Lo ha confessato lui stesso, Andrea Barzagli, quando fu contattato dalla Juventus, che lo voleva in rosa; attraversava un momento di crisi: non aveva più l’entusiasmo, la voglia di rimettersi in gioco. Furono i suoi compagni di Nazionale che seppero convincerlo: primo tra tutti, Alessandro Del Piero, uno che quando si trattava di parlare della Signora, sapeva bene che argomenti utilizzare.
E così, il 27 gennaio 2011, il difensore centrale toscano, che nel 2006 aveva conquistato addirittura il titolo di Campione del Mondo con la maglia azzurra, arriva tra i bianconeri, alla cifra, oserei dire irrisoria dati i tempi che corrono, di trecentomila euro.
Nessuno avrebbe potuto immaginare che Barzagli, già trentenne, sarebbe diventato, di lì a un anno, uno dei protagonisti indiscussi di una difesa che rappresenta il simbolo della nuova era bianconera.
Sicuro, preciso, forte, Andrea è per eccellenza “The wall”, il muro impenetrabile della retroguardia degli Esacampioni d’Italia.
A 36 anni compiuti, Andrea Barzagli ha appena conquistato il “Premio Carriera Esemplare 2017”, superando in classifica Fabio Quagliarella e Daniele De Rossi.
Un premio che viene assegnato da ventisei anni ed è strettamente legato al “Memorial Scirea”, un torneo organizzato ventott’anni or sono dalla Serenissima, prima società in cui mosse i suoi passi l’indimenticato Gaetano. Una competizione per giovanissimi under 14 che si sfideranno a Cinisello Balsamo, proprio a ridosso dell’inizio della nuova stagione, una piazza importante, che ha visto passare piccolissimi Donnarumma, Pirlo e Bastian Schweinsteiger…
Il premio alla carriera esemplare vuole essere un riconoscimento alle qualità dell’uomo, non soltanto del calciatore. Non è un caso che esso sia collegato alla memoria di Gaetano Scirea e non riusciamo a pensare a un altro uomo che, con maggior merito, avrebbe potuto oggi riceverlo.
E’ facile accostare la figura di Barzagli a quella del numero 6 più amato della storia bianconera, perché Andrea, con la sua discrezione, la correttezza, quel naturale rifuggire qualsiasi forma di chiacchiera o pettegolezzo, è colui che più evoca la figura del “leader silenzioso”. Solo un immaginario collettivo? Non proprio.
In occasione del trentaseiesimo compleanno della “Roccia”, Mariella Scirea ha rivolto a Barzagli parole importanti: “Un giorno, durante un’intervista, ho detto ad Andrea che mi ricordava molto Gaetano, sia in campo, sia fuori. Lui mi ha ringraziata dicendo che esageravo, che non era all’altezza. Ma io credo l’abbia dimostrato e ancora lo dimostri, con la sua onestà intellettuale, la sua umiltà e soprattutto quel rispetto dell’avversario che ha sempre contraddistinto mio marito.”
Sono parole che contano, dette da chi meglio di tutti conosceva Gaetano Scirea, e che contano ancor di più in un calcio in cui essere leali, rispettare l’antagonista, sapersi sacrificare per i propri compagni trova espressioni sempre più rare. E noi abbiamo bisogno di questo calcio d’altri tempi, di esempi generosi e puliti, per i quali non servono poi così tante chiacchiere, per farsi conoscere. Un calcio nostalgico, quello degli uomini come Gaetano, che era pronto ad invitare a pranzo tifosi sconosciuti, venuti da lontano solo per vederlo giocare.
Una carriera è ancora più esemplare, se rinasce quando sembrava ormai destinata a tramontare. Una carriera costruita con un enorme lavoro, con le lacrime per i fallimenti, con pochi discorsi. D’altra parte, Andrea Barzagli è il Muro: a un muro non si chiedono certo parole, ma che resti lì, incrollabile, a difenderci.
Daniela Russo