Undici gol stagionali in campionato in 26 match e uno in Coppa Italia (in un’unica partita): Andrea Petagna sta facendo la differenza nella propria squadra di club ma forse non abbastanza da giustificare una convocazione in Nazionale da parte di Mancini.
La pazienza però è una virtù di cui solo i forti godono e come lui stesso ha dichiarato alla Gazzetta dello Sport:
“Ho sperato molto che Mancini mi chiamasse, lo ammetto, anche perché nelle ultime settimane ho segnato tanto. Ma sono convinto che se continuerò così un posto lo troverò. Ma non sono arrabbiato, ho ancora più stimoli per migliorare e raggiungerla“.
Un ragionamento maturo per un giovane ventitreenne che ha già affrontato nel corso della propria carriera momenti difficili: in primis fra tutti, il periodo precedente l’inizio della sa avventura all’Ascoli quando, come da lui confermato, ha pensato addirittura di appendere gli scarpini al chiodo a soli dicannove anni perchè “nessuno lo voleva”.
La costanza anche in quell’occasione gli ha restituito l’attesa e la chance che lo ha riportato nel calcio dei grandi è stata quella nella Bergamo nerazzurra: 75 partite, 11 reti e ben 18 passaggi vincenti.
Per i critici, troppi pochi gol per una punta centrale: per chi sa guardare oltre i numeri, un gioco per la squadra che ne è valso altri 18. Dati alla mano, però, salta all’occhio come in quasi un terzo di match disputati in stagione sia riuscito a pareggiare lo score conl’Atalanta. La soluzione a questo “enigma” è facile e scontata, a darla è lui stesso:
“Se sono maturato io? Gasperini lo ritengo il numero uno: mi ha migliorato ed è bravissimo”.
Negli ultimi dieci incontri sul rettangolo verde ha realizzato sette gol e proprio per questo sorge la domanda: come può l’Italia privarsi in questo momento di lui?
Certamente non è per età o a causa della divisa che indossa, considerando come mister Mancini abbia dato spazio anche a ragazzi più giovani che – pur essendo tesserati con club più rilevanti nella massima serie – sono appena esordienti.
Probabilmente la ragione è la più ovvia (e da un lato anche positiva per l’Italia): nell’ultimo periodo tra attaccanti ritrovati – o forse mai persi – come Quagliarella, capace di arrivare a 36 anni a toccare record personali e talenti impressionanti come Kean, l’attacco azzurro è ricco di fiutatori di porta. Petagna ha tutte le qualità per farsi spazio tra i migliori e quando lo farà, sentiremo parlare di un colosso di un metro e novanta che per fortuna del calcio italiano non ha demorso e ha continuato a giocare.
Chiara Vernini