La storia di Marcelo Brozovic per i più sembra cominciare lo scorso 30 gennaio, quando, quasi allo scadere del mercato invernale, il croato dal nulla sembra essere in procinto di firmare un contratto che lo porterebbe via da Milano con destinazione Siviglia. Si spacca la piazza nerazzurra divisa tra chi darebbe ancora un po’ di fiducia al Lampard mai esploso e chi, invece, vorrebbe immediatamente monetizzare da quel croato che, stando al campo, sembra essere stato un ennesimo abbaglio e delusione.
Ultim’ora Brozovic sta per firmare col Siviglia.
Ma il tempo di diventare notizia è già smentita. Fermi tutti, Marcelo non va da nessuna parte. Da Appiano si è sollevata una cornetta che è squillata direttamente al Melià. Spalletti non intende perdere il 77 nerazzurro, specie perché Pastore, lo sa già, contro ogni pronostico e auspicio non arriverà: 500 mila euro di prestito + altrettanti di bonus e un riscatto fissato a 28 mln che l’Inter è costretta a rifiutare e l’indomani Marcelo è di nuovo alla Pinetina ad allenarsi ai voleri di Spalletti.
E’ di nuovo titubanza, da un lato gli entusiasta alla sua permanenza, dall’altro gli scontenti, che a loro volta si dividono in due rami: gli esattori, quelli secondo i quali sarebbe dovuto andar via ‘per il bene del bilancio’ e quelli che ‘è un brocco svogliato, non ci servirà mai davvero’.
Ma poi arriva il Benevento in casa, Brozovic titolare e una prestazione neanche così pessima rispetto a quelle precedenti, la sostituzione e i fischi da parte di San Siro – di nuovo dopo quelli con il Bologna ai quale aveva risposto polemicamente, applaudendo – che sembra non voler più perdonare nulla specie dopo la sconfitta a Genova. La parabola discendente del croato che sembrava voler scalare la vetta dell’Olimpo a giudicare dall’appellativo che si era auto-attribuito appariva inesorabile.
E invece Marcelo ha stupito scombinando le carte e sovvertendo le regole: la partita successiva, è ancora contro una campana, ma stavolta agli antipodi del Benevento che malgrado a Milano avesse fatto veder le streghe agli uomini di Spalletti, si è comunque dovuta arrendere ad un risultato a favore dei padroni di casa. Questa volta da affrontare c’era il Napoli in piena corsa scudetto e alla convulsa caccia di punti, contro ogni immaginazione, sul tabellone, al momento della formazione compare ancora una volta il 77.
Da Inter-Napoli al Camp Nou, passando per la finale di Coppa del Mondo
Ma dalle stelle alle stalle, dai fischi agli applausi, Brozovic imbastisce una prestazione da 7 se non più, voto quasi mai più sceso e che al contrario è maturato con il passare delle settimane. Effetto Mondiale, gli rimproveravano i molti che temevano un’opportunistica crescita dovuta alla convocazione in ballo per Russia 2018, convocazione che dopo un ottimo finale di stagione in nerazzurro, finito tra l’altro nel migliore dei modi, arriva regalandogli una vera e propria consacrazione.
In mediana al fianco di Rakitic ha convinto al punto da costringere un riadattamento di ruoli finalizzate ad un suo inserimento diventato ormai titolarità fissa, in maglia croata dopo averla conquistata in nerazzurro. Anche all’Inter, Brozo che si è sempre contraddistinto per la sua versatilità ha finalmente trovato stabilità di ruolo lì dove non esiste stabilità. Almeno non per lui. La bella avventura in Russia ha irrobustito le spalle del centrocampista che nell’undici di Spalletti è imprescindibile e vitale.
Già dopo quell’ormai lontano Inter-Napoli la titolarità era diventata obbligo ma è con la nuova stagione che il bizzarro e strambo centrocampista dal ciuffo sempre più ossigenato è davvero diventato un’istituzione dalla quale privarsi è praticamente impossibile.
Dopo Barcellona abbiamo parlato di Brozo-dipendenza e non a torto spulciando i numeri che qualche giorno fa ha stilato la GdS: con 688 passaggi è il giocatore che ne effettua il numero più alto a partita, nonché quello con il più alto numero di passaggi riusciti di tutto il campionato italiano (384), meglio sia di Pjanic che di Allan; ma non è finita perché Brozovic è pure il giocatore con più contrasti vinti di tutta la Serie A, 25 in tutto, mentre è secondo per chilometri percorsi a partita 11,9 e il 9° giocatore nel numero di palloni recuperati, primo nerazzurro.
