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Il buono, il brutto e il cattivo a San Siro: questa Inter è ancora nostra

Il buono, il brutto e il cattivo D'Ambrosio, Nainggolan, Perisic si prendono la vittoria, l'Inter e San Siro. Non c'è due senza tre, ecco la terza vittoria consecutiva tanto bramata da Spalletti che può sorridere con il ritorno dei suoi pupilli

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Non c’è due senza tre e dopo i tre punti di sabato scorso contro il Parma al Tardini e la vittoria contro il Rapid Vienna nella capitale austriaca, l’Inter vince la terza partita consecutiva dopo le tre precedenti sconfitte. Dopo i due goal di Lautaro valsi tre punti nel primo caso e una mezza qualificazione agli ottavi di EL nel secondo, una terza vittoria consecutiva sarebbe stata panacea per quelli che erano e sono i dolorini nerazzurri che nelle scorse settimane ne hanno infastidito e influenzato la corsa.

Se contro il Rapid l’Inter ha faticato soprattutto davanti, nel pomeriggio di ieri al Meazza le nuvole sopra l’area avversaria si sono parzialmente distese. La squadra è cresciuta giocando e dopo un avvio lontano dall’eccellere durante il quale i padroni di casa sembrano limitarsi a prendere le misure ed esser prudenti, qualche guizzo in avanti non è bastato a scuotere una partita che fino a quel momento non sembra entusiasmare molto. Sul concludere del primo tempo la partita l’ex Milan Skriniar sblocca la partita con un siluro dalla distanza finito in rete ma D’Ambrosio è in posizione di offside e il guardalinee alza la bandierina tenendo a galla una Sampdoria lontana dall’essere la solita Samp lucida, cinica e ben organizzata tatticamente.

Inter vs Sampdoria, 2-1, esultanza

L’Inter non si perde d’animo e al contrario cresce nella ripresa. Spalletti prova a mischiare il mazzo e inserisce il portoghese Joao Mario al posto di Gagliardini che ha fatto una buona gara sia in fase di contenimento che in mezzo a cercare Lautaro, una buona verticalizzazione per quest’ultimo su un pallone che finisce tra i guanti di Audero dopo una carambolata di quattro rintocchi.

Il salto di qualità nerazzurro arriva nell’ultima mezzora: l’Inter aumenta intensità e qualità dai quindici metri in su, lì dove è mancata negli ultimi tempi. Vicina al vantaggio con Politano che su servizio di Ivan Perisic fa la barba al palo nell’ultima sua azione personale prima di lasciare il campo ad Antonio Candreva, si ripropone con l’ex biancoceleste che però non trova il pallone, ma quella di ieri è la serata dei ‘fischiati’ e a far sussultare la Nord ci pensano ‘il buono, il brutto e il cattivo’.

D’Ambrosio, Nainggolan, Perisic: il buono, il brutto e il cattivo

A dare carattere e colore ma anche e soprattutto risultato alla formazione meneghina sono Danilo D’Ambrosio, Radja Nainggolan e Ivan Perisic.

Ivan Perisic il cattivo

Il croato mercenario che ha fatto saltare nervi e serenità in quel di Appiano sul concludere del calciomercato dopo essere stato allettato da un’offerta dalla Premier e messo alla gogna dai tifosi per l’atteggiamento rivelatosi poco collimante alla causa nerazzurra e alla maglia che indossa. L’esterno sinistro recuperato dopo il leggero infortunio che lo aveva costretto alla panchina per un paio di match e tornato in campo nella scorsa gara casalinga, era stato crocifisso a partita in corso dai tifosi che non hanno atteso il triplice fischio per dargli addosso e pur non andando certo in paranoia non era comunque riuscito a rendersi determinante né nella sfortunata quanto aberrante gara contro il Bologna tantomeno a Parma dove la sua prestazione è stata chiaramente in crescendo rispetto alle ultime apparizioni. La prova di Vienna, orfana di Icardi, sembra avergli ridato quella linfa vitale che tanto aveva convinto nella seconda parte di stagione dello scorso anno e che il 44 di Spalato ha avuto modo di esprimere nel migliore dei modi in quel Mondiale concluso da eroe.

Se contro il Rapid ‘il terribile’ si era perso in qualche sfumatura di troppo pur convincendo parecchio, nel match di ieri pomeriggio ha dato il meglio di sé, portando a maturazione quel processo di (ri)crescita indiscutibile da chiunque. E’ proprio lui a impensierire e far tremare la difesa blucerchiata in più occasioni: prima del guizzo di D’Ambrosio una conclusione a giro stava per beffare un Audero però attento che manda in angolo, corner sul quale si fionda con un colpo di testa che però calibra malino sepedendo la palla sopra la traversa. L’Inter nel frattempo è cresciuta e l’atteggiamento del croato e del resto della squadra è quello giusto per cercare e trovare un gol che sembra essere nell’aria e sul quale influisce proprio lui.

