Compie 31 anni Radja Nainggolan. Il Ninja, ‘Re Anarchico’ controtendenza e fuori dagli schemi che cade, si rialza ma non abdica
‘Re‘ è ciò che significa ‘Radja‘ e Nainggolan come un re degno di nome tante volte è caduto, altrettante si è rialzato. Il Ninja cade ma poi si rialza, rinforzandosi. Un po’ come la sua cresta, la stessa che sembra crescere in misura direttamente proporzionale alle sue prestazioni. Sta crescendo la cresta, sta crescendo Radja. Da dimenticare le prestazioni contro Atalanta e Roma, se è vero che non è una rondine a far primavera allo stesso modo non è una Juventus a dare certezza che il Ninja sia tornato del tutto. Ma è la Juve a regalargli, se non una vittoria, un po’ di colore e gusto alla primavera. Forse un assaggio non assaporato del tutto a giudicare dalle parole di rammarico per la vittoria mancata, tuttavia il gol al settimo minuto gli ha regalato una vittoria personale che il buon ragazzino che c’è in lui tiene per sé.
Cagliari, il primo amore non si scorda mai
Il ragazzetto belga che Allegri non capì. La prima in A contro l’Inter e il primo gol contro il Bologna
Chi lo direbbe mai timido e riservato? Ma così era quel ragazzetto belga ventiduenne approdato al Cagliari quel lontano gennaio 2010 dopo aver militato in Serie B al Piacenza. Era gennaio 2010 e la sua prima volta calcò un campo di Serie A scendendo in campo contro l’Inter. Era l’Inter di Mourinho, mentre sulla panca rossoblù era l’epoca di Massimiliano Allegri con il quale non è mai scattato feeling. Fu tanta la panchina e anche la sfiducia crescente, specie dopo essere incappato nella prima Naingonellata della carriera in A…llegri.
In Serie A sì, ma anche con Allegri che il 28 maggio del 2010 lo spedì fuori rosa. I tanti indisponibili avevano spinto il livornese a dar fiducia al belga ma Radja e Brkljača per sfortunati equivoci arrivarono in clamoroso ritardo alla riunione prima della gara e fu sgabello. Tra Radja e Max non correva buon sangue e mentre il tecnico passava al Milan, Radja pian piano trovava se stesso facendosi scoprire anche dagli altri.
E’ il 31 ottobre 2010, il Cagliari ospita il Bologna e i sardi al 79esimo sono già avanti di una rete ma lui carica il destro e segna il raddoppio siglando il primo gol con la maglia rossoblù e in Serie A. Calcia un tiro dalla distanza e batte Viviano, consacrando quel tiro poi che negli anni diventerà il ‘gol alla Nainggo‘. Da quel giorno Cagliari si innamora di lui e lui si innamorerà di Cagliari, quel posto che per lui diventerà la sua prima vera casa in Italia. Nel capoluogo sardo colleziona 131 presenze, 7 gol e 6 assist ma nello scenario calcistico si impone come uno dei talenti più esplosivi della Penisola.
Radja, ‘re’ controtendenza: il giocatore che alle gabbie d’oro preferisce la vita
Tutti gli occhi puntati su di lui ma il ragazzo di Anversa diventato col tempo meno timido e più colorato e stravagante non vuole invischiarsi con quel sistema a lui sempre venuto stretto. Punta a restare lì dove il calcio è immischiato al cuore. All’oro delle grandi piazze preferisce la normalità e la genuinità degli affetti, a suo avviso più soddisfacenti di un ingaggio da capogiri. Niente Inter, niente Juve, niente Milan, né Premier. Radja resta a Cagliari. Almeno questo secondo i suoi desideri e fino a che Alessandro Beltrami, quel fratello maggiore che dal Belgio lo trascina in Italia prima al Piacenza e poi a Cagliari, desidera e designa per lui una grandezza proporzionale al talento di cui gode.
Piange e fa piangere due volte: quando arriva e quando parte. A Roma un addio peggiore di Cagliari
Bussa la Roma e il 7 gennaio del 2014 finisce col trasferirsi in Capitale. In lacrime e con la pena al cuore. Sbarcato a Roma le sfide erano più di una, specie per un ragazzaccio come lui che ama la vita fatta di contenuti più che di forme. Gli obblighi da adempiere, la quotidianità sconvolta, la nuova vita e i tanti paparazzi da evitare. La Capitale ha paura di stargli stretta ma ad ambientarsi ci mette pochissimo. Un mese e mezzo dopo il suo esordio in giallorosso scrive il suo nome sul tabellino. Senza mai dimenticare u Casteddu che porta sempre con sé come quei parastinchi con la bandiera sarda che continua imperterrito ad utilizzare specie i primi anni, con la Lupa amore fu.
