L’annus horribilis di Thiago Motta: dalla rivoluzione alla contestazione

Il tecnico bianconero sempre più nell'occhio del ciclone e oggetto di pesanti attacchi da stampa e tifoseria. La parabola discendente di una promessa della panchina

0
325
Fonte immagine canali social Juventus

Thiago Motta sempre più nell’occhio del ciclone e oggetto di pesanti attacchi da stampa e tifoseria.

La parabola discendente di una promessa della panchina

Un celebre modo di dire nostrano, recita cosi: “Chi troppo sal, cade sovente, precipitevolissimevolmente”.

Oggi sembra quasi cucito addosso al tecnico della Vecchia Signora, quel Thiago Motta visto ad inizio stagione, come la locomotiva della nuovissima Juventus post epopea allegriana.
Giovane, mentalità da tecnico attuale (come Rosinella che nel film “Io speriamo che me la cavo”, si definiva una bambina attuale per la sua agiata situazione familiare). Passato da calciatore di talento che ha militato e collezionato successi in squadre italiane ed europee, oltre che in ben due nazionali.

Chi meglio di lui avrebbe potuto incarnare il sogno di una Juventus 3.0, pronta a ritrovare verve e successi dopo qualche annata non certo brillante?

E invece l’annata della ricostruzione e del restyling si è trasformata in una simil tragedia di sofoclea memoria.

Cos’è successo e cosa sta succedendo a Motta e alla sua Juve? Quanto c’entra in questa débâcle il DS Giuntoli, uno degli artefici del brillante Napoli degli ultimi anni, compreso quello dello storico terzo scudetto, che, passato proprio dal Napoli alla Juventus, non sia riuscito a fare le grandi cose viste invece in casa azzurra?

Per quest’anno sembra che la premiata ditta Giuntoli – Motta non stia godendo di buona salute e per questi acciacchi parlano non solo i risultati non proprio da carnevale di Rio de Janeiro (tanto per restare in tema con la nazionalità del Thiago) ma anche l’inevitabile malcontento che aleggia, serpeggia e gigioneggia dalle parti della tifoseria e della stampa di casa.

Ma non è che Motta è salito un po’ troppo velocemente in alto?

E vabbè, ma ha allenato il PSG (con certi campioni l’avrebbe allenato anche il Mago Pancione).

E vabbè, ma ha fatto la gavetta col Genoa e lo Spezia… Ma la gavetta è obbligatoria, monsieur!

Ah, e poi ha guidato magistralmente il Bologna durante la scorsa stagione, riportandolo addirittura in Champions dopo 60 anni.
Sì, ok, tutto benissimo.

E si capisce pure che se ti chiama la Juventus, nemmeno il tempo di mettere giù la chiamata, che è pronto il trolley ai piedi del treno alta velocità in direzione Torino.

Tutto pazzesco e puffosissimo.

Purtroppo il primo anno della sventolata rivoluzione, potrebbe già essere l’ultimo.
Fuori dalle coppe e dalla lotta scudetto, con un gioco e un modulo che non convincono, con le maestranze di stampa amica e tifo in pieno assetto di guerra, seduta stante è stato trovato il colpevole o i colpevoli della Waterloo bianconera.

Motta sulla panca e Giuntoli dietro le quinte, sembrano essere stati additati come i responsabili maximi della legnata lunga un anno della Juventus.
Esonero del Mister? Naaaaaa, dicono che la Juve non esoneri…

Un addio prospettato dal diretto interessato???

Una mossa non buona a dieci partite dalla fine del campionato, momento vero in cui si inizierà, forse, a riscrivere per l’ennesima volta, un’altra storia.
Una storia nuova, necessaria, inevitabile, visti i chiari di luna attuali (no, stavolta niente citazione di Rosinella).

È che ahimè, la Juventus sembra quel bambino che entra in un mega negozio di giocattoli.
Se lo gira tutto estasiato ed elettrizzato con la corrente industriale e all’improvviso, punta un giocattolo. Poi fa un altro giro e uno ancora ma la testolina lo riporta sempre là, a quel giocattolo. Altra passeggiatina per i reparti ma niente, il pensiero fisso ed è lì che comincia ad insistere ed insistere per farselo comprare.
I grandi, per sfinimento, glielo comprano.
Salvo poi scoprire che tutta sta meraviglia non era…

A tempi migliori, cara Vecchia Signora.
A tempi migliori e forse meno precipitevolissimi, varo Thiago.

 

Simona Cannaò