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Ariele Vincenti racconta Ago e quel silenzio che ancora fa rumore

Agostino DI Bartolomei - il Capitano Silenzioso della Roma amato da tutti - rivive attraverso il monologo di Ariele Vincenti. La nostra intervista esclusiva al regista e attore dello spettacolo in scena al teatro Ghione fino al 6 Ottobre.

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Ariele Vincenti e il suo Ago Di Bartolomei

 

Sono passati 25 anni da quando Agostino Di Bartolomei non c’è più.

Sono passati 25 anni da quando la sua assenza si è fatta presenza. Assordante. Rumorosa. Viva.

Perché spesso è il silenzio che riesce a parlare, più di mille altre parole.

Lo sa bene chi non l’ha mai dimenticato.

Lo sanno i suoi tifosi che con lui hanno gioito e pianto.

Lo sappiamo noi giornalisti che spesso lo abbiamo preso come esempio di un calcio che non c’è più. Quello elegante, bello, giocoso. Quello buono, che non si sa se rivedremo più.

Lo sa bene chi da diversi anni lavora per portare in campo una partita di calcio a lui dedicata o un trofeo che porta il suo nome.

Lo sa bene chi ha voluto portare sul palcoscenico di un teatro un suo ricordo.

Lo sa Ariele Vincenti, autore e attore di Ago, Capitano Silenzioso in scena dal 1 Ottobre al teatro Ghione.

Lo spettacolo è un’intenso monologo dedicato al capitano giallorosso. Quel Capitano Silenzioso che ancora oggi il nostro cuore riesce a “sentire”.

ariele vincenti
Ago, Capitano silenzioso al teatro Ghione fino al 6 Ottobre

In esclusiva sulle nostre pagine, a poche ore dalla prima teatrale, Ariele racconta il suo Ago.

Agostino, figura cara e rimpianta da tutti. Come sarà lo spettacolo che porterai in scena?

Molto semplice e diretto. E’ la storia di un giovane tifoso della Roma che il giorno dopo del triste evento racconta a un suo amico tutta l’infanzia passata con Agostino a Tor Marancia e la successiva carriera da calciatore.

Quando ho deciso di raccontare Ago, volevo farlo dal punto di vista del popolo, della gente comune. Cosa ha significato per la città di Roma avere una figura così importante non solo come calciatore ma come uomo. Di tutti quei valori che lui trasmetteva alle nuove generazioni e  fare in modo che arrivasse un messaggio ai giovani di oggi che non lo hanno potuto conoscere.

Ago, Capitano Silenzioso affronta il tema del silenzio –  lui era un uomo che parlava poco – e di quanto sia importante l’ascolto del silenzio. Oggi c’è sempre più rumore.

E poi ci sono mille aneddoti sullo stadio, c’è molta ironia, non si cade mai nel dramma. Non ho volutamente affrontato il tema della depressione, sarebbe stato banale e poco rispettoso nei suoi confronti.

Perché la scelta di dirottarti verso un monologo?

Neglu ultimi anni sto lavorando su diversi monologhi. Dopo Le Marocchinate ora questo su Di Bartolomei. Una storia a cui tengo molto.

Il monologo ti consente di lavorare bene su quello che vuoi raccontare.  Ti dà la possibilità di concentrarti sulle ricerche e sul lavoro di scrittura. Un lavoro molto più faticoso e lungo ma che ti consente una certa libertà sia dal punto di vista della ricerca, del recupero del materiale scritto e video, che dal punto di vista dell’interpretazione.

Ago il calciatore emarginato dal suo ambiente. Cosa direbbe del calcio di oggi se fosse ancora con noi?

Le stesse cose di 30 anni fa, senza dubbio. Lui non parlava, maa dava soltanto l’esempio e oggi farebbe così: darebbe rispetto e condivisione di gioia con il pubblico. Lancerebbe dei messaggi.

Cosa rappresenta per te la figura di Agostino Di Bartolomei?

La figura di un uomo educato e gentile che attraverso il suo comportamento fa da esempio. Rappresenta comunque una romanità che purtroppo è in via di estinzione.

Una persona che nonostante avesse raggiunto l’apice del successo non ha dimenticato le sue origini.

E poi è stato il mio primo eroe da bambino.

Quale messaggio vorresti che portassero a casa i giovanissimi che per ragioni anagrafiche non conoscono bene la storia di Ago?

Messaggi universali che siano di lealtà, di eleganza, il sapersi comportare con i giusti modi, senza alzare mai la voce.  Avere rispetto di tutte le persone con cui entriamo in contatto, il saper comunicare valori sani sia nello sport che nella vita.

Attraverso questa figura anche se distante vorrei che i più giovani riuscissero a cogliere tutti quei valori che lui trasmetteva.

Dopo quella di Ago c’è un’altra storia che vorresti portare in scena?

Dopo Le Marocchinate con Simone Cristicchi e la regia di Nicola Pistoia da cui sarà tratto un libro e questa di Agostino ne ho altre su cui lavorare, ma sarà una sorpresa, non vorrei sbilanciarmi!

 

Giusy Genovese

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