Re di nome e di fatto: Radja Re di Roma
Roma diventa più di una semplice casa e la casacca giallorossa per Radja diventa una vera e propria seconda pelle. E’ Rudy Garcia il primo tecnico e trova titolarità e fiducia ma la vera svolta del belga arriva con Luciano Spalletti. Con il tecnico di Certaldo, di ritorno dopo l’addio di Garcia, si instaura un rapporto particolare che va oltre il campo, trovando in Luciano quella fiducia che probabilmente fino a quel momento solo Beltrami gli aveva concesso in toto. Tra i due è amore. Spalletti va oltre il calcio sorvolando su quegli aspetti che il mondo – dei media specialmente – additava come deterrenti per una carriera da campione. L’uno offriva fiducia, l’altro soddisfazione e l’anno migliore del belga è il 2016, quando proprio Spalletti lo consacra come uno dei giocatori più forti d’Europa.
Nainggolan da sempre controtendenza e paradossale
Le sue qualità rendono al meglio, anche senza essere la macchina perfetta né l’atleta più diligente. Radja è ribelle, selvaggio, rude e vederlo sorridere davanti le telecamere è quasi stranezza. Ma ciò che lo contraddistingue è la purezza e la trasparenza di un ragazzino che il lusso se l’è guadagnato dopo aver conosciuto l’esatto contrario di ricchezza e agiatezza. Non piacciono gli schemi a Radja, non piacciono i preconcetti, non piace il sistema e non fa niente per nasconderlo. Neppure ai paparazzi, ai social e alle polemiche. Le reti contro Atalanta, Napoli, Lazio, Milan, Fiorentina, ma soprattutto contro l’Inter a San Siro dove segna una doppietta e contro la Juventus in una partita durante la quale serve pure un assist: la sua consacrazione è completa. Roma lo incorona ‘Re’. Il suo vdm sale a dispetto di rumors, foto, video e indiscrezioni.
In campo come nella vita Nainggo salta e va oltre. E per dirla alla sua maniera, dimostra ciò che ha da dimostrare sempre e solo sul campo. Il sorriso che davanti le telecamere mostra solo a piccole dosi lo utilizza invece come reazione alle critiche e casi mediatici. Sbandiera la sua vita ritenuta anti etica per i canoni di un atleta, si schiera dalla parte dei cattivi. Un po’ come Batman e come Batman viene additato cavaliere della notte.
Punk save the king
Mentre la stampa si affanna nel tentativo – spesso ben riuscito – di ritrarlo con i tratti da anarchico punk degno di Johnny Rotten, lui entra nel cuore del calcio ma soprattutto di Roma. E Roma entra nel suo. Macina km, smista palloni, segna gol e ci mette faccia e grinta. Sempre. E quando non riesce, si affrange. Un po’ come quella volta a Cagliari quando prese due gialli consecutivi che gli costarono l’uscita anzitempo e la sconfitta. Un po’ come i due gol incassati l’anno scorso dal Liverpool di cui lui fu parte in causa. Un errore che non avrebbe mai voluto commettere e che siglò una parte della fine del sogno Champions. Ma Radja non demorde mai e secondo quel copione che il suo stesso dna impone, sul finale recupera al danno fatto realizzando un altro piccolo sogno, seppur rimasto a metà. Nel giro di cinque minuti mette a segno ben due reti e segna la prima (e la seconda) rete in Champions.
Da Champions a Champions e da sogni infranti o tenuti a metà ad un’altra dura separazione. La sua storia giallorossa viene interrotta e ancora una volta Radja si spezza in due: tra presente e passato, tra obblighi e voleri, tra ragione e sentimento. I rumors che lo legano ancora una volta all’Inter passano quasi in sordina sulle prime, ma in men che non si dica, l’affare si conclude. Spalletti chiama ancora e Radja con la complicità di Ausilio e Monchi, risponde. A dirla tutta, il suo trasferimento a Milano è un po’ una costrizione e ancora una volta, come a Cagliari, gli costa fin troppo.
Bella come Roma, stronza come Milano. Stasera mi sbronzo, domani ti amo
E magari arriverà il domani in cui Nainggolan amerà l’Inter. Forse… Con Radja d’altronde, niente è mai scontato. Se anche per Roma nutriva qualche iniziale riserbo, c’è chi auspica un epilogo analogo a quello avuto nella Capitale anche con l’Inter. Almeno a livello affettivo.
