Nata una sera del il 17 ottobre 1907, al tavolo di un’osteria, dalla passione di alcuni ragazzi (gli studenti liceali Eugenio Urio, Giulio e Ferruccio Amati, Alessandro Forlini e Giovanni Roberti) che si stavano innamorando del calcio.
Complice l’intuito di un insegnante di educazione fisica del liceo Sarpi, decisero di battezzarla con il nome di una mitologica Dea greca, Atalanta (tutto si fa risalire ad un primo articolo che faceva cenno della nascita della societa’ comparso sul principale quotidiano cittadino una mattina di meta’ ottobre del 1907).
Non una figura mitologica casuale, dal momento che era nota per le sue doti agonistiche. La sua storia narra di come si volle concedere in sposa solamente a chi l’avrebbe battuta in una gara di corsa, gara alla quale i perdenti sarebbero stati uccisi. Alla fine venne battuta da Ippomene grazie all’aiuto della dea Afrodite, e così Atalanta dovette sposarlo.
Fino al 1919 la squadra che portava il nome mitologico non aveva gli attuali colori neroazzurri, ma una maglia a strisce bianconere.
L’Atalanta Bergamasca Calcio oggi festeggia la sua storia sportiva e calcistica
È la squadra italiana di città non capoluogo di regione ad aver militato più a lungo nella massima serie.
Per questo record è entrata di diritto nell’immaginario sportivo nazionale come la “regina delle provinciali”.
Il club detiene il record assoluto di promozioni nel massimo campionato italiano.
Più di un secolo di storia, amore e passione che hanno reso la Dea il simbolo di una città: più di 15mila abbonati in una città di 120mila abitanti, sono numeri unici che non si raggiungono in nessun’altra parte d’Italia.
La Dea, Regina delle provinciali, è in splendida forma, con una storia alle spalle ma capace di non crogiolarsi bensì compire passi da gigante relativamente agli investimenti, e ai risultati sul campo che le riservano anche un grande futuro davanti.
Cara vecchia “Dea”, auguri.