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Calcio dilettantistico e Covid-19, crescono le preoccupazioni

La Serie A si prepara a tornare in campo, ma cresce la preoccupazione per il calcio dilettantistico. A rischio il 30% delle società

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La Serie A si prepara – forse –  a tornare in campo.

Nessuna data ufficiale, nessun programma definitivo, ma sembra comunque che la ripartenza sia sempre più vicina. Dodici turni al termine, a cui si aggiungono altre quattro partite della 25esima giornata da recuperare: Atalanta-Sassuolo, Inter-Sampdoria, Torino-Parma e Verona-Cagliari. Un vero e proprio tour de force. Per alcuni club si devono sommare poi anche Coppa Italia, Champions League o Europa League. 

Nel primo caso eravamo rimasti alle semifinali, gare di andata giocate e gare di ritorno rimandate. Nella massima competizione europea Juventus e Napoli devono completare gli ottavi di finale, rispettivamente contro Lione e Barcellona. Già qualificata ai quarti invece l’Atalanta che aveva battuto, nel doppio turno, il Valencia. Diversa la situazione in Europa League. In questo caso infatti si devono ancora disputare gli ottavi. La Roma deve affrontare il Siviglia, mentre l’Inter deve vedersela con il Getafe. 

Cosimo Sibilia, Official Twitter
Cosimo Sibilia, Official Twitter

Una matassa difficile da sbrogliare e di cui si discute ormai da settimane. E il calcio dilettantistico invece? Si è fermato e non senza preoccupazioni. È  forte l’allarme lanciato dal Presidente della Lega nazionale dilettanti (LND), Cosimo Sibilia, che teme una  riduzione del 30% del numero di società calcistiche dilettantistiche italiane, in seguito all’emergenza sanitaria 

Ma quali sono i fattori che farebbero vacillare il calcio dilettantistico?

In primis i mancati incassi da stadio, che possono risultare un danno rilevante soprattutto per le società di Serie D. Per le categorie inferiori, questi ricavi, vengono solitamente utilizzati per coprire i costi di gestione corrente connessi all’attività continuativa sportiva. Una parte delle entrate viene quindi, automaticamente, a  mancare. Nel caso della Serie D, ci sono poi i rimborsi per calciatori, allenatori e dirigenti. Come previsto dall’articolo 29 punto 3 e dall’articolo 94 ter delle NOIF infatti, al momento della firma, i calciatori devono necessariamente sottoscrivere con la società sportiva anche un accordo di tipo economico, per far sì che il tesseramento risulti valido. Queste spese graverebbero in modo allarmante sulle casse delle società. 

Scuole calcio, Twitter

Altro grandissimo rischio, la perdita delle sponsorizzazioni da parte delle imprese locali, una delle principali fonti di ricavo. Gli imprenditori, dopo l’emergenza sanitaria, tenderanno a tutelare la continuità aziendale della loro attività principale e a sospendere, invece, eventuali investimenti nel mondo sportivo. Questo mancato introito metterebbe in ginocchio diverse associazioni sportive. Ma non si può non considerare anche la questione delle scuole calcio e delle iscrizioni dei bambini da cui, in molti casi, deriva buona parte degli introiti. 

Ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, Twitter

Di fronte a una situazione così drammatica, le istituzioni cercano di mobilitarsi per aiutare e sostenere il rilancio delle associazioni sportive. Il Ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, ha già annunciato un piano da 400 milioni di euro per salvaguardare e    promuovere il movimento dilettantistico. Ma anche le Regioni stanno pensando a diversi provvedimenti interni. Aiuti economici, per quanto possibile, anche a favore delle famiglie in difficoltà per consentire l’iscrizione dei figli alle attività sportive.

La situazione non è affatto semplice. La Serie A, da sempre, svolge un ruolo di locomotiva del calcio italiano, come sottolineato dal n.1 della Lega Paolo Dal Pino, ma non si possono lasciare indietro migliaia di realtà e oltre un milione di tesserati.

Alessandra Cangialosi

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