Arbitri di personalità e la leadership dei campioni per arginare l’ignoranza

L'ignoranza, il razzismo e l'odio negli stadi si può combattere con il tifo sano e con uomini di personalità

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Stadio Olimpico, Roma-Napoli 2-0, al minuto ’68, nella passionale curva giallorossa qualcuno decide di non cantare a favore dei propri beniamini e dei propri colori…

“O Vesuvio lavali col fuoco…”

Si ode insistente e sonoro il coro che con il calcio non ha nulla a che vedere.

Come da regolamento l’arbitro Rocchi chiede allo speaker dello stadio di ammonire i tifosi e invitarli alla sportività.

Messaggio recepito?

Purtroppo no, anzi viene intonato: “E sembra che lui dorma come l’Etna e Stromboli, e invece il mio sogno esaudirò, Vesuvio erutta tutta Napoli distrutta” cantato sulle note di Free from desire.

Il direttore di gara, quindi, decide di sospendere la gara.

Il fischietto di Firenze ferma il gioco, raccoglie il pallone e raduna le squadre a centrocampo.

Per circa un minuto non si è giocato tra i fischi stizziti di coloro che ancora faticano a comprendere che lo sport deve dissociarsi dall’odio, dal razzismo e dalla discriminazione di ogni tipo e quindi risultano fuori luogo.

Risulta difficile educare gli ignoranti che nella decisione dell’arbitro vedono un ulteriore motivo per manifestare tutta la loro piccolezza.

Contro di loro (piccoli piccoli), ci vuole un gigante.

Edin Dzeko inizia a sbracciarsi invitando tutti i settori dell’impianto romano a tifare in modo da schiacciare e sopraffare l’inciviltà.

Perchè il calcio ha bisogno di veri tifosi e di uomini di personalità come Rocchi e Dzeko e deve fare a meno dell’odio.