Danilo D’Ambrosio il buono

In meno di un giro d’orologio il risultato si sblocca proprio grazie ad una miccia innescata ancora una volta dal tizio di cui sopra che serve un pallone al buon D’Ambrosio che sul secondo palo ne approfitta anticipando Murru e batte l’estremo difensore doriano: i nerazzurri passano finalmente in vantaggio e vanno finalmente in gol dopo una buona costruzione offensiva. Il terzino nerazzurro spesso messo in discussione è quello dei gol silenti ma talvolta decisivi a sbloccare partite che poi si rivelano fondamentali. L’ex Torino mai eccessivo, mai protagonista e mai fuori luogo rende onore ad una squadra e una società che spesso e volentieri soffre la sindrome delle prime donne. Considerato a inizio anno riserva di un poi sfortunato Vrsaljko, torna a contendersi la titolarità con il neo arrivato Cedric Soares con una situazione di vantaggio vista l’esperienza e malgrado la penuria di qualità sopraffine che spesso lo condannano a errori di cui si vorrebbe fare a meno non si esime mai dal mettere tutto l’impegno possibile nel dare un valido contributo alla squadra come il gol poi annullato contro il Rapid e la gara di ieri (condita da una più che buona prestazione al di là del gol) possono testimoniare.

Il gol di D’Ambrosio risveglia gli ospiti: su intuizione di un solito lungimirante Giampaolo entra Gabbiadini al posto di Saponara e l’ex Napoli ci mette meno di un minuto ad incidere anticipando il muro Skriniar che in un contrasto con Linetty perde sfortunatamente tempo e pallone e su un rimpallo calcia trasversalmente sull’angolino basso a destra battendo il capitano nerazzurro.

Radja Nainggolan il brutto

Ai presenti a San Siro sembra surreale, una gioia fin troppo effimera, lo stadio quasi si ammutolisce convinto di aver per l’ennesima volta perso l’occasione di vittoria sprecando la situazione di vantaggio e di entusiasmo che la rete di D’Ambrosio aveva innescato ma l’Inter c’è e malgrado nel cuore del tifo (la curva ndr) manchi la garra solita di quella che un tempo sembrava essere la tifoseria più bella d’Italia la squadra contro ogni pronostico non perde verve né si perde in psicodrammi tanto usuali in quel di San Siro.

Una reazione da Inter come piace a Spalletti

Palla al centro ed è subito pressione, con qualche pizzico di intercessione divina ma soprattutto senza nessun retro passaggio né tantomeno un arretramento i ragazzi di Spalletti reagiscono come l’allenatore chiede fino allo stremo quando parla di contraccolpo da Inter necessario a far gol e vincere e così è.

Ancora calcio d’angolo a favore dei padroni di casa, Candreva dalla bandierina la indirizza in area cercando Skriniar che va per colpirla ma allo slovacco contrastato gli si viene sporcato il pallone che però finisce appena fuori dall’area dove ad attenderlo c’è un immenso Radja Nainggolan che questa volta non sbaglia e mette a tacere tutti con un tiro dalla distanza che rimbalza due volte sul terreno prima di schizzare in rete alle spalle di Audero: 2-1 Inter ed è festa a San Siro che non stoppa il boato incessante neppure mentre Doveri controlla i monitor del VAR per assicurarsi circa la validità del gol.

Non c’è VAR che tenga, non questa volta, rete valida, il Meazza può finalmente esultare e a farlo pure quelli in campo, da De Vrij con l’esultanza sincera e bizzarra che ricorda quella di un bambino a quella rabbiosa e liberatoria del Ninja che come promesso ai troppi giri di parole si rifà con i giri di palla. Il brutto Radja, il ‘romanista infame’ venuto da Roma a rovinare l’Inter – così come è stato definito – non  si snatura mai e a chi, dopo la performance al Tardini gli chiese se il Ninja fosse tornato, risponde in perfetto stile Nainggolan a ricordare che il Ninja non è mai andato via.

Nessuna moina, nessun arruffianarsi nessuno, niente occhi dolci ma la solita brutta espressione di quando tira fuori tutta l’incazzatura che cova dentro. Il bad boy che odia lustrini e apparenze, carica il destro anche mezzo scomposto come contro il Bologna e quell’effetto palla da cartone animato si prende il vantaggio, la vittoria e l’ovazione finale alla quale resta indifferente perché, per l’appunto e non a caso, in stile Nainggolan non arruffiana e non si fa arruffianare e mentre San Siro si alza in piedi urlando il suo nome esce dal campo magari sogghignando pure pensando chi, contro il Bologna, gli dava del ‘romanista di merda’.

La crocifissione di Nainggolan, capro espiatorio di chi ha la memoria corta

L’Inter rompe finalmente l’incantesimo torna a vincere a San Siro e si prende la terza agognata vittoria segnando peraltro due gol, cosa che non accadeva dal 2 dicembre all’Olimpico contro la Roma (Benevento in Coppa Italia escluso) e forse Spalletti faceva bene a sorridere in conferenza pre match: i suoi pupilli son tornati rendendogli quella ragione che in molti gli avevano tolto anche a dispetto delle statistiche. 

 

Egle Patanè

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