Che cosa ha rappresentato Baggio nella mia carriera? Mi ha reso bello il finale. Gestire Robi è stata una passeggiata. Era silenzioso, educato, rispettoso, umile. Non ha mai fatto pesare la sua grandezza. Era un amico che mi faceva vincere la domenica.
Queste le parole con cui Carlo Mazzone, sul proprio profilo Instagram, ricorda come il suo fiore all’occhiello, Roberto Baggio, approdò in quel di Brescia tra l’incredulità della gente.
Una telefonata buttata lì a provare qualcosa che aveva un che di assurdo: come poteva uno come il Divin Codino, che aveva vestito le maglie più gloriose, calarsi in una realtà come quella delle Rondinelle?
Eppure Mazzone ci ha creduto dal primo momento e con il suo entusiasmo ha trascinato immediatamente il presidente Corioni che segue il suo mister nell’idea apparentemente folle ma destinata a divenire realtà.
Siamo nel 2000 e Roberto ha voglia di una sfida diversa, soprattutto ha tanta voglia di tornare a indossare la maglia Azzurra, quella con la quale dal 1994 ha un conto aperto che resta tutt’oggi doloroso per lui.
Per Baggio là dove c’è da lottare, va bene. E accetta.
Il grande numero 10 si inserisce in un contesto che avrebbe fatto storia: con un Pirlo agli inizi della sua sfavillante carriera, Dario Hubner, i gemelli Filippini e in seguito addirittura un certo Josep Guardiola.
Il Brescia è quel mondo fortunato che ha visto nascere un’amicizia solida e insolita tra un mister e un suo giocatore, un giocatore dalla vita splendida ma anche tanto difficile, con il dito sempre puntato contro da accuse di egoismi e atteggiamenti da prima donna.
Mazzone è per Roberto Baggio, finalmente, un porto sicuro e una sicura comprensione del suo animo complesso e denso di sfaccettature.
L’incontro di due anime prima che di due professionisti destinate a comprendersi senza fatica.
Baggio è stato uno dei più grandi calciatori italiani di sempre. Ma è stato più grande come uomo. Sì, lo posso dire: l’uomo supera il giocatore…
Un legame che resiste nel tempo e che restituisce la bellezza di quello che talvolta il calcio può generare.
Cristian Zaccardo, Campione del Mondo nel 2006 e difensore inamovibile nell'undici titolare dell'Italia dal 2004 al 2007.
Quando ha conquistato la sua prima presenza con...