Angelo Peruzzi, uno dei migliori portieri del calcio italiano, cresce calcisticamente nella Roma dove esordisce a 17 anni. Come la maggior parte degli estremi difensori, la sua è una carriera molto precoce
Per fargli fare le ossa, il club giallorosso lo manda al Verona dove Peruzzi mostra da subito una notevole freddezza tra i pali. Con la maglia degli Scaligeri, il giovane Peruzzi viene ricordato per aver parato brillantemente un rigore a Roberto Mancini in una sfida contro la Samp
Sembra abbastanza per convincere la Roma a riportarlo nella capitale ma purtroppo il giovane Peruzzi rischia di compromettere la sua carriera sul nascere. Trovato positivo ad un test antidoping, Angelo salta un’intera stagione per squalifica. Per fortuna Peruzzi impara dai propri errori e da quel momento in poi il suo rendimento dentro e fuori dal campo è impeccabile.
Leader silenzioso sia in campo che nello spogliatoio, elogiato da chiunque abbia condiviso la maglia con lui per la sua grande umanità. Tra i pali Peruzzi prediligeva le uscite basse, anche a causa del suo punto debole cioè una statura di 180 cm, un po’ insolita per un portiere. Per lui mai interventi sopra le righe, solo tanta affidabilità. In questo stile di gioco molto pulito è possibile vedere qualche tratto del suo idolo di sempre: Dino Zoff.
Peruzzi approda alla Juventus come secondo di Tacconi, di cui poi prenderà il posto. Dopo essersi affermato con la casacca bianconera arrivano gli anni più brillanti della sua carriera.
Un portiere stoico, pacato ma deciso, che nel ritorno del derby d’Italia continua a giocare anche con il naso fratturato. Ha sempre avuto una certa passione per i calci di rigore, con la Juventus divenne celebre uno parato a Franco Baresi contro il Milan.
Il definitivo salto di qualità di Peruzzi coincide con l’avvento di Marcello Lippi sulla panchina bianconera nella stagione 1994-1995, che coincide anche con l’inizio delle sue partite da titolare con la Nazionale Italiana.
Vince la Champions League nel 1996, riscattando ai calci di rigore gli errori commessi nei tempi regolamentari. Oltre a questo, colleziona numerosi altri successi con la Juventus.
Per quanto riguarda l’esperienza in azzurro, Peruzzi gioca come primo portiere l’Europeo del 1996. Dopo un po’ l’Italia accoglie l’astro nascente di Gigi Buffon quindi Peruzzi partecipa ai Mondiali del 2004 e del 2006 come riserva, pur occupando un ruolo di rilievo tra i senatori dello spogliatoio.
Al contrario di come succede a molti giocatori alla fine della loro carriera, gli ultimi anni di Peruzzi tra Inter e Lazio sono di altissimo livello. La stampa italiana premia Peruzzi con una media voti strabiliante e il portiere mostra ancora una volta il suo senso del dovere non abbandonando il club biancoceleste all’alba di una grave crisi finanziaria.
Finisce a testa alta e con prestazioni invidiabili la carriera di Angelo Peruzzi, anche detto “Tyson” o affettuosamente “Cinghialone” per la sua notevole forza muscolare.
La carriera di allenatore non l’ha mai attirato, nonostante diverse esperienze come vice al fianco di Ciro Ferrara e Marcello Lippi. Ad oggi si tiene lontano dal mondo del calcio nella sua Blera, dove può trascorrere il tempo con la famiglia, uno dei motivi che lo spinsero a tornare a Roma.