scioperano: salta la prima giornata prevista questo weekend. L’AIC, il sindacato dei calciatori e delle calciatrici italiani, ha spiegato che la causa dello sciopero è la mancata applicazione di alcune importanti modifiche nel sistema del calcio femminile già discusse nelle scorse settimane. “L’Associazione Italiana Calciatori annuncia che, stante il mancato riscontro scritto a quanto richiesto e concordato nel corso della riunione del Comitato Esecutivo del 6 ottobre, le calciatrici delle squadre di Serie A hanno manifestato la volontà di non disputare la 1a giornata di campionato prevista per sabato 17 e domenica 18 ottobre prossimi, astenendosi dallo svolgimento della loro attività sportiva“, si legge nella nota.
Le richieste principali delle calciatrici riguardano l’abolizione del vincolo sportivo, la possibilità di firmare contratti di più anni e soprattutto chiedono nuovi finanziamenti per lo sviluppo del calcio femminile. Inevitabile il caos (ma forse è l’unica maniera per far smuovere concretamene qualcosa).
La Lega Nazionale Dilettanti (gestore del calcio rosa) con un comunicato ha reso noto che «auspica un ripensamento rispetto alla decisione di non scendere in campo da parte delle calciatrici per senso di responsabilità e per dare sostegno al percorso avviato in favore del movimento del calcio femminile italiano». Aggiungendo che alcuni provvedimenti – come ad esempio l’erogazione di nuovi finanziamenti per lo sviluppo del calcio femminile – verranno presi già nelle prossime settimane.
I “maschietti” hanno appoggiato le loro colleghe. “Ho sentito diversi compagni che militano nelle squadre di serie A e ci sentiamo in dovere di appoggiare la protesta delle calciatrici” così il consigliere federale in quota Aic, Morgan De Sanctis manifesta la solidarietà degli uomini nei confronti del gentil sesso: “Dispiace essere arrivati a una prova di forza, ma finora sono state fatte solo promesse senza aver ottenuto nessun risultato concreto. Tutto il movimento femminile chiede risposte, ormai il vaso è colmo“.
Melania Gabbiadini, attaccante e capitano del Verona e sorella del giocatore del Napoli ha affermato “Noi tutte manteniamo questa linea, crediamo sia giusto così adesso. Non abbiamo nessun tipo di problema ad affrontare questo sciopero … Non abbiamo chiesto il mondo – ha detto all’Ansa – , non c’è stata volontà da parte loro e sapevano che c’era in aria lo sciopero“.
Non è della stessa opinione il c.t. della nazionale femminile, Cabrini : “Non è il momento giusto per uno sciopero – ha detto all’Adnkronos – Bisogna tenere in grande considerazione le problematiche del calcio femminile, ma la Figc sta facendo veramente dei passi molto importanti“.
Poca concretezza, dunque, lamentano le calciatrici italiane soprattutto sul tema dell’abolizione del vincolo sportivo che da anni è uno dei problemi più gravi per i calciatori dilettanti e per le calciatrici di alto livello, anche loro considerate formalmente dei dilettanti.
Ma di cosa si tratta precisamente? Il vincolo sportivo è un «legame associativo senza assennati limiti di tempo e senza possibilità di essere sciolto se non con il consenso della società di appartenenza» spiega Paolo Moro, un docente universitario di filosofia del diritto ed esperto di diritto sportivo. Un obbligo che lo stesso Damiano Tommasi, in qualità di presidente dell’AIC, da anni sostiene che vada abolito.
E’ evidente quanto la questione sia alquanto spinosa e crei una rottura all’interno dell’intero movimento calcistico italiano. Lo stanziamento di 500mila euro, procalmato da Tavecchio, per lo sviluppo del settore femminile non è stato sufficiente a scongiurare l’agitazione, perchè, si sa, le donne del calcio non si fanno certo sedurre dai soldi.
Caterina Autiero
(*immagine da storiedicalcio.altervista.org)