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Astori non ha mai lasciato la Viola: storia di una Fiorentina che gioca sempre in 12

Un anno senza Astori - ma con Astori - per la Viola: più forte, più unita nel nome del Capitano

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E’ trascorso esattamente un anno.

Morte Astori
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Un anno fa, mentre gli Italiani affluivano alle urne per cercare di cambiare le sorti del loro Paese, le radio trasmettevano la tragica notizia del decesso di Davide Astori. Tutti, appassionati di calcio e non, sono rimasti sotto shock.

Una morte che ha scosso profondamente gli animi e ha rischiato di lasciare macerie in casa della Fiorentina, squadra fragile, giovane e reduce da annate complicate.


ANSA/ MAURIZIO DEGL’INNOCENTI

La portata della tragedia si percepiva dalla lettera di Saponara, dalle parole strazianti di Milan Badelj durante i funerali. Si toccava quasi, tra la folla davanti al Franchi, attonita, accecata come se d’improvviso a Firenze si fosse spenta la luce.

Davide Astori era come una luce.

Eppure qualcosa di incredibile è successo. Si è percepito già dalla prima partita giocata dalla Viola senza il suo Capitano: quella contro il Benevento, a Firenze, quando Vitor Hugo, con il numero 31 (speculare al 13) segna il gol partita alle 13 in punto.

Il Messaggero

Tutto gira intorno a quel numero, il suo numero. Intorno a Astori.

Da quel momento è come se Davide sia sceso ogni volta in campo con i suoi. Che, partita dopo partita, si ricompattano nel nome di un dolore che non si può spiegare: perché non si può spiegare cosa voglia dire bussare alla porta di un compagno cui hai dato la buonanotte solo poche ore prima e vedere che quella porta non si apre. Non si aprirà mai più.

La Fiorentina ha concluso la scorsa stagione fuori dall’Europa League solo per il verdetto della Uefa sul Milan. Ha lottato e ottenuto dalla Lega che la fascia di Astori fosse conservata così com’era, senza essere snaturata, omologata. La sua maglia, rigorosamente ritirata, era tra le altre nello spogliatoio, alla prima di campionato. Come a ribadire che Davide è sempre lì in mezzo, tra i suoi. A urlare, a incitare, a guidare la nave.

Calciomercato.com

Lui non è mai andato via. Il suo spirito aleggia sul Franchi, tra la sua gente che puntualmente lo ricorda; è nelle parole di Pioli, nelle mani alzate al cielo di Pezzella, nella gioia di Chiesa che ne indossa la fascia con un rispetto quasi religioso. E’ quella spinta a superare il momento difficile per poi andare sul mercato e prendere Muriel, è in quella carica che travolge la Roma con una valanga di gol; è la voglia di essere ancora in zona Europa a lottare per un posto, è la semifinale di Coppa Italia, conquistata dopo anni.

Poteva essere la catastrofe, la disgregazione del gruppo. Poteva essere un peso troppo grande da sopportare, quella morte improvvisa. E invece la Fiorentina ha sorpreso tutti, ha sorpeso in primis se stessa, forse aveva paura di non farcela. Poi si è guardata indietro, si è guardata alle spalle e si è sentita protetta.

Astori non è ha mai lasciato la Viola: e la Fiorentina, da un anno a questa parte, gioca in 12. Con un giocatore che è il più speciale di tutti, anche se non lo possiamo più vedere.

“Per noi Davide NON E’ UN RICORDO che si attenua o si riaccende a seconda delle circostanze, semplicemente perché Davide non è un ricordo: Davide è una PRESENZA“.

(Anna e renato astori)

Daniela Russo

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