Antonello Cuccureddu dalle polveri alle stelle, inizia da un’umile Alghero fino ad arrivare tra le magiche fila della Juventus negli anni ’70.

Antonello Cuccureddu nasce in Sardegna da una famiglia umile e inizia a tirare calci al pallone insieme a suo padre e a suo fratello Carmelo, come tutti i ragazzini della loro età. Che Antonello non fosse uno dei tanti però lo si capisce da subito. Vince la Seconda Divisione sarda che non ha ancora diciott’anni e poco dopo arriva a giocare in Serie C con la Torres a Sassari.

Un giocatore estremamente duttile ed eclettico, capace di adattarsi perfettamente in quasi tutte le posizioni dalla difesa al centrocampo. Una bella scommessa per mister Silvestri, l’allenatore di un Brescia appena retrocesso che punta tutto sul giovane Cuccureddu. Antonello non delude, contribuisce alla promozione della squadra lombarda e soprattutto attira le attenzioni della Juventus.
Cuccureddu scoprì della cessione proprio dal suo allenatore Silvestri, che per tre giornate l’aveva lasciato in tribuna: il trasferimento a Torino era realtà.

Antonello Cuccureddu
Foto: Wikipedia (https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/4/4b/Coppa_dei_Campioni_1972-73_-_Juventus_vs_Derby_County_-_Antonello_Cuccureddu.jpg)

Accettare la proposta bianconera è facile per Cuccureddu, che ha sempre portato nel cuore la Vecchia Signora. Arriva nell’ex capitale d’Italia che ha soli 19 anni e si presenta al cospetto del presidente Boniperti quasi in imbarazzo. A Torino arrivano le grandi sfide europee e una moltitudine di ruoli oltre che di numeri di maglia vestiti. All’inizio degli anni ’70 infatti non era ancora stata introdotta la numerazione fissa; in una sola stagione Antonello arrivò ad indossare ben 7 numeri di maglia differenti. La vicenda, per quanto singolare, mette bene in luce il dinamismo di Cuccureddu. Non solo le sue doti tecniche ma anche la sua generosità e il suo spirito di adattamento hanno fatto in modo che Antonello fosse sempre ben voluto da compagni ed allenatori.

Antonello Cuccureddu
Foto: Il Pallone Racconta (https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgSQ2Bz7CjbqRL5W6aMEy9w5H2Ctb7BSstHhCjLOx8kp62Cu8NNkp0Aa4ywtI8i_c_bHTM9jed2452d9_aeRTS_z4MqXkJso4nFn9p8D8Q7X0CfZdc04NvrXngL4ZnHygoSOYySMFrcy0k/w1200-h630-p-k-no-nu/cuccureddu+%25284%2529.jpg)

Difensore, centrocampista ma anche bomber: alla Juventus Antonello si riscopre cannoniere. Con le sue ottime prestazioni individuali oltre che con le sue reti, realizzate con un destro poderoso, Cuccureddu regala ai bianconeri 6 scudetti. Con la Juve segna ben 26 gol, molti dei quali su rigore o punizione; molte sono reti pesanti, come quella nel derby della Mole. Sfiora il miracolo dello scudetto anche con la Fiorentina, prima di chiudere la carriera a Novara. Dolce-amara la parentesi in Nazionale invece: Cuccureddu finì fuori dalle gerarchie di Bearzot dopo il Mondiale in Argentina del 1978. Antonello è proprio anche il primo giocatore sardo a raggiungere le fasi finali di un torneo calcistico così prestigioso, spianando poi la strada a Zola e Sirigu.

Nella sua carriera da allenatore ha dato ampia importanza alla fase difensiva, che l’aveva coinvolto in prima persona da giocatore. Da stopper a terzino, da mezzala a mediano, Antonello Cuccureddu è stato un calciatore camaleontico, un vero jolly tra difesa e centrocampo.

 

 

 

Federica Vitali