Federico Bernardeschi e Davide Astori hanno condiviso minuti, trasferte, sconfitte e vittorie con la stessa maglia, quella viola della Fiorentina.
Un legame nato sul rettangolo verde, soprattutto per la straordinaria capacità di Davide di entrare in empatia con i propri compagni:
“Era uno di quei ragazzi che erano appena nati per essere un leader, sai? Ogni giorno in allenamento, ci ha mostrato la strada. Era uno spirito così caldo, così amorevole e gentile” .
Così lo descrive Federico a The Players Tribune, cercando di spiegare quel rapporto che si è addirittura rafforzato con la morte del Capitano Viola. Perché – forse pochi lo sanno – Bernardeschi ha dovuto convivere per un certo periodo con una patologia cardiaca che ne ha minato le possibilità di carriera calcistica:
“A 16 anni, appena passato dall’Empoli alla Fiorentina, durante un controllo di routine mi dissero che qualcosa non andava e scoprirono che avevo il cuore allargato. Non sapevano quanto poteva essere grave e avrei anche potuto smettere di giocare. Mi dissero che mi dovevano monitorare e che avrei dovuto restare fermo per 6 mesi”.
Sei mesi difficilissimi per un ragazzino che si sente portare via i propri sogni.
Grazie a una dieta e ai farmaci, l’attaccante banconero ha superato il problema, ma ha anche imparato a sue spese quanto la vita sia attaccata a un esile filo. La morte di Davide, tradito proprio dal cuore, ha ricordato a Bernardeschi il suo passato e la gratitudine per tutto ciò che è arrivato dopo. Niente è certo, niente è scontato.
“Ogni volta che cerco di non pensare ai miei problemi cardiaci, la sua morte è un duro promemoria”…
Dopo la scomparsa di Astori (uno dei pochi che lo ha sostenuto, nel suo passaggio alla Juventus), Bernardeschi si è tatuato il numero dell’amico – il 13 – sulla pelle: forse per tenerlo ancora più stretto a sé, forse per non dimenticare mai la fragilità del nostro essere.
Ma la Fede che lo anima da sempre lo rende sicuro che un giorno, seppur lontano, lui e Davide si ritroveranno ancora in un posto ancor più bello del campo, un posto dal quale non andranno più via:
“Quando arriverò lì, la prima persona che chiederò di vedere sarà Davide. Amico mio, il nostro Capitano”.
Daniela Russo