I ricorsi storici di Nainggolan
Da Inter a Inter…
La sua prima partita in Serie A Radja la giocò, seppur per soli sei minuti, proprio contro l’Inter. E chissà che lui, quel ragazzo che il calcio lo vive più come un hobby che una professione, la sua ultima partita non la giochi proprio con la maglia dell’Inter. Radja d’altronde ricade spesso in ricorsi storici e arrivato a Milano, così come a Cagliari, così come agli albori, la sua prima rete la segna contro il Bologna.
Da Spalletti a Spalletti
Quel giorno di settembre al Dall’Ara ricalca un altro trend che entusiasma Spalletti. Prima partita, primo gol come a Verona anni fa quando il tecnico di Certaldo in lui non vide un semplice centrocampista di contenimento ma un giocatore completo e totale, in parte rivelandolo. Coglie la grande capacità di dettare e intuire i tempi di inserimento, utili non solo in mezzo al campo ma anche in area. Gli re-inventa il ruolo e lo avanza tentando di sfruttarne a pieno la peculiarità da ariete da sfondamento che avrebbe potuto fruttare di più con maggior vicinanza alla porta. 17 gennaio 2016, Roma-Verona: prima partita, Radja è trequartista e va in gol.
Da Bologna a Bologna
Anche quest’anno contro il Bologna, Spalletti in panchina, esordio di Radja con la maglia nerazzurra in quello che sarebbe stato il Radja-Luciano 2.0. Trequartista, gol. Un esordio che fa sperare in meglio e che trova conferma ad Eindhoven quando al 44′ nella seconda gara di Champions con la Beneamata segna la rete dell’1-1 che consegna le chiavi ad Icardi per il gol-vittoria. Gli auspici si sono trovati però a fare i conti con gli infortuni e una stagione tribolata, rivelatasi la più ardua finora in carriera. L’infortunio al derby, le partite di Champions giocate a metà e non al massimo della forma, la sanzione disciplinare costata l’esclusione con il Napoli e due mesi abbondanti che lo hanno gettato in pasto ad un ciclone mediatico giunto all’apice con l’errore decisivo dal dischetto nella partita di Coppa Italia con la Lazio.
La crocifissione di Nainggolan, capro espiatorio di chi ha la memoria corta
Sul suo percorso ricade ancora il Bologna e contro i rossoblù Radja gioca 68 minuti che non convincono Spalletti e il pubblico nerazzurro visibilmente in controtendenza rispetto a luglio, quando la piazza si era mostrata entusiasta del suo arrivo, seppur mostrandosi comunque un po’ guardinga. La nord solleva un timido ma non troppo ‘Romanista de merda’ e qualche fischio. Radja esce silenzioso, a testa bassa senza guardare negli occhi nessuno. Il Ninja cova e tace. Come dinnanzi ai fantomatici audio che nel periodo natalizio avevano tenuto banco e di cui tuttora non si è appurata la veridicità, audio che però qualcosa di vero lo recitavano.
Inter: quando il caos e l’anarchia assumono i toni di un colpo di stato
“A me non importa, sto zitto, dimostrerò sul campo come ho sempre fatto”
L’Inter va a Parma e al Tardini Nainggolan fa una prestazione che rende onore alle sue parole. Entra e parla in campo dove insieme a Lautaro Martinez, l’altro colpevole dell’esclusione con la Lazio, trascina l’Inter fuori dall’abisso nel quale era stata relegata. La vittoria a Vienna e le due successive contro Samp e Rapid Vienna al ritorno portano ancora una volta la sua impronta e firma. Incorna i blucerchiati con il gol che consegna la vittoria all’Inter. Il pubblico cambia idea e mentre parte l’ovazione lui esce ancora a testa bassa, senza sorridere né dir nulla. Aveva già parlato a modo suo, sul campo. Seguono due assist in due partite consecutive, dati che rispondono a tutti gli scetticismi sulle parole di Spalletti. Poi un altro infortunio che complica la vita del giocatore, dell’allenatore e soprattutto della squadra già in emergenza assenze.
Al suo ritorno in campo, prestazioni molto buone si alternano ad altre in cui sembra ben lungi dall’essere se stesso, come con l’Atalanta o peggio ancora contro la sua ex Roma. Ancora una volta non mancano le critiche e i paragoni con Zaniolo. Ma ancora una volta Radja zittisce lì dove meglio può. Sul campo e nel migliore dei modi.