E proprio a Barcellona nel maestoso Camp Nou dove il classe ’92 non aveva mai giocato, nello stadio in cui giocano gli dei, lì dove tutti i bambini sognano una serata tutta per sé, si è reso epico e i riflettori su di sé li ha attirati davvero. Intuendo prima di tutti la traiettoria della palla in quella velenosa punizione del Pistolero, si lascia scivolare praticamente sotto la barriera riuscendo a respingerla di schiena ed evitando possibili complicazioni ad una partita già tutt’altro che semplice.
Forse l’unico a brillare, esce da eroe dal Camp Nou e lui, che quella parte di sé buffa e infantile non l’ha persa neanche con la maturità che la nascita della figlia gli ha regalato ne ha fatto un’altra epica icona auto-ironica inventando la mossa del coccodrillo.
Buon compleanno Epic
Il ragazzino che nel 2015 è approdato a Milano dallo Dinamo Zagabria per 3 milioni di euro con obbligo di riscatto fissato a 5 milioni, poco più di tre settimane fa ha firmato il rinnovo che lo legherà ancora ai nerazzurri fino al 2022, con una clausola fissata a 60 mln valida solo per l’estero.
Dai 500 mila euro di prestito al Siviglia e soprattutto dai 28 mln previsti per il riscatto, Brozo è parecchio lontano malgrado le offerte di mercato siano sempre dietro l’angolo a far capolino. Né Spalletti, né tantomeno l’Inter e i nerazzurri vogliono fare a meno di un Marcelo che su quel tanto agognato Olimpo ha tutte le carte per salirci.
Non mancano infatti le coccole al vicecampione del Mondo che meno di ventiquattro ore fa ha collezionato un altro successo con la Nazionale, in Nations League vincendo 3-2 contro la Spagna, partita durante la quale non si è risparmiato nell’esprimere la sua qualità. Regalo di compleanno perfetto arrivato con un giro di orologio in anticipo per il centrocampista che oggi compie 26 anni. L’Inter infatti per l’occasione lo celebra augurandogli un compleanno Epico.
Da Inter-Napoli a Inter-Napoli…un bruco diventato farfalla
Marcelo ha deluso le aspettative di chi avrebbe voluto in lui un nuovo Lampard, specie perché malgrado i tentativi di un ormai lontano Mancini che provava ad impiantarlo nella trequarti, Brozo ha peregrinato parecchio prima di trovare la zona fertile che lo rendesse libero di spaziare e produrre. Già ai tempi del Mancio sebbene a sprazzi discontinui, regalava qualche perla qualitativa come quella notte, sempre a San Siro e sempre contro il Napoli, alle origini di quell’Epic diventato ormai virale in Italia, in Croazia e nel resto d’Europa. Ma proprio agli inizi, quella Epic Mania sembrava parecchio ingiustificata così come l’entusiasmo effimero che le sue prestazioni altalenanti lasciavano.
Il discontinuo e fluttuante 77 necessitava di una stabilità e quadra che probabilmente nessuno fino a quel momento era riuscito a trovare secondo le doti che non riusciva a sopprimere, prime fra tutti la fantasia e l’irrefrenabile inclinazione a muoversi continuamente alla ricerca del pallone. Sulla trequarti, così come da esterno alto, sprecava troppo: l’ostinatezza ad insinuarsi tra le linee alla ricerca della palla, quanto quella di retrocedere aiutando nella manovra di copertura gli imponevano una maggiore fatica, pagata poi nelle imprecisioni in zona d’attacco.
Con Spalletti la posizione del croato in mediana è stata praticamente assodata da quel famoso Inter-Napoli (11 marzo 2018), punto di rottura nella metamorfosi da bruco a farfalla. In un centrocampo a 3, è quasi sempre preferito al centro potendo anche essere impiegato come mezz’ala, ma il ruolo che più gli si addice è in mediana a sinistra, ma può anche occupare la destra senza alcuna fatica, nel 4-2-3-1, modulo preferito da Spalletti e da Dalić che però, a differenza di Spalletti, gode di quell’altro centrocampista croato che all’Inter sognano già da quest’estate, lo stesso che ieri era in foto con Marcelino e che con lo stesso più volte si scambiava in partita. In fase di non possesso Modric arretrava in centrocampo variando, talvolta al centro, talvolta mezz’ala lasciando che ad accentrarsi fosse il nerazzurro (quello attuale). Il risultato è stato dei più entusiasmanti, faville in quel Zagabria dove la Epic Mania è sempre più dilagante. E Spalletti se la gode, la partita quanto la soddisfazione della metamorfosi che ha scatenato, rendendo farfalla quel bruco immaturo. E chissà che Ausilio e Marotta (in arrivo) non confezionino un altro regalo di (non) compleanno con consegna a gennaio, in quel caso probabilmente la consacrazione sarebbe Epica davvero. Per Brozovic e per Spalletti, la ‘Luce’ di quella che per Marcelo (restando in gioco di nomi) è stata una vera e propria Aurora.
Egle Patanè