Non c’è tregua per Andrea Agnelli costantemente accusato di complottismo con la Lega in questo di clima di emergenza per il coronavirus.
Il Presidente ha ricevuto attacchi da più direzioni per il discorso effettuato durante il FT Business of Football Summit a Londra, confermando la volontà di creare una “super lega” europea costituita esclusivamente da club milionari e con una storia. Affermazioni shock immediatamente strumentalizzate: Agnelli sarebbe reo di non gradire i club minori e di ritenerli “senza storia”.
Nel suo discorso, Andrea Agnelli cita l’Atalanta come esempio quasi come non avesse diritto di competizione in UCL, sebbene riconosca il valore dell’impegno della Dea circa i bei risultati in Champions altresì in Campionato.
La motivazione e il senso del discorso non sono però un attacco diretto a un club specifico, ma la considerazione delle condizioni economiche delle società più “povere” le quali non possiedono – sempre secondo lui – le possibilità economiche per razionalizzare un investimento a lungo termine, e non possiamo non ammettere che possa avere ragione.
Considerare il calcio come uno sport d’élite è tuttavia azzardato.
Peraltro, il regolamento della Champions non cita esami di ammissione: per giocarla serve ottenere dei risultati in campionato, che ci si chiami Juve o Atalanta. Agnelli enuncia un concetto idealmente corretto ma espresso male.
L’ambigua posizione del Patron del più importante club d’Italia ha destato però molte perplessità e abbondanti critiche e non è la prima volta che ciò accade.
Il giovane Agnelli, eletto Presidente della Juventus nel 2010 ha dimostrato nel bene e nel male di avere carattere. Che si tratti della Società o della vita privata, Agnelli è in grado di prendere decisioni anche con tutti contro, basta la convinzione di avere ragione.
Agnelli inizia il suo percorso da trentacinquenne intrepido e giovanissimo Presidente cambiando la forma comunicativa: la sua modalità ricorda l’ex Presidente Barack Obama; è un cambiamento epocale, nessun Presidente della Juventus si è mai presentato senza giacca, in camicia bianca con la cravatta arrotolata a parlare in pubblico. Cadono i diktat, le formalità, il distacco, Andrea Agnelli sembra voler essere il Presidente del popolo, firma autografi, stringe le mani e posa per dei selfie, nomina i suoi collaboratori con il nome proprio Pavel, Fabio e Maurizio, un approccio strettamente americano lontanissimo dal modus operandi Fiat.
Non riusciamo ad immaginarci l’avvocato Gianni Agnelli, che parla in pubblico in camicia o il dott. Umberto chiamare Giampiero, Franzo o Vittorio e così via.
Eppure i vecchi Agnelli erano forse più tolleranti e vicini ai tifosi di più quanto dimostri il giovane erede.
Andrea Agnelli sebbene si proponga come una persona democratica in pratica forse non lo è e chi non è d’accordo con lui viene immediatamente ridimensionato.
Un’idea di super Lega o calcio d’élite non si sposa con un atteggiamento di apertura che al contrario dovrebbe essere di supporto ai club minori nel caso possa adire ad un torneo prestigioso come la Champions League.
In difesa di Andrea sarebbe sceso in campo il cugino – molto tifoso – Lapo Elkann.
E’ difficile non pensare che nel discorso un fondo di verità ci sia e che rende l’idea del suo pensiero.
Un errore di comunicazione che può causare non pochi problemi nel già confuso e conflittuale ambiente di Lega.
Aiutare e sostenere un club “secondario” sarebbe molto bello soprattutto per quei tifosi abituati a non vincere nulla, l’Atalanta ne è un esempio che sta dando risultati incredibili (i quarti di Champions).
Vedremo se il Presidente Agnelli farà qualche passo indietro e valuti invece la possibilità di rendere possibile la Champions anche ai piccoli club.
D’altronde è vero che il calcio oggi deve far quadrare i conti se si vuole eccellere e competere con le grandi d’Europa, ma tagliare fuori la parte di club “povera” non è accettabile.
L’imprenditoria nel settore del calcio è piuttosto insensibile e ciò che conta veramente sono solo i bilanci: alcune operazioni per la Società sono stati investimenti molto costosi e che non hanno ancora reso ciò che serve. Eppure facendo troppi calcoli si perde l’attenzione e la passione dei tifosi.
Ci auguriamo che Andrea riesca a non essere più frainteso in futuro, magari essendo più ponderato nell’esposizione dei fatti, e che riesca a condurre la sua battaglia per la lega d’élite, senza che questo penalizzi il resto dei club. Magari riuscirà nuovamente a scaldare le folle bianconere, sempre più fredde allo Stadium.
Cinzia Fresia