Allegri, da Cagliari alla Juve, ti ricordi di Radja?
“Meglio un titolo con la Roma che dieci con la Juventus”
Aveva detto qualche anno fa. Concetto sempre sbandierato: Radja Nainggolan la Juve l’ha sempre rifiutata. Perché? Perché rappresenta tutto ciò che non gli appartiene per natura. Lui così controtendenza e sofferente al sistema del quale fa parte, cuore impavido e animo selvaggio che quasi ormai una decina di anni fa aveva fatto presente di possedere e non voler mai perdere. Con quella storia che se fosse venuta fuori da un potrero di Buenos Aires avrebbe avuto una mistica differente, scelse il calcio come il calcio aveva scelto lui. Un po’ per sopravvivenza, un po’ per la predestinazione che il talento gli aveva attribuito, Radja ama il calcio con la stessa forza con la quale lo odia. Lo onora e disonora insieme, eroe e anti-eroe sotto lo stesso volto. L’atleta dalla vita fuori dagli schemi che entra in campo e aggiusta gli schemi. Lo sa questo Spalletti, che di lui ne conosce parecchie sfaccettature e lo schiera contro la Juventus da titolare.
Radja puro sangue anti-bianconero
Radja ha tutto da dimostrare. E lo fa, come sempre, quando meglio potrebbe: quando la sua stessa natura istintiva gli permette e impone di farlo. Sessanta minuti di puro sangue Nainggolan o di Nainggolan puro sangue. Grinta, intelligenza e tecnica gli regalano il sesto gol stagionale, uno dei migliori. Contro la Juventus, per la seconda volta in carriera e ancora una volta contro Massimiliano Allegri che magari dalla panchina ricorderà tutte le volte in cui non l’aveva creduto degno di fiducia. Un gol maestoso e imponente come l’esultanza esplosiva che imbruttisce quel volto da ragazzino cresciuto forse solo fisicamente.
Quando gli si chiede del gol, lui sorride prima di dirsi soddisfatto in parte vista la vittoria mancata e torna serio. Leggermente corrucciato, e perché no, anche un po’ scocciato di tutte quelle domande e formalità. Un gol contro la Juventus nel suo primo Derby d’Italia. Sotto quei tifosi che ancora non riconosce a pieno come suoi che urlano e si esaltano con una sua rete in una partita che passerà alla storia come l’Inter-Juve di Nainggolan e CR7.
Il Derby d’Italia smaschera Inter e Juve ma contraddice il gap tra le due
Non è più il vero Radja: trentun’anni, trentadue presenze, sei gol. Secondo miglior risultato in carriera.
E come se questo non bastasse, con la rete contro gli storici nemici mette in cassaforte un risultato che, mano alle statistiche, è il suo secondo miglior risultato. Nella stagione d’oro di Radja, 2016-17, Nainggolan segnò 14 reti in 53 partite. Più del doppio rispetto a quest’anno, ma messi a segno in 21 partite in più. Dato che ai più probabilmente sfugge. A tutti ma non a lui che in fin dei conti avrà le sue buon ragioni ad essere scocciato mentre viene spremuto davanti ai microfoni. Perché forse qualcosa da festeggiare il Ninja ce l’avrà avuto.
La Champions per l’Inter sembra essere un’impresa meno al cardiopalma rispetto allo scorso anno e questo è certo anche merito suo a dispetto di quanto si è disposti a vedere e ammettere. Con Radja in forma l’Inter ottiene risultati e prestazioni migliori. Secondo i numeri infatti la squadra nerazzurra che fino a febbraio sembrava Icardi dipendente risulta più Ninja e Brozo dipendente.
Se ne accorgono persino i più scettici e oggi scenderà in campo contro l’Udinese in una partita che in qualche modo potrebbe mettere al sicuro la qualificazione Champions. Da bianconeri a bianconeri, chissà che come nel 2014 quando alla Roma a Firenze regalò il gol del ritorno in UCL, non possa auto-regalarsi un altro gol Champions. In ottica di una stagione che, se meno sfortunata, mantenendo i ritmi di quella di quest’anno potrebbe regalare un Radja Nainggolan persino superiore a quanto visto in passato. Una vittoria a Udine oggi, se confezionata dal gol potrebbe contraddire una volta per tutte chi del Ninja si dice ancora scettico. E in quel caso, nel post partita non chiediamogli nulla, perché Radja stavolta avrebbe tanto di cui brindare.
Egle Patanè