Argentina, la fine di un’era: il calcio senza cori, senza bandiere… e senza tifosi

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Può esistere, e sopravvivere a lungo, un calcio senza tifo? Un calcio in cui gli incontri vengono disputati a porte chiuse? Un calcio che non è più motivo di aggregazione? Un calcio in cui i giocatori in campo, affaticati e imperlati di sudore, non possono sentire il calore dei sostenitori festanti o innervositi sulle tribune? Sì, può esistere. È Martín Caparrós, giornalista e scrittore argentino, direttamente da «L’Internazionale», a illustrarci la triste situazione di quello che è diventato il suo calcio nazionale: l’Argentina è una squadra “famosa”, esportatrice di molti validi giocatori all’estero, ma sono quasi due anni che non è in grado di organizzare delle vere e proprie partite di calcio, perché negli stadi non è ammessa l’entrata dei tifosi. Ultimamente, sottolinea Caparrós, il suo Paese non ha di che vantarsi. Al di là di qualche esempio letterario, cinematografico, delle sue montagne, delle pampas e del Papa, l’Argentina non riesce più a far funzionare quello che è dai molti considerato uno degli sport più appassionanti del mondo.

Tutto è cominciato quando nel Paese si è deciso di prendere una misura drastica contro la violenza negli stadi, per evitare gli scontri tra le tifoserie avversarie, e per impedire che capitassero episodi drammatici come in passato: nel 2014, in Argentina, sono morte quattordici persone, e otto sono cadute colpite dai loro compagni in scontri con armi da fuoco e coltelli. Come risolvere questa situazione? Chiudendo gli stadi al pubblico. E il carattere provvisorio di questa misura è poi diventato permanente. Ma la cosa bizzarra, denuncia il giornalista, è che ormai i tifosi cominciano ad abituarsi a questa nuova normativa, e anche in questo caso il popolo argentino manifesta quell’espressione superiore del suo spirito che è la rassegnazione. È vero, era necessario fermare quel fenomeno di violenza: ma è giusto, si chiede Caparrós, attaccare l’inflazione eliminando la circolazione della moneta, liquidare i problemi dell’istruzione chiudendo le scuole, affrontare la criminalità per le strade sprangandosi in casa, evitare la violenza negli stadi impedendo ai tifosi di esultare… a suon di bandiere svolazzanti, di scherno, di cori? Adesso, a Buenos Aires, quei cori vengono cantati verso il vuoto.

Eleonora Tesconi