Il 31 maggio del 1996 a Barcellona si disputa la finale del Campionato Europeo Under 21: a contendersi la vittoria la Nazionale italiana e quella spagnola.
Nella squadra degli Azzurri insieme a Cannavaro e Totti c’è Buffon, appena diciasettenne, il futuro portiere migliore al mondo.
Ma in quella competizione Buffon non è titolare, solo una riserva, perché a difendere i pali c’è Angelo Pagotto. E il giovanissimo portiere arrivato dalla Sampdoria lo fa in modo eccellente, parando tra l’altro due rigori a De la Pena e Raul Gonzales Blanco, titolo europeo portato a casa.
Pagotto è l’eroe della serata, un eroe inconsapevole che quella vittoria sarà anche il punto più alto e l’arrivo più significativo della sua carriera.
Nato a Verbania nel 1973, un esordio calcistico nelle Giovanili della squadra della sua città natale prima e nel Napoli poi. Dopo la Sampdoria – e l’esperienza con l’Under 21 – veste la maglia del Milan ma la situazione non è idilliaca, sia per l’annata negativa che vivrà il club sia perché dopo qualche debacle viene relegato in panchina e sostituito da Sebastiano Rossi. L’anno successivo, 1997, Pagotto viene mandato in prestito all’Empoli dove gioca solo 4 partite.
Scaricato dai rossoneri sceglie di accasarsi al Perugia che milita in Serie B; gioca da titolare, è in squadra con Materazzi. A fine anno il Perugia riesce a conquistare la storica promozione in A ai rigori contro il Torino e proprio quando le cose sembrano indirizzate al meglio, ancora una volta Pagotto viene sostituito, relegato ad essere il secondo di Mazzantini. Continuerà ad esserlo anche quando, dopo la parentesi a Reggio Emilia, ritorna nel Perugia e scenderà in campo da titolare solo due volte.
Il 20 novembre 1999, vigilia del suo compleanno, dopo la partita Fiorentina – Perugia, nonostante Pagotto non fosse stato schierato come titolare viene sottoposto ad un controllo antidoping insieme a Hidetoshi Nakata. Il giapponese, che una settimana dopo sarà ceduto alla Roma per 50 miliardi delle vecchie lire, risulterà negativo al test; Pagotto invece positivo alla cocaina e di conseguenza squalificato per due anni. Il Perugia gli rescinde il contratto immediatamente dopo la scoperta della presunta positività.
Una vicenda sulla quale Angelo ha sempre proclamato la propria innocenza, come racconta a Gianluca di Marzio:
“Pensai subito a un errore, non avevo mai avuto lontanamente a che fare con certe sostanze. La magistratura aprì un’indagine. Fu appurato che il controllo era stato fatto senza le dovute norme di sicurezza. Un inquirente mi disse testualmente che aveva capito che era stato commesso un reato ma non c’era la pistola fumante”.
Nei due anni di squalifica va a Miami ma continua ad allenarsi da solo per ritornare in campo nel 2001 con la Triestina in Serie C, titolare anche quando la squadra arriva in B, poi il crollo e per Pagotto nuove accuse, quelle di vendere le partite. A puntare il dito contro il portiere è Berti, il presidente della Triestina:
“Lo denunciai: avevo già un’etichetta che non meritavo, un’altra non potevo sopportarla. Rescissi il contratto, rinunciando ai soldi ma non alla dignità”.
Pagotto tenta di lasciarsi alle spalle l’ennesima delusione, gli sfottò di chi gli urla “Drogato” e il difficile divorzio dalla moglie per ripartire dal Crotone (dopo aver fatto tappa all’Arezzo, al Torino dove praticamente non gioca mai, e al Grosseto).
Con il Crotone gioca cinque partite vincendo contro il Napoli; poi un nuovo controllo antidoping: è il 28 aprile del 2007, il Crotone è in campo contro la Spezia e dopo la partita Pagotto viene trovato positivo all’antidoping.
Questa volta il portiere ammette la propria colpa, viene considerato recidivo, dunque i pm chiedono la sua radiazione; al termine del procedimento la Corte di Giustizia stabilirà una squalifica di otto anni. Fine dei giochi insomma.
Oggi Pagotto lavora come magazziniere in un’azienda del settore tessile, a Prato. Prima di questo lavoro è stato pizzaiolo in Germania.
Il calcio lo pratica da amatore, in un torneo che si chiama Intersociale. Ma in serbo per lui forse un nuovo inizio: la Lucchese lo ha contattato per proporgli un ruolo come preparatore dei portieri; la società sta fallendo per cui è un ingaggio senza remunerazione economica.
Ma lui non ci bada, l’importante è poter tornare ad assaporare il campo.
Silvia Sanmory