Home Calcio Italiano Barella l’aquilotto che necessita di volare per irrobustire le ali da rapace

Barella l’aquilotto che necessita di volare per irrobustire le ali da rapace

Nicolò Barella uno più talentuosi calciatori del calcio italiano. La Nazionale, il primo gol azzurro, Verratti e Jorginho a conferma della necessità di volare per irrobustire le ali da rapace che possiede

0

Che Nicolò Barella sia uno più talentuosi calciatori del calcio italiano è un dato di fatto ormai bello e assodato ma il gol contro la Finlandia ne è il sigillo

Il centrocampista cagliaritano ha messo il sigillo del suo talento anche in Nazionale con la quale ha trovato la prima grande gioia. Contro la Finlandia, nella prima partita delle qualificazioni per Euro 2020, il 18 azzurro ha sferrato un destro dal limite dell’area sul quale nulla ha potuto Hradecky. Consacra così il suo cammino verso gli Europei del 2020 ai quali è più di un semplice candidato a giocarsi un ruolo da protagonista. E chissà che sia di buon auspicio, lui che fu uno dei grandi esclusi dalle qualificazioni per Russia 2018 al quale poi, gli esclusi furono tutti gli italiani.

Barella l'aquilotto che necessita di volare per irrobustire le ali da rapace
Getty Images

Sin dal suo insediamento, Roberto Mancini ha puntato sul classe ’97 individuando in lui quel perno determinante che avrebbe potuto fare la differenza in campo. E così è stato: sabato come nelle scorse occasioni contro Ucraina, Polonia, Portogallo e USA. Nelle scorse occasioni a mancare era stato proprio il gol, quello che Mancini continuava a chiedergli e arrivato proprio nell’appuntamento finora più importante.

Gol di Barella, una rete che vale l’orgoglio di una città intera

Nicolò Barella è il primo cagliaritano di nascita ad andare a segno con la maglia azzurra nonché il più giovane sardo ad andare in gol con la Nazionale. Ventidue anni, un mese e sedici giorni, dato che lo posiziona sul gradino più alto del podio, superando Gigi Riva (sardo per adozione e nell’immaginario collettivo ma nato a Leggiuno, in Lombardia) andato a segno a ventidue anni, undici mesi e venticinque giorni. Numeri che inorgogliscono una città e una regione ma soprattutto un popolo intero che vede in lui un gioiellino sempre più splendente di luce propria nonché una bandiera da sventolare alta. Non tutto gioia quel che luccica però, perché l’ultimo giocatore cagliaritano ad aver segnato in Nazionale era stato Davide Astori nella sua unica rete in azzurro nel match contro l’Uruguay in Confederations Cup.

Da quel 30 giugno 2013 sono passati quasi sei anni, e a mo’ di segno di uno strano destino che sa di passaggio di testimone, proprio a Udine, dove il povero Davide ci ha lasciati quella maledetta notte tra il 3 e il 4 marzo, la stella rossoblù fa brillare Cagliari di una luce ancora più grande, emozionando e rabbrividendo insieme.

Cagliari croce e delizia

Cagliari: città in cui il Capitano rossoblù è nato ma anche cresciuto e non soltanto calcisticamente. Il legame che intercorre tra lui e il Club sardo (come con la città) è radicato quasi inestricabilmente, almeno fino a questo momento. Tanto forte da fungere da deterrente, perché per lui lasciare la squadra sarebbe quasi una mancanza di rispetto, una separazione illecita e immorale.  

Se per i cagliaritani è simbolo e bandiera, per Maran è fondamentale e non tanto per una questione di cuore. Perno principale di una squadra aggrappatagli addosso, il classe ’97 è quella cerniera in campo e in Campionato. Quante gare Barella-dipendenti, il 18 rossoblù è quel traghettatore d’anime che spesso e volentieri ha portato il Cagliari lontano dall’inferno. Quattordicesima posizione e 30 punti, quote che senza le 29 presenze del Capitano (16 in Serie A, 3 in Coppa Italia) sarebbero, probabilmente, dimezzate. Una missione, la sua, che si vanificherebbe se solo abbandonasse la barca.

