Calcio femminile, con il passaggio al professionismo, è l’anno della svolta

Il calcio femminile emancipato dalla riforma dello sport del governo Draghi, restituisce dignità e tutela alla categoria

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fonte immagine: profilo twitter Nazionale femminile https://twitter.com/AzzurreFIGC/status/1547297033823846400/photo/4

Sabato 27 agosto prenderà il via la Serie A femminile 2022-2023.
Sarà un campionato diverso, sarà il primo campionato femminile professionistico.

Già perchè, il 2022 sarà un anno non da dimenticare: le ragazze potranno dedicarsi completamente al calcio ed essere tutelate. 

Era nell’aria e si sentiva parlare da tempo: il calcio femminile finalmente si adegua ad altri campionati e viene riconosciuto come una professione a tutti gli effetti.

Una svolta importante e assolutamente necessaria al fine di consentire alle atlete di poter considerare una carriera il fare la calciatrice, pari ai colleghi maschi.

La Federazione ha uniformato i diritti salariali minimi della nuova Serie A femminile alla Serie C maschile, cioè di 26.000 euro lordi annui.

Il contratto professionistico prevede: 

  • contributi professionistici previdenziali per il fondo di fine carriera, pensione, tutele mediche per infortuni e maternità;
  • il riconoscimento dell’invalidità con relativa pensione nel caso le conseguenze degli infortuni compromettano la qualità della vita.

Fino ad ora, le ragazze destinavano lo spazio di allenamento verso sera dopo il lavoro così, veniva meno anche la competitività rispetto ad altre già convertite al professionismo.

Le atlete, adesso, non sarannpo più costrette a scegliere se privilegiare il lavoro o giocare a calcio. In questo modo, il settore recupera qualità.

Ma, non tutti i club hanno accolto la novità con entusiasmo…

E’ vero l’aumento dei costi, in contemporanea però dovrebbero aumentare le entrate,  soprattutto in introiti sulle compravendite delle giocatrici, contratti e sponsor televisivi. La FIGC peraltro finanzia il sistema con 3.500.000 di euro l’anno.

Tuttavia alcune società  saranno sostenute in vista di questo importante cambiamento, per reggere alle conseguenze dei costi.

Il calcio femminile in questo momento sta vivendo un exploit di consensi grazie alle ottime prestazioni della Nazionale italiana nel Campionato Mondiale e nelle qualificazioni aegli Europei, dove però non è riuscita ad andare oltre la fase a gironi, segno che il gap è ancora esistente e necessitano anni perchè si colmi.

Ragazze piene di grinta e determinazione al livello dei colleghi maschi con la dimostrazione di un particolare attaccamento alla maglia azzurra.

Il professionismo permetterà alle giocatrici di poter stilare singoli contratti diretti con le società o di sponsorizzazione.

Le retribuzioni sono ancora lontane anni luce da quelle maschili. Il calcio maschile muove cifre di denaro non comparabili a quelle  femminili, ma con la riforma dello sport del governo Draghi, una donna potrà dire “faccio la calciatrice” e ricevere i diritti del caso.

Calcio femminile, sì al professionismo ma guai a considerarlo un traguardo

E’ un inizio positivo che potrebbe non finire qui e riservare ancora sorprese in funzione della tutela delle calciatrici che giocano in Italia.

 

Cinzia Fresia