La Roma sbarca in Bolivia e più precisamente allo stadio “Víctor Agustín Ugarte” di Potosì, cittadina dello stato sudamericano famosa per la miniera d’argento e per essere una delle città più alte al mondo (4.090 metri). Se vogliamo essere più precisi, dobbiamo dire che in campo non ci sono andati i giocatori della Roma, ma solo le loro casacche. Avete letto bene. Quel giorno era in programma una partita valida per la seconda giornata del Torneo di Clausura, tra la squadra di casa il Real Potosí e il Ciclon, squadra di San Bernardo de Tarija.
Fin qui tutto normale, tranne che per un piccolo particolare: la maglia biancoazzurra del Ciclon è troppo simile a quella bianca del Real Potosí e il club non ne ha portata una di riserva, la partita è a rischio. Che fare allora? A risolvere il problema ci ha pensato un dirigente dei biancoazzurri: si è precipitato in un mercatino fuori dallo stadio e sulle bancarelle ha trovato delle maglie, identiche ma non originali, a quelle della As Roma. Ne ha comprato una dozzina e le ha portate nello spogliatoio dove i giocatori con un pennarello hanno scritto il proprio numero sulle spalle. È bastato questo all’arbitro per omologare le maglie e fischiare l’inizio del match. I colori giallorossi però non hanno portato fortuna al Ciclon, che ha perso per 4 a 0.
Nonostante la pesante sconfitta, i giocatori hanno avuto il loro “momento di gloria”: la vicenda ha suscitato l’interesse di Manuel Martinez, giornalista del “Paraguay Post Presse”, che ha pubblicato le foto dei giocatori del Ciclon con la maglia giallorossa sul proprio profilo twitter dove ha scritto:
“En el duelo entre Real Potosí y Ciclón, este último con problemas de indumentarias, usa la de la Roma pintada a mano“.
Barbara Roviello Ghiringhelli