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Aurora Leone e i luoghi (pardon, gli hashtag) comuni

Aurora Leone e quell'atavico maschilismo celato dietro a chi sa solo riempirsi la bocca di hashtag

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Aurora Leone cacciata dal tavolo perché donna fa davvero notizia? Sarà perché non conoscete la vera mentalità dell’italiano medio tanto ancorata al Medioevo

Aurora Leone componente del gruppo comico The Jackal invitata a partecipare alla Partita del Cuore insieme al collega è stata allontanata da un tavolo dove erano presenti solo uomini in quanto donna.

E non solo. Dopo aver fatto presente di essere stata convocata insieme a tutti gli altri artisti per giocare la partita di beneficenza hanno provato a zittirla con un sonoro

Da quando in qua le donne giocano?

Fiumi di inchiostro da questa mattina si sprecano.

Valanghe di messaggi, post, igstories volti a manifestare solidarietà e dispiacere nei confronti dell’attrice.

Tutti increduli, contrariati, dispiaciuti.

Tutti che prendono le distanze da comportamenti inaccettabili nel 2021.

Ma siamo davvero sicuri che quanto successo ad Aurora Leone faccia così rumore?

Francamente la cosa non sorprende. Affatto.

La società di oggi ama tanto decantare i trend del momento.

Si parla di integrazione, fluidità sessuale, del Ddl ZAN senza nemmeno sapere di cosa si stia parlando.

Qualcuno probabilmente nemmeno avrà consultato Wikipedia (accennare a un dizionario mi sembrava un po’ azzardato).

Oggi si parla e si scrive per hashtag. Per trend. Per topic.

Siamo tutti a favore o contrari di un qualcosa quando questo qualcosa diventa la parola del giorno su Twitter.

Fa figo scrivere con un pennarello a caratteri cubitali sulla mano DDL ZAN e poi farsi un selfie.

Foto che diventa storia a uso e consumo di Instagram per una manciata di follower in più, che poi equivalgono a quei cinque minuti di celebrità a cui tutti hanno aspirato almeno una volta nella vita.

Ma poi, in realtà, chi siamo davvero?

E soprattutto cosa vogliamo?

Dalla società, dal mondo, dal nostro vicino di casa? Dal nostro futuro?

Si parla solo di e per sentito dire, conservando alla fine intatta quell’impostazione androcentrica, maschilista e patriarcale.

Da cui non ci sradicheremo mai.

Ci addoloriamo per Aurora Leone ma poi guardiamo diffidenti la donna di 40 anni senza figli.

Tifiamo per il ragazzo omosessuale in un reality show ma poi non affittiamo casa alle coppie gay.

I trans sulle copertine patinate sono dei gran fighi ma guai poi ad averceli come vicini.

Le top model di colore sono bellissime ma per carità mai avercene una come nuora.

Salviamo gli immigrati ma mica gli vorremmo offrire un posto di lavoro.

Le donne certo che possono occupare posti di potere, basta che poi alla prima maternità non si mettano a parlare di diritti.

Anzi, se non tornano a lavorare ancora meglio! C’è quel collega pronto come un avvoltoio a prenderne il posto. E lui – grazie al cielo – mica è dotato di ovaie!

E poi ci sono le donne precarie, a cui però i parenti augurano un marito.

Ci sono anche le donne indipendenti. Quelle che sì ci sono riuscite, ma che saranno sempre considerate delle fallite fino al giorno in cui non partoriranno.

Siamo tutte Aurora Leone. 

E voi che amate tanto riempirvi la bocca di belle parole, o meglio di hashtag, non siete che dei Flinstones 3.0.

Manca solo la clava, ma per tutto il resto regna ancora  – senza possibilità di far cessare le sue funzioni – il Medioevo.

Giusy Genovese