Antonio Mirante, in punta di piedi per conquistare l’Europa

Antonio Mirante e la titolarità ritrovata con Ranieri. Adesso, insieme per trovare l'ultimo spiraglio la Champions

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Antonio Mirante dall’arrivederci al calcio alla titolarità ritrovata con Ranieri per trovare insieme l’ultimo spiraglio per la corsa Champions

Castellammare di Stabia, 1983. E’ qui che il giovane Antonio Mirante nasce e muove i primi passi nel calcio. Nella scuola del Club Napoli Castellammare, – lo stesso, 16 anni dopo, di Gianluigi Donnarumma -. Da allora di strada ne ha fatta tanta: Juventus, Sorrento, Crotone, Parma Bologna; fino ad approdare nel 2018 alla Roma.

Partito come riserva nella nuova Roma di Di Francesco, Antonio Mirante non si è mai arreso. Ha accettato il ruolo di seconda linea senza pretese, mantenendo il suo stile e la sua linea restando nell’ombra. Tratti meridionali, eloquio con cadenza tipica, un’educazione rigida. Insomma, una persona come non se ne trovano quasi più. Molti fatti e pochi sorrisi, e forse tanta voglia di dimostrare di saper essere all’altezza.

 

La fiducia riconquistata con Ranieri il romano

La Roma, dopo un’estate ricca di cessioni sanguinose, arriva a doversi contendere l’ultimo posto per la corsa Champions. Falliti tutti gli obbiettivi, l’esonero di Di Francesco spiana la strada al portiere giallorosso, complice la battuta d’arresto dello svedese che comincia ad inanellare una serie di prestazioni negative.

L’arrivo di Ranieri coincide con il suo debutto in prima squadra e la fiducia riposta nei suoi confronti dal tecnico romano non viene disattesa. Tante le prestazioni che lo hanno visto protagonista in queste ultime partite. Autorità, coraggio e tanta esperienza hanno fatto il resto, restituendo a tutta la difesa quella sicurezza che sembrava essere scemata nei confronti dell’estremo difensore venuto dal profondo nord.

Mirante alla Roma
Foto: Il Tempo

Genoa – Roma: una parata che riapre le speranze e suggella una titolarità

La certezza poi, è arrivata al 50esimo di quel Genoa-Roma, con una prestazione al di sopra delle aspettative. Ottimi interventi e quel rigore parato sullo scadere del recupero nel secondo tempo che tiene ancora vive le speranze per il quarto posto. Certo, con il senno di poi, non era questo il sogno dei tifosi giallorossi ad inizio stagione, ma oggi più che mai ci si aggrappa alla speranza di poter ascoltare ancora le note dell’Europa che conta; la possibilità, seppur flebile, di accarezzare ancora una volta l’illusione di poter compiere un’impresa.

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@OfficialASRoma

Ricominciamo…

Solo un anno fa, dopo anni di oblio trascorsi nel dimenticatoio del calcio che conta, si era riusciti a riscrivere la storia. Era “l’era” di Alisson – che oggi gioisce di ben altri traguardi – ma è stata anche la certezza che con l’impegno e la dedizione, sarebbe stato possibile arrivare ovunque.

A 36 anni è questo che ci insegna lo stabiese. Cuore e anima, una costante per i giocatori della Roma che, una volta approdati nella Capitale, lasciano poi con estrema nostalgia. Un cuore più grande il suo, che ha rischiato di fargli chiudere la carriera quando, nel 2016 approdato al Bologna dopo il fallimento del Parma Calcio l’anno prima, ha cominciato a creargli diversi problemi lasciandolo fuori dalla scena calcistica fino al 2017. Superato il momento di difficoltà, Antonio colleziona 87 presenze con la maglia rossoblù. Nell’estate 2018 venne inserito nella trattativa che vide il passaggio di Skorupski agli emiliani e la conseguente cessione dello stabiese alla Roma.

Antonio Mirante, in punta di piedi per conquistare l'Europa.
Ranieri e Mirante
La Presse

Con l’approdo di Ranieri in giallorosso, tanti dei giocatori ignorati o sottovalutati dal tecnico abruzzese sembrano aver ritrovato nuova linfa. Le iniezioni di autostima che pare aver somministrato cominciano a dare frutti e Antonio Mirante sembra essere stata una delle scelte più azzeccate dal tecnico romano.

Il capitolo Olsen almeno per il momento sembra archiviato: ”introverso, schivo, poco attivo e lontano dal gruppo” lo definì Ranieri nel commentare la sua scelta nell’avvicendamento con il portiere italiano. Nessun patriottismo o antipatia ma forse la constatazione che per l’ex Bologna era arrivato il momento di mostrare le sue doti anche al gran pubblico dell’Olimpico.

Laura Tarani