Atalanta, il cuore batte più forte: “Dea Magica Dea, rinascerai”

Viaggio tra gli inni di Bergamo, tra le note predominanti di Facchinetti: la Dea - e la città - ce la faranno insieme

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Rinascerò, rinascerai.
Quanto tutto sarà finito torneremo a riveder le stelle.
Rinascerò, rinascerai.
La tempesta che ci travolge ci piega ma non ci spezzerà.
Siamo nati per combattere la sorte ma ogni volta abbiamo sempre vinto noi…”

Inizia così la canzone scritta a quattro mani da Roby Facchinetti e Stefano D’Orazio, i due ex Pooh, rivolta alla città che amano, una città gravemente ferita a causa dell’emergenza Covid-19. La loro Bergamo. Un inno alla rinascita e a quel DNA tipico bergamasco: la voglia di non arrendersi mai.

Dopo aver visto in televisione le immagini dei camion dell’esercito che trasportavano le salme dei miei concittadini, sono stato travolto dall’emozione, il pianto e la rabbia mi hanno portato al pianoforte e in pochi minuti è nata la musica e il titolo di “Rinascerò, rinascerai”. È stata un’ispirazione e un bisogno immediato, sentivo che dovevo fare qualcosa, in particolare per la mia città, così duramente colpita. La musica è la mia medicina migliore… Ho chiamato Stefano chiedendogli di affiancarmi nel progetto e affidando a lui il testo, che esprime perfettamente quello che ho provato, un matrimonio perfetto tra musica e parole. La canzone è il desiderio di rinascita e di speranza, una dedica a chi ci ha lasciato e ai loro familiari, un ringraziamento per tutti coloro che lavorano incessantemente al bene degli altri: medici, infermieri e tutto il personale ospedaliero, sono gli eroi e le eroine di questi nostri giorni. Una preghiera per una città che non si arrende. Questo periodo storico è peggio di una guerra perché in guerra suonava la sirena e si correva nei rifugi, dove ci si abbracciava, si piangeva, ci si emozionava insieme. Oggi i nostri rifugi sono le nostre case e non si può uscire perché Bergamo è un campo minato. In guerra i feriti non erano contagiosi, qui potenzialmente lo siamo tutti.

Trasformare il male in bene. Una scena horror in un messaggio di speranza. Di rinascita, appunto. Un pensiero per chi lotta in corsia e un per chi ha perso un proprio caro senza nemmeno la possibilità di rivolgergli l’ultimo saluto. L’ultimo bacio. 

Qualche giorno fa Roby mi ha chiamato con la voce rotta dal pianto tra un respiro e un silenzio mi ha raccontato della straziante visione alla quale aveva appena assistito… mezz’ora dopo stavo già cercando le parole più adatte a vestire la sua musica, parole di dolore, di fiducia, di riscatto. Bergamo è la mia seconda città, una città che mi ha adottato, mi ha accolto e dove ho trascorso i miei migliori anni di lavoro. “Rinascerò, rinascerai” vuole essere un semplice modo per fare anche noi la nostra piccola parte: questo noi sappiamo fare, la Musica, per un inno al futuro di una città ferita che “quando tutto sarà finito, tornerà a riveder le stelle,  ha raccontato D’Orazio. 

Il video mostra una bellissima Bergamo, intervallata dai volti del personale sanitario e testimonial dell’Atalanta come Mister Gasperini, Ilicic e Zapata. Tutti con un cartello in mano: “Rinascerò, rinascerai”.
Pare che Percassi lo farà suonare prima di ogni partita della squadra: “Non è ufficiale ma mi fa enormemente piacere, me l’ha detto il Presidente” ha detto Facchinetti.

E chi più dell’Atalanta ha saputo dimostrare di saper rinascere? Da piccola ‘squadretta’ a grande speranza europea non ha mai avuto paura delle rivali del continente.

Perché Bergamo e i bergamaschi, come amano dire nel loro dialetto, “mola mia”.

Alpini, ultras atalantini, imbianchini, elettricisti, tutti in prima linea semplicemente BERGAMASCHI.

Loro, tutti insieme hanno costruito un ospedale in meno di 10 giorni. E noi ci stupivamo della velocità dei cinesi! 

Quella città, quella squadra, quelle persone dentro di sé hanno la voglia di lottare, di non arrendersi mai, anche quando tutto sembra insormontabile. Ed è per questo che l’Atalanta è diventata così grande. 

ATALANTHEM – L’inno ufficiale della Dea, però, è Atalanthem, postato anche sul canale YouTube ufficiale della società.

Un brano composto nel 2017 da “I piccoli musicisti di Casazza”, una realtà piccola ma in continuo sviluppo, proprio come l’Atalanta, (la scelta di affidare il compito a loro non è infatti stato casuale) e che proprio ai tifosi bergamaschi non va giù (lo si può leggere sotto ai commenti del video). Come dargli torto?

Sembra un canto natalizio come scrivono ironicamente sul sito italiacanora.net:

Immaginate di stare allo stadio mentre strappate la vostra Peroni da 66 tra una bombetta e l’altra e, nel mentre, la curva inneggia all’unisono le note di Atalantem: ‘Un bambino salirà quelle scale col papà, lui lo guida proprio là, verso la libertà. Nerazzurri i suoi color, che emozioni con il gol, l’Atalanta e Bergamo è una vera Dea. Gli occhi brillan del bambino quando vede quella palla là e la spinta dello stadio è un grido che non puoi provar (?) e si gode e si rialza come un fulmine nel ciel, corri incontro alla vittoria magica Atalanta’. Non sapendo ancora bene come commentare la semantica di questo testo, che con molta probabilità è stato pensato da qualcuno che evidentemente non crede nel potere della tifoseria, soffermiamoci un attimo sulle sonorità. Perché mai una squadra di Serie A, come inno ufficiale, dovrebbe avere un canto natalizio? Ma soprattutto, un inno calcistico non dovrebbe fomentare i tifosi anziché fargli venire voglia di andare a raccogliere muschio per il Presepe?

Alle domande poste dal commentatore non possiamo rispondere ma possiamo pensare al futuro della Dea. A quel “Rinascerò, rinascerai” dedicata alla società orobica, squadra del cuore di Facchinetti, quella a cui 13 anni fa aveva dedicato “Dea, magica Dea, fai sognare questa tua città”.

Un inno a quella piccola squadra che ha saputo compiere grandi imprese.
In quell’anno si festeggiava un grande traguardo, i 100 anni di storia della Dea.

Oggi non possiamo permetterci di festeggiare.
L’80% dei bergamaschi ha avuto o ha il coronavirus.
Oggi c’è da rimboccarsi le maniche, senza mai lamentarsi, testa bassa e lavorare.
Com’è nella loro natura. E ogni tanto, con gli occhi lucidi, alzare lo sguardo al cielo come canta Facchinetti “quanto tutto sarà finito, torneremo a riveder le stelle” che non saranno quelle della Champions League, ma di chi non c’è più. Che saluteranno e incoraggeranno a ricominciare. Distanti ma vicini. Dea Magica Dea, rinascerai. Ne siamo certi. 

Il brano “Rinascerò rinascerai” è disponibile su tutte le piattaforme digitali. I proventi saranno interamente devoluti all’ospedale Papa Giovanni XXIII. 

Sara Montanelli