Se oggi ci sono Messi e Neymar, un argentino e un brasiliano, compagni di squadra in Spagna, ma acerrimi nemici in Nazionale, tra gli anni sessanta e settanta c’erano Suarez e Facchetti a impreziosire il calcio, anche loro compagni in campionato, ma rivali con le rispettive nazionali. Quell’Inter era un po’ come questo Barcellona o forse ancora più grande, e quel Suarez per trofei, gol e vittorie fece la storia dell’Inter come Messi la sta facendo per il club blaugrana. I campioni così sono immortali, passeranno gli anni, ma si parlerà sempre di loro. Proprio oggi, 2 maggio, si festeggiano gli ottant’anni di Luisito Suarez, n. 10 della Grande Inter, che i tifosi, anche di altre generazioni, ricordano ancora con grande entusiasmo come dimostrano i tweet a lui dedicati.
Suarez arriva all’Inter nel 1961, fortemente voluto da Angelo Moratti, che per averlo spese ben 225 milioni delle vecchie lire, soldi poi usati dal club catalano per completare il Camp Nou. Non di certo un novellino, ma già un grande campione. Formatosi a La Coruña, città che gli ha dato i natali, tra le fila del Deportivo, viene poi acquistato nel 1954 dal Barcellona, con cui gioca fino al 1960 e vince in quello stesso anno il Pallone D’Oro davanti a Ferenc Puskás e Uwe Seeler. Con i catalani 169 gare e 80 reti, ma nel 1961 Moratti, che gli aveva già messo gli occhi addosso da tempo, corona il sogno di portarlo a Milano. Il Barcellona, che l’ha reso un campione, resterà nel cuore di Suarez e la stima è reciproca, anche i tifosi ricorderanno sempre con tanta nostalgia quel giocatore che in quegli anni gli aveva fatti innamorare. Proprio qualche giorno fa Suarez ha regalato il Pallone d’Oro vinto nel 1960 alla società blaugrana, che lo esporrà nel suo museo. Queste le parole dello spagnolo: “Ho deciso che il premio si fermi definitivamente qui, in ricordo delle cose fatte con questo fantastico club. In quegli anni vincemmo molto, e ottenemmo molti trofei giocando anche un buonissimo calcio”.
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Negli anni a Milano, alla guida dell’Inter c’era Helenio Herrera, a cui si deve l’intuizione di aver trasformato tatticamente Suarez da mezzala a regista, ruolo che gli è valso il soprannome di “El arquitecto“, in cui riusciva a esprimersi al meglio e a fare la differenza in campo, grazie alla sua spiccata intelligenza e visione di gioco. Con il Barcellona ha vinto tanto, ma solo con l’Inter, riesce a sollevare per ben due volte il trofeo più ambito, l’allora Coppa dei Campioni. Tra i suoi successi in nerazzurro anche tre scudetti (1963, 1965 e 1966) e due Coppe Intercontinentali. Decide di finire la carriera a Genova con la maglia della Sampdoria, dove dal 1970 al 1973, anno del suo ritiro, colleziona tre salvezze consecutive.
Questo è Luisito Suarez, definito da tutti gli appassionati di calcio una vera e propria leggenda vivente. Noi della redazione di GolDiTaccoASpillo abbiamo voluto omaggiarlo così… BUON COMPLEANNO CAMPIONE!
Federica Di Bartolomeo