Siamo oramai abituati a vedere le mogli o compagne di vita, attualmente denominate con il recente acronimo Wags ( Wives and girlfriends) dei calciatori.
Esse sono così calate nel ruolo che per molte di loro è diventato un lavoro. Alcune sono famose stelline dello spettacolo, modelle, attrici, altre invece anonime ma con un comune denominatore la bellezza che ostentano, insieme alla ricchezza, quasi quotidianamente sui social.
In passato le “Wags” dei giocatori di calcio erano le ragazze della scuola, le amiche di infanzia che seguivano i loro ragazzi qualunque cosa accadesse: una vita indubbiamente ripagata da condizioni di agiatezza ma con prezzi da pagare molto alti.
La vita privata degli sportivi professionisti non interessava, nessuna festa esclusiva, copertine dei giornali, jet e yacht privati. Si arrivava in una nuova città e ci si doveva organizzare una vita, occuparsi dei bambini nel riserbo più totale, senza lamentazioni e senza uno spazio temporale certo.
Pochi i fortunati a fermarsi anni nella stesso luogo, impossibile poter avere un lavoro,considerata la precaria permanenza.
Donne che hanno vissuto in solitudine a causa degli impegni dei mariti le cui vite erano gestite totalmente dalle società, che ai tempi potevano “fare e disfare”: l’unica consolazione … erano i soldi, quelli sì.
E’ stata questa, all’incirca, la vita di Anna Anastasi, arrivata a Torino con Pietro. Una coppia unita da un grande amore durato nel tempo: è Anna oggi che racconta gli ultimi istanti di vita di suo marito in quella che è stata l’amorevole e compassionevole richiesta di aiuto per chiudere con la vita terrena.
Come si sarà sentita a pensare che il suo uomo di lì a poco non sarebbe stato più con lei, che non avrebbero più passeggiato, preso il caffè, condiviso quella vita fatta di piccole cose autentiche che appartengono agli essere umani? Chissà come Anna e Pietro avevano progettato la loro vecchiaia…
Eppure lei è rimasta fino alla fine, fino all’ultimo respiro vicina al marito perché un amore è tale se vissuto fino in fondo nel bene e nel male.
E lo stesso amore che Arianna Rapaccioni, moglie di Sinisa Mihajlovic, avvolge ogni giorno il suo compagno di vita in questa battaglia contro la leucemia: assistendolo senza mai lasciarlo solo nemmeno un secondo, dandogli sostegno durante i trattamenti chemioterapici e sopportando l’isolamento come il protocollo della malattia impone.
Arianna e Anna, due mondi così lontani, ma altrettanto vicini.
Nel nostro immaginario queste donne vivono una vita da star. Ma può accadere che i riflettori si spengano improvvisamente e che si rientri di colpo in una dimensione umana di disperazione, in cui il denaro, i bei vestiti e gli yacht e i jet non contano più nulla.
Anche in questo ambiente esistono i rapporti veri, non tutte le coppie si formano per esigenze di immagine. Un marito che lavora negli ambienti sportivi di alti livelli non ha orari, vacanze o tanto tempo a disposizione: non è facile per nessuno e spesso ci si sente molto sole, la forza viene ricercata nel rapporto, per portare avanti la famiglia.
Anna andrà avanti conscia di aver fatto la cosa giusta nel ricordo di un amore che nessuno potrà portarle via. E Arianna anche, perché – lo sa anche lei – la lotta continua.
Cinzia Fresia