Buffon è stato protagonista de L’Intervista di Maurizio Costanzo: tanti i temi toccati della vita del calciatore che è prima di tutto un uomo con le sue debolezze
Dietro un Campione c’è un Uomo: fragilità, debolezze, sogni, momenti esilaranti e pagine tristi legate alla carriera ma anche alla sfera privata perchè, anche se agli occhi di molti un campione vive una condizione da privilegiato, la realtà è che quando si toccano sentimenti, obiettivi, valori, si è tutti umani.
"Vorrei che uscisse da questa intervista la verità, cioè chi sono io" Venite con noi dietro le quinte della quarta puntata de #Lintervista con @gianluigibuffon! https://t.co/XzUxMAP00d
— Maurizio Costanzo (@Costanzo) February 13, 2018
Puoi essere considerato il numero 1, un Supereroe, un esempio, ma questo non significa non vivere, come ognuno di noi, le gioie e le delusioni che riserva la vita. Lo dimostra Buffon nelle sue parole rilasciate a L’Intervista di Maurizio Costanzo andata in onda ieri, nella seconda serata, su Canale 5. Parole, quelle del capitano bianconero che hanno fatto emergere l’Uomo prima del Campione.
“L’Intervista” inizia con in sottofondo la colonna sonora delle emozioni indelebili vissute nel 2006 quando l’Italia, in Germania, ha vinto la Coppa del Mondo. Uno scorrere di immagini significative di quel momento altissimo fino alle lacrime recenti per la mancata qualificazione a Russia 2018: una ferita recente che la carriera e la vita ha inflitto a un ormai quarantenne Buffon. Tanta commozione nei suoi occhi nel rivivere quei due momenti emozionali divergenti: la gioia immensa «la vittoria in Germania è il momento più alto che un giocatore spera di vivere… è stata una vittoria costruita attraverso numerose difficoltà di gruppo e individuali che ci hanno unito» e lo struggimento «..sono stati giorni molto difficili… io volevo chiudere la carriera con il Mondiale perché penso che poteva essere l’occasione più bella per ricordare e onorare la mia carriera. Sarebbe stata una passerella finale perfetta. Purtroppo non è andata così …». Un Mondiale mancato che ha indotto Gigi a chiedere scusa ai bambini nell’immediato post gara contro la Svezia, perchè? «…il Buffon bambino, nel ’93, quando l’Italia non si qualificò per gli Europei, rimase molto deluso perchè non avrebbe potuto emozionarsi seguendo la sua Nazionale …».
Una carriera ricca di trofei e record assoluti ma, inevitabilmente, per quanto lunga e intensa, anche di momenti bui come Calciopoli e una depressione a dimostrazione che nessuno è immune alle avversità che riserva la vita.
Ma quando ha capito di voler indossare i guantoni da portiere? Su questo Buffon mostra il suo essere fatalista « io credo che ci sia un destino già scritto per ognuno di noi e il portiere era nel mio destino, io di mio, ho messo tanto impegno e devozione». Ma, se non avesse fatto il calciatore cosa avrebbe fatto? « pensavo di fare il professore di educazione fisica».
immagine da The Social Post
E invece, la sua è stata una vita a difendere i pali fino alla serie A: dall’esordio con il Parma in cui ammette di non aver provato paura « ero pervaso da gioia, avevo l’opportunità di farmi notare», fino al sodalizio con la Juve: vittorie «il primo scudetto dopo i due settimi posti è, per me, una delle pagine più belle in bianconero», retrocessione in B, i dubbi, le scelte, un legame ancora più forte, anche se ammette, senza dire quando, che ci sono stati due momenti in cui ha pensato di poter cambiare maglia.
Tanti i bivi che la vita gli ha messo sul cammino di calciatore ma anche di uomo, marito e padre. Parla delle sue donne: Alena Seredova grazie alla quale ha messo al mondo due bimbi e che, come dice Gigi, le va il merito dell’educazione e dei valori con i quali sono cresciuti; Ilaria D’Amico, conosciuta quando entrambi erano in una fase di crisi coi rispettivi compagni e con la quale c’è stata subito intesa e che oggi rappresenta la donna del «fino a che la morte non ci separerà».
Un excursus tra carriera e vita privata: la sua città, Carrara e alcune scelte imprenditoriali errate; i suoi genitori, le sue sorelle – tutti sportivi affermati- e il piccolo Buffon che « fin da piccolo avevo scelto già cosa amare: il calcio».
Ecco perchè risulta difficile terminare.
Inevitabilmente, la questione “guantoni al chiodo” è stata affrontata lasciando ancora tutti, egli stesso in primis, con il dubbio perchè come ha affermato Gigi «La verità è che un giocatore non smetterebbe mai di giocare».
Tanti, insomma, i temi toccati della vita del calciatore che è prima di tutto un Uomo.
Caterina Autiero