Che ne sarebbe del ‘calcio Casteddu’? Quesito tante volte postosi anche da Nicolò che, finora ha sempre scelto di restare.

Tuttavia il suo amato Cagliari, per quanto è vero che l’abbia coltivato e svezzato fino a tessere la stoffa del campione, altrettanto vero è che rappresenta un ostacolo parecchio invalidante nel suo processo di consacrazione. Tanto dovrebbe capire Giulini di cui comprendiamo le ragioni nel voler blindarlo o far fruttare un buon gruzzoletto da una sua possibile cessione. Manovre che finora hanno tarpato le ali di un aquilotto che altrove sarebbe già un vero e proprio rapace.

Inter.it

Barella è l’anima, il cuore e la pressione sanguigna della squadra di Maran, ma il suo talento nel mezzo del centrocampo cagliaritano vive quasi una deprimente solitudine di numeri primi. Nella continua e perenne lotta di sopravvivenza, il giocatore si ritrova oppresso tra incudine e martello, finendo con l’essere una Transiberiana nel bel mezzo di uno stepposo deserto. Dallo scorso anno a ora, seppur marginalmente, Barella è regredito. Uno sgarro alla sua personalità e intelligenza calcistica che vive flessioni che si amplificherebbero nel lungo periodo. I margini di crescita del giocatore sono ancora tantissimi e così come Nainggolan al quale è stato paragonato, il suo è un talento che bolle e che potrebbe esplodere solo alzando la fiamma.

Barella e la necessità di un reparto che ne irrobustisca le ali da rapace

Se un grande Club fungerebbe da sfiato di quel recipiente pieno di bollore, quello sul quale andrebbe ad influire è il rendimento e la crescita di un fuoriclasse a tutti gli effetti e costretto a un lavoro sporco e poco esplosivo. Imbrigliato tra le trame tattiche che Maran impone, soffre l’impossibilità anarchica che la sua indole istintiva gli detta. Paradossalmente Nicolò Barella soffre le aperture. Che siano di spazi o di tempi, Nicolò rende meglio nello stretto. In tal senso il dettame di gioco manciniano lo aiuta molto, specie perché a razionalizzare la manovra ci pensano Jorginho e Verratti che permettono lui di agire più d’istinto che di ragione.

Istinto confermato dai gialli di troppo che talvolta è ‘costretto’ a prendersi per la foga nel difendere il pallone non sempre ben calibrata. Barella di fatto soffre parecchio la necessità di conciliare ragione e istinto dando più volte modo dimostrazione di prediligere quest’ultimo soffrendo parecchio nell’elaborazione mentale. Come un irruente e dirompente artista, fatica ad uscire dalla peculiare attitudine di essere istintivo nelle scelte di movimento quanto di tempo. Velocità e ritmo sono le variabili di cui necessità per rendere al meglio, meglio che a Cagliari viene meno proprio per il lavoro oneroso che si ritrova a dover fare conciliando ‘ciò che sa fare‘ e ‘ciò di cui ha bisogno per fare‘. 

L’Unione Sarda

Le statistiche parlano per lui, tra i migliori nomi del campionato nostrano per ritocchi e recupero palla, è solito strappare palla all’avversario (spesso in scivolata), scaricare su un compagno e riprendersela. L’abilità nell’uno-due come quella di farsi carico del pallone per giocarlo immediatamente in mezzo al campo sono soltanto alcune delle tante espressioni della necessità di essere affiancato da giocatori con altrettante qualità.

Quanto dimostrato nelle uscite in maglia azzurra non è altro che il suggello di una necessità primaria che ha per esplodere e consacrarsi a tutti gli effetti. Elemento che corrobora ulteriormente le tesi secondo le quali la partenza da Cagliari è necessaria non soltanto per il prestigio di una big da aggiungere al cv. Barella ha bisogno di una squadra con un reparto attrezzato a dovere che possa irrobustire quelle ali che, irrobustite, gli consentirebbero di diventare il rapace che merita di essere. 

 

 

Egle Patanè

Exit mobile version