Bruno Giordano è stato uno dei più forti attaccanti del secolo scorso, ex di Lazio e Napoli; una carriera di tutto rispetto che ha conosciuto però infortuni, retrocessioni, tragedie famigliari e l’onta del carcere da innocente
Ha dovuto imparare a prendere la vita con filosofia, lui che guarda caso ha nel nome il rimando al noto filosofo che incuriosiva tanto il papà.
A lasciarsi alle spalle quell’arresto, portato via in manette dopo la partita Pescara – Lazio nel marzo del 1980 per accuse legate al famoso scandalo del calcioscommesse, condannato e poi assolto perché si leggerà negli atti “il fatto non sussiste”.
Sembra una beffa per chi, come Bruno Giordano, uno degli attaccanti più forti del secolo scorso, ex Lazio e Napoli, non ha mai neppure tenuto in mano un mazzo di carte; ma certe accuse, anche se si rivelano in seguito infondate, sono un macigno dal quale non ci si libera mai del tutto.
Semplicemente si impara a conviverci cercando un senso a certi accadimenti.
Cresciuto nel quartiere Trastevere dove tra i vicoli già si destreggiava egregiamente con il pallone da vero predestinato, Giordano ha passato l’infanzia e l’adolescenza nell’Oratorio Don Orione seguendo le indicazioni calcistiche e le dritte sulla vita da quello che in un certo senso è stato il suo primo allenatore, il don Pizzi.
Appena tredicenne viene reclutato tra le fila della Primavera della Lazio e questo nonostante gli scarpini prestati troppo grandi gli impediscano di brillare particolarmente; ma gli osservatori vedono in lui capacità e potenzialità infinite e non è un caso che anche grazie al suo supporto la Primavera vince il campionato.
Il suo esordio in Serie A avviene contro la Sampdoria nel 1975; un esordio in pompa magna tanto che è lui a segnare il gol della vittoria all’89° minuto.
Bruno Giordano il trasteverino della Lazio https://t.co/kA8vC2jqa9 pic.twitter.com/7beHx3EXuQ
— Romanticalciofili (@CalciofiliWorld) June 7, 2014
La stampa dell’epoca lo ribattezza “il moretto di Trastevere, un romano autentico per modello, fisico e sfrontatezza”.
Da li in poi si parlerà dei suoi tiri potenti e della sua indubbia classe in campo e Diego Armando Maradona parlerà di lui come del più bravo tra gli italiani con i quali ha giocato.
Dieci anni con la maglia biancoceleste sono valsi a Giordano il titolo di quarto bomber di sempre della storia della Lazio, 108 gol realizzati e la vittoria della classifica cannonieri nel 1979.
Con lo scandalo del calcio scommesse del 1980 la Lazio fu retrocessa in Serie B d’ufficio: rientrato in squadra dopo l’assoluzione in giudizio, con le sue reti Giordano ha contribuito a riportare la squadra verso la promozione in Serie A nel campionato del 1982 – 83.
Nel Napoli di Diego Armando Maradona, Giordano arriva nel 1985; vince uno scudetto e una Coppa Italia nel 1987; nella squadra partenopea Giordano costituiva il famoso tridente d’attacco insieme a Maradona e Carnevale e poi con Maradona e Careca.
Una carriera di successi ma non facile, costellata da infortuni, retrocessioni, l’umiliazione del carcere da innocente e problemi famigliari.
E il rimpianto di non essere riuscito a concludere la carriera agonistica ritornando tra le fila della Lazio.