Calciatori e doping… ogni scusa è buona

Le più disparate e bizzarre scuse a cui i calciatori si aggrappano quando vengono tacciati di doping

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Ogni atleta durante la sua carriera sportiva deve essere molto preciso e scrupoloso circa l’uso di sostanze considerate dopanti, cioè  contenenti quei principi attivi il cui fine è di modificare la condizione psico-fisica dell’atleta e condizionarne la prestazione.

Ogni categoria di sport agonista ha un elenco di farmaci che possono contenere principi attivi associati a steroidi e quindi condizionare i risultati dell’attività sportiva.

Ogni sportivo tesserato che svolge l’attività come professionista è sempre tenuto ad essere reperibile per controlli anti-doping, in ogni momento della sua vita lavorativa, anche nel tempo libero.

Tra i crimini sportivi l’assunzione di doping è il più grave ed è punibile con reclusione e sanzioni pecuniarie verso chi, lo procura ad altri, lo somministra, lo vende, lo assume o favorisce comunque l’utilizzo di farmaci o di sostanze biologicamente o farmacologicamente attive non giustificate.

Sebbene la legge non lasci spazio ad interpretazioni, ogni tanto qualche atleta ci prova e ne fa uso forse anche per guarire prima da duri infortuni.

Ma non è facile farla franca perchè il sistema dietro al controllo funziona e in tutti gli sport vengono scoperti in flagrante. Ed ecco che per giustificarsi gli atleti formulano diverse scuse, a volte molto stravaganti.

Tra queste, il calciatore Marco Borriello, è quello che senza dubbio ha maggiore fantasia.

marco borriello
fonte immagine: profilo fb uff del calciatore

L’ex attaccante, nel 2006 (ai tempi in forza al Milan) disse di avere avuto un rapporto sessuale non protetto con la fidanzata di quel periodo (una nota soubrette argentina), la quale, per curare un’infezione vaginale, assumeva una crema al cortisone che lo avrebbe reso positivo ai controlli.

Nonostante la testimonianza dell’ex fidanzata fu condannato a tre mesi di squalifica.

Per giustificare i valori eccessivi di nandrolone (uno steroide), i calciatori Christian Bucchi e Salvatore Monaco dissero invece di aver esagerato con le bistecche di cinghiale.

Mentre i calciatori Fernando Couto e Manuele Blasi diedero la responsabilità a dei prodotti per capelli: uno shampoo fortificante per il primo e una lozione schiarente per il secondo.

Il calciatore brasiliano Santos Mozart ritenne responsabile della positività al doping la pomata al cortisone usata su una puntura di insetto accaduta alla figlia.

Il repertorio delle “cause” di positività alle sostanze dopanti si spreca arrivando al limite dell’ilarità…

Sono stati “pizzicati” atleti di ogni disciplina, dal calcio, al tennis, all’atletica, al ciclismo, fino al motociclismo con James “Bubba” Stewart, 2 volte campione del super cross americano, che prese ben 16 mesi di squalifica poichè positivo all’anfetamina.

Nemmeno super star come la campionessa di tennis Maria Sharapova è stata risparmiata perchè il doping non guarda in faccia nessuno.

 

Cinzia Fresia