Hanno fatto molto parlare gli avvenimenti dell’ultima giornata di Bundesliga, in cui sono stati coinvolti praticamente tutti i club tedeschi.
La situazione ha avuto il suo culmine durante la sfida tra Hoffenheim e Bayern Monaco, gara che i bavaresi, pur giocando fuori casa, hanno archiviato in poco tempo con un perentorio 0-6.
Al 70’ minuto però gli ultras del Bayern espongono uno striscione offensivo nei confronti di Dietmar Hopp, il presidente dell’Hoffenheim, seguito poi da cori altrettanto anti-sportivi.
Non è la prima volta che la Germania calcistica si schiera contro il padron della squadra.
Il motivo? In Bundesliga vige una regola secondo cui i club devono avere come soci di maggioranza (per almeno il 51%) i propri sostenitori.
Ciò garantisce la competitività e la sopravvivenza di una forte passione calcistica.
Insomma: il calcio è nelle mani dei tifosi, una vera e propria innovazione rispetto a tutti gli altri campionati europei.
L’Hoffenheim però è stato sovvenzionato privatamente da Hopp da più di 20 anni ed è qui che la regola precedentemente citata si annulla, suscitando il malcontento di tutti gli ultras del paese.
L’arbitro si è visto costretto a fermare la partita per 10 minuti, con il rischio che il Bayern perdesse la sfida a tavolino.
Ecco che sono intervenuti i giocatori bavaresi, che non le hanno mandate a dire ai propri tifosi. Sia giocatori di personalità come Jerome Boateng che lo staff sportivo del Bayern si sono recati sotto il settore ospiti chiedendo ai tifosi di smetterla immediatamente.
La vera presa di posizione avviene però alla ripresa della gara quando Bayern ed Hoffenheim, messesi d’accordo nei tunnel, restano nel cerchio di centrocampo a palleggiare fino al fischio finale.
Una mossa sovversiva che ha dell’incredibile, una squadra di calcio che in nome della sportività si rifiuta di giocare per i suoi stessi tifosi.
Alla fine della partita tutti e due i team con i rispettivi presidenti si raccoglieranno sotto il settore per applaudire solidalmente Hopp.
Il sipario non cambia nelle altre gare di Bundes ma i giocatori tedeschi di ogni club reagiscono allo stesso modo, qualunque sia il risultato o il minuto di gioco. I capitani rimproverano severamente i propri ultras e li incitano a smetterla immediatamente.
Il Lipsia metterà su una coreografia molto bella nel posticipo con il Leverkusen invitando tutti alla solidarietà e alla sportività.
Thomas Müller ribadisce fortemente sui suoi canali social: non è questo il calcio che vogliamo!
Un gesto molto forte da parte di una squadra vicinissima ai propri tifosi, tanto da ritirare in loro onore la maglia numero 12.
Avvenimenti simili dovrebbero essere presi ad esempio da molti paesi, soprattutto dalla nostra Serie A, dove gli ultras hanno giocato sempre un ruolo di rilevanza.
Il calcio non può essere stare tra le mani di poche persone, spesso anche sporche. È da troppo tempo ormai che l’atteggiamento degli ultras si allontana dal supporto sportivo ed onesto. È successo all’Inter, è successo al Napoli, e nessuna società ha mai mostrato interesse nell’opporsi a questa situazione.
Spesso in Italia chi è ai piani alti lo dimentica: il calcio è di chi lo ama.
Federica Vitali