Calcio e scaramanzia: i riti dei nostri campioni

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Calcio e scaramanzia binomio indissolubile? Per alcuni sportivi i “rituali” pre-partita sono fondamentali, una conseguenza quasi scientifica dell’allenamento. Quelli che ci credono davvero non entrano in campo senza aver recitato prima la formuletta magica. E sono tanti, tantissimi i calciatori scaramantici. Diamo allora uno sguardo alle pratiche più simpatiche messe in atto da queste stelle mondiali e chissà che ripetendole non portino un po’ di fortuna anche a noi.

Leggendaria è la storia della maglietta di Pelè: dopo aver regalato, infatti, a un tifoso la sua maglietta, il campione brasiliano non riuscì più a giocare allo stesso modo tanto che decise di chiedere al malcapitato fan- “gatto nero” la restituzione della magica t-shirt. Esagerato come il suo talento, anche il rito propiziatorio di Maradona, che dopo la prima partita vinta ai Mondiali del 2010, prima di entrare in campo si muoveva così: foto a bordo campo con tutta la squadra, saluto ai tifosi, foto con un membro dello staff tecnico argentino, telefonata alle figlie Dalma e Giannina, ritorno negli spogliatoi, sguardo veloce a una copia del giornale di 24 anni prima che celebrava il secondo titolo mondiale vinto dalla sua Argentina e, infine, scendeva in campo (se restava tempo?!). Ancora, ricordiamo il grandissimo Gigi Riva che voleva giocare unicamente con la maglietta n.11 quasi come quel numero fosse una condizione preliminare del suo successo. Una sola volta dovette per forza di cose usare la maglietta n.9, il 27 marzo 1967 in occasione di Italia-Portogallo. Si ruppe una gamba! Casualità?

Tardelli giocò la sua ultima semifinale con un’immaginetta sacra all’interno dei parastinchi. Ci provò anche Trapattoni portando una bottiglietta d’acqua santa ai mondiali in Corea, ma contro l’arbitro Moreno neanche le forze soprannaturali potettero far qualcosa.  E ancora, Zambrotta, prima di ogni partita racconta di infilare sempre prima la scarpa destra e poi quella sinistra. Daniele De Rossi gioca sempre con una manica lunga e una corta: tutto è iniziato quando un avversario gli strappò la maglietta e il giocatore giallorosso dovette continuare a giocare la partita con un braccio coperto e l’altro no: da quel momento la sua prestazione fu formidabile, per cui da allora sempre in campo metà e metà. Carinissimo! Singolare il rito di Adrian Mutu: indossava sempre le mutande al contrario, e si muoveva benissimo.

 Walter Mazzarri  toglieva la giacca a inizio partita e restava a bordo campo solo con la camicia anche sotto la pioggia, mentre Galliani  non cambia mai la sua cravatta gialla. Addirittura la scaramanzia è arrivata proprio nelle strutture che ospitano le partite: a Napoli, il tunnel che va dagli spogliatoi al campo è pieno zeppo di immagini di Santi di ogni tipo, mentre a Cagliari il presidente Cellino ha deciso di eliminare dallo stadio la fila n.17, introducendo quella 16 bis.
Insomma, da nord a sud, da est a ovest, che siano principianti del football, o fuoriclasse, mister, presidenti, tutti a modo loro invocano la fortuna, richiedono un intervento divino e recitano qualche formula. E chissà se qualche volta non sia stata davvero una simpatica fatina a indirizzare quei palloni che resteranno nella storia del calcio mondiale.
Non lo sapremo mai…abracadabra!

Rosa Di Filippo